13 Gennaio 2025 - 00:34

Veneto: scontro in Regione su assegnazione dei fondi contro la ludopatia e sulla parziale attuazione della legge contro il gioco

Dopo l’approvazione delle norme contro il gioco d’azzardo da parte della Regione Veneto il 27 aprile del 2015 la lotta alla ludopatia, che coinvolge circa 30 mila persone, è ancora

30 Agosto 2016

Dopo l’approvazione delle norme contro il gioco d’azzardo da parte della Regione Veneto il 27 aprile del 2015 la lotta alla ludopatia, che coinvolge circa 30 mila persone, è ancora condotta in ordine sparso, senza alcuna regia, con iniziative che, una volta annunciate, sono poi state lasciate alla buona volontà ora di questa Usl, ora di quel Serd. E’ il caso del previsto aumento dell’Irap a carico degli esercizi commerciali che possiedono le slot machine e  il cui aumento non è mai stato applicato.

 

Come fa sapere l’assessore al Sociale Manuela Lanzarin “l’applicazione di quella norma si sta rivelando più difficoltosa e farraginosa del previsto. I miei uffici sono al lavoro con quelli del vicepresidente Forcolin (che ha la delega al Bilancio, ndr.), confido che presto si possa trovare una soluzione e sbloccare l’impasse. Però tutte le altre misure previste da quella legge sono state attivate».

 

Sull’applicazione delle altre norme srge però qualche dubbio, come capita anche in tutte le altre Regioni d’Italia dove le leggi regionali non sono poi state seguite in maniera coerente da altrettanti provvedimenti attuativi.

 

Ad esempio, la giunta avrebbe dovuto istituire un numero verde (risulta attivo solo in provincia di Padova) e un indirizzo di posta elettronica (non pervenuto) dedicati; predisporre un cartello informativo sui rischi del gioco (non pervenuto anche questo) che gli esercenti sarebbero obbligati a esporre insieme ad un test di autovalutazione che sempre entro 30 giorni avrebbero dovuto preparare le Usl.

Gli stessi esercenti, poi, non dovrebbero pubblicizzare in alcun modo né l’apertura di nuove sale né le vincite conseguite «con cartelli o altre modalità».

 

C’era un elenco di compiti affidati ai Comuni (e lì si dovrebbe verificare caso per caso com’è finita, la prefettura di Venezia aveva predisposto un regolamento tipo) mentre le Usl avrebbero dovuto adottare un programma di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione comune, individuare specifici programmi terapeutici, promuovere gruppi di auto-aiuto.

 

Al momento risultano all’appello solo i progetti delle Usl di Asolo, di Bassano e dell’Alta Padovana e quelli di alcuni Serd, come ad esempio Venezia Terraferma, Rovigo e Verona.

«Manca una regia, è vero – conferma Lanzarin – ma rimedieremo con la già avviata riorganizzazione degli uffici e con l’approvazione di un progetto di legge organico (in consiglio ne sono già stati depositati 2, dopo i 5 della scorsa legislatura, ndr.). Vogliamo arrivare a definire, nei piani di zona delle Usl, un approccio sistematico e integrato anche per evitare doppioni. Attenzione, però: non è che se oggi una persona cerca aiuto, non lo trova. La rete c’è ed è attiva».

 

Il consigliere del Pd Graziano Azzalin inoltre accusa Palazzo Balbi d’aver ricevuto dalla Conferenza Stato-Regioni 4 milioni di euro, fondi assegnati all’Usl di Treviso e all’Azienda ospedaliera di Verona ma che a tutt’oggi non risultano essere mai stati spesi.

Replica Lanzarin: «I fondi, come riconosce Azzalin, sono stati assegnati ma siamo ancora nella fase di valutazione dei progetti e, in collaborazione con i Serd, stiamo prendendo in esame soluzioni all’avanguardia attuate in altre Regioni, come la residenzialità in Emilia Romagna. Tra non molto inizieremo a liquidare i primi finanziamenti».

 

PressGiochi