Ventimiglia: nella prima riunione del Distretto, gettate basi per un’ordinanza sulle sale giochi Baretta (Mef): “Distanziometro, se applicato rigidamente comporterà la concentrazione del gioco nelle periferie” A che gioco giochiamo
A che gioco giochiamo in Emilia Romagna? Nel 2016 secondo i dati dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli la raccolta ha raggiunto quota 6 miliardi e 212 milioni con le slot machine di cui 2,180 con le AWP e 2,325 con le VLT, 716 milioni con le varie lotterie e 459 con il Lotto. L’anno prima il totale era 5
miliardi e 973 milioni: +239 milioni.
Una Regione malata di gioco? Probabilmente si, – afferma Stefano Vaccari del Pd componente in Senato della Commissione antimafia – ma quello che non si conosce a sufficienza sono le connessioni di questo settore economico con il crimine organizzato al nord e soprattutto in Emilia. Connessioni su cui la Commissione Antimafia ha svolto un ulteriore lavoro di approfondimento, attraverso il X° Comitato, per analizzare le infiltrazioni mafiose e criminali nel gioco lecito e illecito, anche al fine di formulare proposte normative che si inserissero nell’iter legislativo in corso.
Dalle nostre audizioni – spiega il senatore – abbiamo colto il senso di un vero e proprio malessere del sistema dei giochi, di cui le molteplici indagini giudiziarie anche più recenti, sono forse solo la punta dell’iceberg degli enormi interessi che nutre la criminalità organizzata. Anche l’elevato tasso di irregolarità amministrativa registrato, ci racconta quanto l’ambiente del gaming di Stato risulti ancora permeabile e vulnerabile all’illegalità nonostante i tanti sforzi compiuti finora.
A questo proposito la relazione conclusiva che abbiamo discusso, elaborato ed approvato nei due rami del Parlamento, riporta come l’Emilia raffiguri il territorio di riferimento di alcune delle indagini più importanti svolte da diverse Direzioni Distrettuali Antimafia, e della capacità di ndrangheta e camorra di investire per finalità illecite e costituire fiorenti imprese.
Tra il 2012 e il 2013 l’indagine “Rischiatutto” della Direzione distrettuale di Napoli e l’indagine Black Monkey della Direzione distrettuale di Bologna, hanno messo in luce chiaramente queste capacità. Emerge quindi con forza anche da questo settore economico, il rapporto stretto che le mafie hanno saputo costruire con il territorio nella nostra regione, senza per forza aver bisogno della politica, come in altre regioni del nord, ma coinvolgendo persone, professioni, imprese utili al raggiungimento dei loro obiettivi criminali.
E’ per questo che la Commissione e’ giunta alla conclusione che lo Stato e le autonomie locali debbano presto raggiungere un’intesa che assicuri un’offerta di gioco complessiva, che la relazione definisce “eticamente e territorialmente sostenibile”.
Ridurre la diffusione dei punti gioco, rendere più sicuri i rimanenti, alzare l’asticella degli standard antimafia e di moralità affinché sia omogeneo per tutti gli attori della filiera del gioco pubblico e legale, dal vertice a valle, sono solo alcune delle 23 proposte conclusive della relazione. I segnali di criticità del sistema nazionale dei giochi e delle scommesse, – conclude Vaccari – provenienti oltre che dalle indagini dalla comunità sociale nei confronti dell’azzardo e delle connesse patologie (penso al lavoro di «Mettiamoci in gioco») e dalle iniziative di Avviso Pubblico, non debbono e non possono essere ignorati dal Parlamento e dal Governo in scadenza di legislatura. E’ un impegno non più derogabile.
PressGiochi
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