Essere dalla parte delle famiglie vuole dire lavorare per una città senza slot machine ma con spazi che favoriscano lo scambio intergenerazionale, la socialità nei quartieri e l’armonizzazione di tempi
Essere dalla parte delle famiglie vuole dire lavorare per una città senza slot machine ma con spazi che favoriscano lo scambio intergenerazionale, la socialità nei quartieri e l’armonizzazione di tempi della famiglia e del lavoro.
Lo ha affermato in una nota il candidato sindaco del centrodestra per Verona Federico Sboarina.
“Verona – continua il candidato sindaco – è la città in Veneto con il maggior numero di slot machine, praticamente la Las Vegas del Veneto, come confermano i dati 2016 del Ministero delle Finanze con Verona che ha 5.886 apparecchi e supera Venezia. Allora, siccome noi abbiamo fatto le battaglie contro le ludopatie, l’azione amministrativa concreta che faremo, se diventerò sindaco, è di detassare i locali, bar e tabaccherie, che non hanno slot machine. Una sorta di premialità per chi attua buone pratiche per far diventare Verona una città slotfree”
Questa la replica dell’assessorato al commercio: “Il Comune di Verona ha già fatto tutto il possibile contro il gioco d’azzardo nei locali pubblici e quando Sboarina dice che Verona ha un numero maggiore di slot rispetto alle altre città del Veneto dimentica (o forse neppure sa) che i tetti numerici di Slot e VLT sono stabiliti a livelli Ministeriale, per cui l’ Amministrazione Comunale nulla può’ in proposito, se non chiedere al Governo, che ne ha il potere, di rivedere il numero massimo di autorizzazioni concedibili, richiesta che il Comune di Verona ha puntualmente fatto. Ricordo che con Ordinanza del Sindaco è stato limitato ad un massimo di 8 ore al giorno l’orario di funzionamento di tutte le apparecchiature con vincite in denaro (slot e VLT), sia di quelle di autorizzate dal Comune (slot machines con vincite piu basse) sia dalla Questura (VLT, con vincite piu’ alte) e che, con una delibera di Giunta, sono state stabilite le sanzioni, prevedendo sanzioni pecuniarie crescenti partendo dalla prima violazione e il sequestro delle apparecchiature dalla seconda violazione in poi, anche qui con periodi crescenti. Inoltre con la variante n. 22 al Piano degli Interventi, approvata dal Consiglio comunale, è stata vietata l’apertura di nuove sale pubbliche da gioco e la nuova collocazione di apparecchi per il gioco d’azzardo lecito in locali che si trovino a una distanza inferiore almeno di 500 metri da Istituti scolastici di qualsiasi ordine e grado, centri giovanili e impianti sportivi, stabilendo inoltre che sono luoghi sensibili da cui rispettare le distanze minime anche i luoghi di culto, i parchi pubblici, le caserme, le aree e i servizi sportivi, le cliniche, luoghi di particolare valore civico, edifici pubblici e musei. Di più’ il Comune non poteva fare dal punto di vista sanzionatorio, tanto è vero che – mentre per ben due volte il TAR di Venezia ha respinto le istanze di sospensiva a seguito di risorsi proposti da grossi gestori di sale giochi contro l’ordinanza di limitazione degli orari e siamo in attesa ora del giudizio nel merito – il giudice civile di 1° grado di Verona ha annullato alcuni nostri provvedimenti di sequestro delle apparecchiature, ritenendo che la delibera di Giunta che stabilisce le sanzioni per il caso di inosservanza degli orari fosse andata oltre i limiti di legge che prevede solo la sanzione pecuniaria e non anche quella accessoria interdittiva. In altre parole, il Comune di Verona sarebbe stato troppo pesante contro i gestori che non rispettano i limiti di orario fissati dall’ordinanza del Sindaco. Ovviamente l’Amministrazione Comunale ha prontamente dato incarico ai legali di impugnare queste sentenze e di proporre Appello, ritenendo che la propria delibera sia giuridicamente fondata ma, soprattutto, perché convinta che l’offerta irregolare di gioco d’azzardo si combatta anche col pugno duro del sequestro delle apparecchiature e non con le sole sanzioni pecuniarie”
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