Carl Brincat, ceo di Mga da quasi un anno, quando la nuova legge sul gaming a Malta era entrata in vigore già da qualche tempo. Alla luce dell’esperienza di questo
Carl Brincat, ceo di Mga da quasi un anno, quando la nuova legge sul gaming a Malta era entrata in vigore già da qualche tempo. Alla luce dell’esperienza di questo primo periodo, ci sono norme che pensate di modificare prossimamente?
“Stiamo applicando la nuova normativa ormai da quasi tre anni. È chiaro che nel definire le nuove norme avevamo fatto tesoro dell’esperienza precedente perché è fondamentale continuare sempre a migliorarle e adeguarle a una realtà industriale in continua evoluzione. Come regolatore, il nostro approccio si basa sui dati. Quindi, facciamo delle indagini, interpelliamo gli operatori… Cose che facciamo regolarmente.
Il business è in una fase di trasformazione e noi abbiamo creato un team che segue questi processi di trasformazione e li riporta all’interno della Mga per modificare le procedure interne perfezionandole”.
Può farci qualche esempio di funzioni della vostra organizzazione che sono cambiate proprio per adeguarsi alla nuova legge?
“La novità principale riguarda le procedure per il rilascio delle licenze. Che, infatti, è cambiato perché stiamo implementando velocemente le funzioni che sono richieste dalla conformità alle regole sull’antiriciclaggio così come alla lotta contro la corruzione nello sport.
La nuova normativa è stata accolta da molti come un segnale di trasparenza del contesto maltese. Ma ha potuto cambiare la reputazione di Malta all’estero? Naturalmente, ci riferiamo innanzitutto all’Italia, dove l’opinione pubblica non è molto generosa nei confronti di questo Paese.
“La legge è solo una parte di questo problema. Abbiamo bisogno di continuare a lavorare per cambiare il modo in cui viene vista Malta, non solo quello che Malta è nella realtà. Ed è per questo che ci stiamo concentrando sul miglioramento delle relazioni con i Paesi alleati, quindi l’Italia come anche gli altri. E, naturalmente, ci impegniamo perché la legge sia efficace anche in questi Paesi. Ed è lì che siamo impegnati a migliorare l’immagine di Malta”.
Secondo alcuni esponenti italiani, l’authority italiana del gaming da qualche anno non dialoga più con le altre authority dell’Ue. Mentre invece alcuni anni fa tutti i regolatori avevano dei tavoli di confronto, dei canali di scambio per discutere le rispettive esperienze. Cosa pensa che potrà succedere adesso?
Tre anni fa la Commissione Europea non ha dato priorità al gambling come settore industriale. È stato allora che il gruppo di esperti nel settore dei servizi di gambling, è stato eliminato all’interno della Commissione. E quello era uno dei forum all’interno della Commissione nel quale noi regolatori ci incontravamo per discutere. Ma stiamo ancora provando a ricostituirlo. E comunque, ci sono anche altri forum, come il “forum europeo del gambling”, per esempio. E anche le relazioni bilaterali tra i regolatori. Quindi, ci sono altri canali di comunicazione.
E con l’Italia avete dei canali di comunicazione privilegiati, considerato che è il principale mercato per gli operatori con licenza maltese?
Onestamente, non è più così prioritario come mercato. La maggior parte dei nostri licenziatari non sono italiani né fanno riferimento all’Italia. Ma nonostante questo rimane un Paese molto importante per noi, data la vicinanza geografica. Ci impegniamo comunque molto nelle relazioni con l’Italia.
Quali sono gli strumenti e le funzioni del vostro sistema che vi consentono di tenere sotto controllo il rischio di dipendenza nei giocatori? Il vostro ruolo, come authority che vigila sugli operatori, è la tutela del giocatore, no?
“La tutela del giocatore rimane uno dei pilastri delle funzioni di Mga. E per questo ci concentriamo sull’approccio che si basa sui dati. Quindi, un paio d’anni dopo avere definito la nuova normativa, abbiamo commissionato un’indagine indipendente sull’efficacia.
E questa indagine viene realizzata con cadenza periodica.
Per esempio, chiediamo agli operatori di monitorare costantemente i giocatori per individuare gli indicatori di rischio e di intervenire possibilmente prima che si manifesti la dipendenza da gioco. E ci sono anche dei limiti che il giocatore può fissare, come per esempio la cifra massima che può depositare. E altri meccanismi di protezione”.
Immaginiamo che abbiate dei rapporti frequenti con le autorità di controllo della Finanza, anche perché siete coinvolti nell’applicazione delle norme antiriciclaggio. E adesso Malta è in “grey list”. Questa non è decisamente una buona notizia, ma come ha cambiato il vostro lavoro?
“Chi va a vedere il sito Fatf, può leggere che le due raccomandazioni rivolte a Malta per riuscire a venir fuori da questa grey list non riguardano il settore del gambling. Come Mga siamo impegnati a essere trasparenti e puntiamo a spiegare cosa facciamo e come. Ma stiamo collaborando con altre organizzazioni per riuscire a tirar fuori Malta dalla grey list”.
Brexit è una realtà ormai da due anni. Ma cos’è successo nella realtà? Sono state molte le società che hanno scelto di venire a Malta? O che stanno per farlo? O, comunque, vi aspettate che lo facciano?
“C’erano già state molte che avevano scelto di aprire una sede a Malta. Ma le nostre relazioni con il Regno Unito sono sempre più intense, nonostante Brexit. Ma è naturale: come regolatori abbiamo gli stessi obiettivi”.
Giampiero Moncada – PressGiochi
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