23 Gennaio 2025 - 22:08

Vitiello (IV) a PressGiochi: “L’impennata del gioco illegale è dovuta alla chiusura delle attività di gioco legale”

Quello del gioco è “Un mondo che è rimasto sommerso perché si ha paura di parlarne. Ma gli italiani giocano. E l’idea di legalizzare il gioco uccide la criminalità. Più il gioco legale riesce ad avere una vita trasparente, più si evita che la criminalità si affermi in quel settore.

09 Aprile 2021

Quello del gioco è “Un mondo che è rimasto sommerso perché si ha paura di parlarne. Ma gli italiani giocano. E l’idea di legalizzare il gioco uccide la criminalità. Più il gioco legale riesce ad avere una vita trasparente, più si evita che la criminalità si affermi in quel settore. In questo frangente si è avuta un’impennata del gioco illegale proprio per la chiusura del gioco legale. Quindi, per gestire una situazione di questo genere, bisogna ancora di più regolamentare il settore”.

Ad affermarlo in una intervista a PressGiochi è l’onorevole Catello Vitiello, oggi Italia Viva, dopo aver abbandonato i banchi dei 5Stelle.

Con il Covid si parla di gioco per il rischio di perdere posti di lavoro e di chiudere imprese. Mentre prima se ne parlava solo per i rischi…

“Gli altri politici l’hanno scoperto adesso questo mondo ma io me n’ero interessato già un paio di anni fa. E proprio perché si chiama “legale” è fatto di persone per bene che lavorano. E dà lavoro ad altri. Stiamo parlando di un settore che forse arriva al 5% della produzione nazionale. Un mondo che è rimasto sommerso perché si ha paura di parlarne. Ma gli italiani giocano. E l’idea di legalizzare il gioco uccide la criminalità. Più il gioco legale riesce ad avere una vita trasparente, più si evita che la criminalità si affermi in quel settore.

Naturalmente, ci vogliono controlli… perché anche il gioco legale può essere utilizzato dalla criminalità. Ma con un’attenta verifica delle autorità come Agenzia delle Dogane, Agenzia delle Entrate, Guardia di Finanza e così via, questi fenomeni si riesce a contenerli.

La cosa strana è che in questo frangente, si è avuta un’impennata del gioco illegale proprio per la chiusura del gioco legale.

Quindi, per gestire una situazione di questo genere, bisogna ancora di più regolamentare il settore”.

 

Dopo il primo lockdown ci fu molta discriminazione da parte dell’opinione pubblica che chiedeva di non riaprire il gioco.

“C’è un pregiudizio di fondo. Quando si è attuata questa regolamentazione un po’ di anni fa, che ci ha portato al sistema concessorio, si è registrata la querelle di un mondo politico ipocrita che non guarda in faccia il problema nella sua realtà. Gioco legale non significa essere a favore della ludopatia o della criminalità anzi il contrario, perché più il gioco è regolamentato più si abbassano i livelli di ludopatia perché il controllo consente di verificare chi gioca, quanto gioca e con quali motivazioni”.

 

Si è parlato abbastanza sui giornali del dilagare dell’illegale? I media sono molto attenti ai problemi del gioco legale e solitamente fanno più fatica a seguire i fenomeni illegali.

“Certo, è più difficile perché è un fenomeno sommerso. Ma è anche un discorso di comunicazione e di appeal della notizia. Oggi parlare dei problemi è molto più facile che parlare delle soluzioni. E allora in tutti i settori quando si denuncia un problema si pensa di vendere più giornali o aumentare gli ascolti. Ma questo è un problema che va risolto alla base, perché sono convinto che la gente è molto più contenta di conoscere notizie positive”.

 

Lei fa parte di Italia Viva ma è stato eletto con i 5 Stelle che avevano della lotta al gioco, anche e soprattutto legale, un cavallo di battaglia della loro campagna elettorale.?

“Nei provvedimenti realizzati si è visto come hanno dato seguito alla loro campagna elettorale. Quindi, hanno sostenuto la legalizzazione del gioco e la regolamentazione. È la logica della propaganda che non trova riscontro nei fatti.

Perché non hanno potuto ignorare che i problemi vanno governati e non ci sono alternative alla regolamentazione se si vuole gestire il gioco in modo corretto”.

 

Nella prima parte della legislatura hanno continuato a contrastare le imprese del gioco, per esempio, con il divieto di pubblicità che di fatto favorisce gli operatori esteri che non hanno concessione italiana.

“Sì, infatti quel provvedimento non risolve il problema anzi lo aggrava”.

Il conflitto di competenze sta bloccando da cinque anni la gara per rinnovare le concessioni delle scommesse. E adesso si parla delle slot. Come si risolve la questione? C’è anche il rischio di sanzioni dall’Ue?

“Certo, le concessioni rischiano di diventare antieconomiche.

Il leader del mio partito, Matteo Renzi, nel 2016 proponeva di modificare il titolo V. E ci sono problemi anche in settori più critici, come la Sanità. C’è voluta la Corte Costituzionale per stabilire che il piano vaccinale è di rilevanza nazionale e non c’è un’autonomia decisionale in ambito locale su questo”.

Come risolvere? Con un altro referendum?

“Anche sulle materie a cavallo di competenze statali e regionali, come il gioco ma non solo, danno luogo a paradossi”.

Ma questi paradossi che sono esplosi nella Sanità hanno fatto rivedere le posizioni sul titolo V? C’è un clima in Parlamento che può far pensare a una revisione di questo passaggio della Costituzione?

“Oggi sono arrivati tutti a capire che bisogna rivedere il titolo V. Non c’è nessuno che dice che le Regioni fanno bene a fare come stanno facendo adesso.

Tornando al gioco legale, l’ultima cosa che abbiamo cercato di ottenere, riguardo il problema dei rapporti con il mondo bancario, ieri il nostro deputato Massimo Ungaro (Commissione Finanze) ha chiesto a Sabatini perché ci sono tante difficoltà per aprire conti correnti. E lui ha assicurato che stanno individuando delle soluzioni, soprattutto per superare il problema dell’antiriciclaggio, e presto si tornerà ad aprire i conti correnti alle imprese del gioco.

 

Abbiamo anche lavorato sui codici Ateco, eliminandoli dall’ultimo decreto Sostegni, perché discriminavano il mondo del gioco. Adesso, non ci saranno discriminazioni a monte. Il criterio sarà la perdita di fatturato rispetto allo stesso periodo del 2020. Ma i soldi sono pochi. Ora aspettiamo di chiudere al Senato, ma attendiamo di capire cosa si potrà fare con il prossimo scostamento di bilancio”.

 

PressGiochi