L’insieme dell’offerta di giochi e scommesse, fisica e telematica, ha mostrato talvolta in maniera latente altre in modo manifesto, una serie importante di criticità ad iniziare dalla permeazione del comparto
L’insieme dell’offerta di giochi e scommesse, fisica e telematica, ha mostrato talvolta in maniera latente altre in modo manifesto, una serie importante di criticità ad iniziare dalla permeazione del comparto da parte dei sistemi criminali di ogni ordine e grado. In ordine ai giochi online, oltre ad adottare a livello nazionale una serie di misure di rafforzamento di contrasto all’illegalità, è necessario che l’Italia si faccia promotrice di leggi e regole di carattere comunitario finalizzate ad armonizzare offerta, controlli e repressione di levatura europea.
Sono le parole dell’onorevole del Pd Stefano Vaccari – nell’intervista rilasciata alla nostra testata e pubblicata nell’ultima edizione di PressGiochi MAG – che ad inizio Legislatura ha presentato una proposta di riordino del settore dei giochi a sua firma e che oggi segue da vicino gli sviluppi del riordino a cui sta lavorando il Governo. L’on. ha depositato in Parlamento la richiesta di avviare una nuova commissione di inchiesta sul gioco e ha firmato la proposta approvata in Delega fiscale per l’accesso ai dati di gioco da parte dei soggetti che si occupano di disturbo da gioco d’azzardo.
Onorevole, come giudica la scelta del Governo di intervenire a step sul riordino del settore, iniziando proprio dal gioco online?
“Comunque la si guardi, va detto che la politica su questo fronte è assolutamente in colpevole ritardo: una regolamentazione organica ed unitaria dei giochi è ineluttabile. Probabilmente, anche per via del fatto che i volumi della raccolta telematica, almeno da due anni, hanno superato quelli fisici, il governo ha annunciato di avviare questo percorso ma non ci è chiaro ancora in quali termini”.
Come giudica il decreto sul gioco online che prevede un costo di ingresso alle concessioni di 7 mln di euro, tanto alto da comportare la fuoriuscita di molte imprese che già hanno investito nel mercato?
“In prima battuta va ricordato che, nonostante tutti i problemi che le Società del settore lamentano, comunque anche per via della crescita dei volumi di gioco, l’Italia rappresenta una delle destinazioni più appetibili dagli operatori. La questione che pone è certamente molto articolata: da una parte vi è un frastagliamento importante di operatori italiani ed esteri per un totale di 83 concessionari – 50 dei quali italiani – con questi ultimi che offrono gioco attraverso 360 siti dedicati: con ogni evidenza, in un’ottica compiuta di riordino, di ricerca di una sempre maggiore qualità soprattutto a tutela dei giocatori, e di contrazione dell’offerta che per certi versi è ridondante, si può ipotizzare che alcuni operatori del settore di giochi e scommesse, come peraltro avviene anche per altri segmenti di mercato, pensino a nuove forme di collaborazione”.
Non c’è il rischio che questo finisca per favorire l’illegalità?
“Sostengo da tempo, carte alla mano e all’esito di molteplici indagini e condanne, l’equazione secondo cui gioco legale uguale gioco sicuro, è purtroppo ed abbondantemente stata superata dal corso degli eventi. C’è oramai la certezza che il fenomeno dell’illegalità ha pervaso anche il gioco legale ed è anche per questi motivi che la politica ha la responsabilità di attuare tutte quelle misure già approvate dal Parlamento e che sono rimaste nei cassetti dei governi che si sono succeduti”.
I dati diramati da ADM – in risposta alla vostra interrogazione alla Camera – mostrano un’importante crescita della raccolta a cui tuttavia non corrisponde una crescita proporzionale sul fronte degli introiti erariali. Questo trend viene spiegato dal fatto che a crescere siano stati i giochi online che hanno un ritorno in vincita più alto. Non ritiene sia giusto dare la priorità – nel riordino – al settore del gioco fisico che pesa molto sia sul fronte erariale che occupazionale?
“La politica delle proroghe è stata assolutamente abusata e non ci sono più giustificazioni: bisogna agire e se l’Esecutivo ha scelto di partire dai giochi online, dico che alla stregua di questa scelta si proceda, in tempi rapidissimi anche al riordino del gioco fisico. La questione dei c.d. ‘payout’, è una delle tante che abbiamo sul tavolo: credo, non da ora, che vadano riallineati in un’ottica di equità poiché in alcuni casi, quelli dell’online superano il 90% (a fronte, ad esempio, di un 65% che si ha sulle AWP). Alla pari dico che pure gli aggi su alcuni giochi del canale fisico sono da riallineare”.
Per procedere al riordino del settore del gioco fisico bisognerà passare per la Conferenza Unificata. Ma ci sono altre strade percorribili?
“Non ci sono e non vanno perseguite vie alternative al confronto in quella sede istituzionale che mette insieme il Legislatore nazionale e i governi e le amministrazioni regionali e locali. È necessario, questo sì, che la Conferenza riprenda a discutere in maniera costruttiva e propositiva riguardo al tema dei giochi”.
Nel riordino del settore i bersagli da colpire sono due: lotta al gioco illegale e contrasto al gioco patologico. Quale ruolo ritiene possano ricoprire le aziende del settore che operano sul territorio?
“Penso che, più in generale, nell’ottica di rendere giochi e scommesse un fenomeno ‘sostenibile’ che attualmente è per troppi versi sfuggito di mano, gli obiettivi da perseguire siano più di due. E questo passa necessariamente da una contrazione dell’offerta, oltremodo smisurata, che lo Stato sia nelle condizioni di controllare nella sua interezza, cosa che oggi non è in grado di assicurare. In buona sostanza, è necessario che lo Stato riesca a coniugare – non più muovendo solo e soltanto dagli appetiti erariali – la tutela del tessuto sociale da una parte – e gli interessi, legittimi, degli operatori dall’altra. Compito non facile, certo, ma nemmeno impossibile. D’altro canto, come sappiamo, la cronica e persistente mancanza di una Legge organica che disciplina la materia dà luogo a situazioni di criticità sempre più devastanti quali: impoverimento, usura, malattia, interessi malavitosi, cortocircuiti istituzionali tra Enti locali e Stato centrale circa la regolamentazione e non di meno fenomeni di concorrenza sleale del mercato che ripercussioni negative sugli operatori onesti.
Ritengo da sempre che il ruolo degli operatori rappresenti un presidio di garanzia per gli avventori: fermo restando che la quasi totalità degli stessi è rappresentata da lavoratori onesti e specchiati, al tempo stesso e senza naturalmente far di tutta l’erba un fascio, anche in ordine alle molteplici situazioni di illegalità di cui si apprende direttamente e indirettamente sfortunatamente con sempre più frequenza (vendita di gioco di minori, dispositivi alterati e/o non correttamente collegati alla rete Sogei, etc), credo che ci sia bisogno di incrementare la qualità e la responsabilità di coloro che, per conto dello Stato, vendono giochi e scommesse”.
Fonte immagine: https://www.ilrestodelcarlino.it/bologna/cronaca/elezioni-comunali-stefano-vaccari-d9fcc4ad
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