21 Novembre 2024 - 10:37

Mortali (ISS) a PressGiochi: “Chi gioca online ha il doppio di probabilità di diventare problematico”

“Una recente indagine realizzata sull’utilizzo del gioco d’azzardo da parte dei minori ci dice che oggi i ragazzi sono ancor più problematici di quanto avevamo visto nell’ultima indagine del 2018.

01 Luglio 2024

“Una recente indagine realizzata sull’utilizzo del gioco d’azzardo da parte dei minori ci dice che oggi i ragazzi sono ancor più problematici di quanto avevamo visto nell’ultima indagine del 2018. Anche nella fascia di rischio, si è alzata moltissimo la percentuale e ci troviamo con 90mila ragazzi minorenni problematici, e 130mila fragili e con rischio importante. La percentuale di giovani patologici passa dal 3 al 4%. I giovani ci dicono che possono accedere al gioco senza controlli e questo avviene nelle sale fisiche come bar e tabacchi, ma anche nelle sale Vlt o sale scommesse. Il 40% segnala di non aver mai avuto controlli, mentre un altro 40% ci dice di esser stato controllato raramente. Un 80% dei ragazzi che ha avuto pieno accesso al gioco. Dati molto simili a quelli registrati per fumo e alcol.

Anche sul gioco online ci sono novità: se nel 2018 il 20% giocava da remoto, ora siamo al 40%. Sicuramente era uno sviluppo inevitabile accelerato dalla pandemia. Qui basta avere un account di un adulto per accedere”.

Lo afferma Claudia Mortali, ricercatore del centro nazionale dipendenze e doping dell’Istituto Superiore della Sanità, a PressGiochi.it.

“La ricerca svolta oggi sui minori e quella del 2018 sono pienamente rappresentative della popolazione italiana con un campionamento molto stretto. Dal 2019 ad oggi abbiamo tentato di studiare i consumi in generale nel gioco online. La pandemia ha cambiato molte cose ma vediamo che sulla dipendenza e sull’illegalità non è stato fatto molto perché notiamo che i giovani sono peggiorati sotto tutti i punti di vista: è peggiorato il loro stato mentale, i loro consumi, e non solo nel gioco d’azzardo.

E’ stato fatto troppo poco sul fronte della prevenzione e dell’intervento”.

In questo periodo è entrato in vigore il decreto dignità che ha vietato la pubblicità e sui territori Regioni e Comuni hanno intensificato i loro divieti. Ma se la percentuale di giovani patologici è passata dal 3 al 4% vuol dire che queste misure non sono efficaci?

“Il minore è abbastanza refrattario alla pubblicità visto che la loro pubblicità arriva dal peer to peer. Tra i giocatori problematici c’è una altissima percentuale di coloro che dicono di conoscere strettamente persone che giocano d’azzardo: genitori, amici, fratelli. Questo fattore non c’è tra i giocatori ludici. Essere esposti ad un comportamento problematico è un fattore di rischio. La causa della dipendenza è multifattoriale ma ci sono fattori ambientali e sociali molto importanti.

E’ vero che la pubblicità non si fa più, ma c’è talmente tanta offerta di gioco nelle strade che il gioco si fa pubblicità da solo”.

La vostra ricerca è parallela a quella che fa il CNR. I risultati sono simili?

“Si sovrappongono ma non sono confrontabili perché sono fasce di età diverse e diversi campionamenti, ma i trend si equivalgono. La nostra ricerca è realizzata a livello nazionale e possiamo dare stime per macro-aree, come posso dire che nel Sud il problema è sicuramente più importante così come il fatto che i Servizi sono meno strutturati.

Sappiamo che chi gioca online ha il doppio delle probabilità di essere problematico. Così come chi sta al Sud ha 5 volte di più la probabilità di diventare problematico”.

Gli imprenditori del gioco sono un vostro bersaglio o sono vostri alleati?

“Entrambi. Potenzialmente sono alleati, non chiediamo il divieto di gioco. Parliamo con loro degli strumenti che si possono implementare, della formazione degli esercenti. Il gioco ludico è sporadico, mentre il giocatore problematico lo fa tante ore, porta i soldi nelle casse dello Stato e crea più gettito”.

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