“Unire il gioco d’azzardo ai videogiochi è un mix che mette a repentaglio la salute mentale, specialmente a una giovante età”. E’ la conclusione cui sta giungendo la Commissione di
“Unire il gioco d’azzardo ai videogiochi è un mix che mette a repentaglio la salute mentale, specialmente a una giovante età”. E’ la conclusione cui sta giungendo la Commissione di gioco belga che sta cercando di capire se le loot box nei videogiochi possano essere considerate a tutti gli effetti gioco d’azzardo.
La conclusione potrebbe avere un peso davvero molto importante per tutto il territorio europeo, ma nel frattempo avrà una ricaduta importante sul mercato belga. I titoli contenenti lootbox necessiteranno di particolari autorizzazioni e avranno automaticamente un rating 18+.
“L’unione di denaro e dipendenza costituisce gioco d’azzardo” ha spiegato la Kannspercommissie belga. L’organo non è tuttavia contro la possibilità di effettuare acquisti in-game (le cosiddette “microtransazioni”), ma pretende che in ogni circostanza in cui il giocatore deve o può utilizzare denaro reale per effettuare l’acquisto, egli deve sapere esattamente cosa sta acquistando e quale sarà il prodotto finale che riceverà, non tirare a sorte su una lotteria.
A quanto pare il Ministro della Giustizia, Koen Geens punta al divieto degli acquisti in-game nei casi in cui non si conosca esattamente ciò che si sta acquistando (le loot box acquistate con denaro reale rientrano in questa definizione), un divieto non pensato solo per il Belgio ma anche per il resto del territorio europeo.
Il Ministro della Giustizia belga intende portare personalmente la questione in Europa, per spingere alla creazione di una regolamentazione unitaria sulla questione. Ci vorrà del tempo perché il meccanismo si metta in moto e arrivi da qualche parte, ma questa prima delibera (unita alla concreta possibilità che altre analoghe arrivino nel frattempo in altri stati europei) profila la possibilità di uno scossone di proporzioni epiche nel mercato videoludico.
Il secondo intervento sulla questione, sollevata in queste settimane dopo il lancio di Star Wars Battlefront II è giunto invece dallo Stato delle Hawaii, dove il rappresentante Chris Lee ha sottolineato anch’egli le conseguenze della presenza di loot box sulle giovani generazioni. Lee ha addirittura definito il nuovo titolo di EA “un casinò online creato per indurre i bambini a spendere soldi“, fino a considerarlo “una trappola”.
PressGiochi
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