“Nel 2017, in Umbria, sono stati bruciati 1.077 milioni di euro nel gioco d’azzardo lecito legato ad apparecchi fisici, con esclusione dell’online, 22 milioni di euro in meno rispetto all’anno
“Nel 2017, in Umbria, sono stati bruciati 1.077 milioni di euro nel gioco d’azzardo lecito legato ad apparecchi fisici, con esclusione dell’online, 22 milioni di euro in meno rispetto all’anno precedente. È inoltre diminuita la percentuale degli studenti tra i 15 e i 19 anni che giocano (dal 40,1% del 2016 al 35,8%, del 2017) e che hanno un profilo di problematico (il 5,9% contro la media nazionale del 7,1%).
Segnali incoraggianti, ma non basta: la ludopatia è un fenomeno sempre più diffuso e trasversale, che va affrontato con politiche e azioni mirate, con il coinvolgimento di tutta la comunità e un maggiore protagonismo dei Comuni, in una cornice di forte integrazione tra servizi sanitari, enti locali e mondo associativo”.
Lo ha sottolineato Luca Barberini, assessore regionale alla Salute, alla Coesione sociale e al Welfare, intervenendo stamani a Villa Umbra al summit sul gioco d’azzardo patologico, promosso da Regione Umbria, Anci Umbria, Scuola Umbra di Amministrazione Pubblica e FederSanità.
All’iniziativa – rivolta in particolare a sindaci, assessori alle politiche sociali e giovanili, comandanti della polizia locale, dirigenti e funzionari dei servizi sociali e delle politiche per i giovani, operatori del Servizio sanitario regionale che si occupano di ludopatie – sono intervenuti, tra gli altri, anche Francesco De Rebotti e Silvio Ranieri, rispettivamente presidente e segretario generale di Anci Umbria, esperti nazionali e regionali di ludopatia.
“Il gioco d’azzardo – ha evidenziato Barberini – è sempre grave e più diffuso in Umbria, riguarda tutte le classi sociali e di età, con conseguenze spesso drammatiche sia sul piano sociale sia sanitario. Per dare la dimensione del fenomeno, basta una semplice comparazione: in un anno, solo nel gioco fisico come slot machine, gratta e vinci, scommesse e simili, sono stati buttati 1 miliardo e 77 milioni di euro, una cifra molto simile a quella del Fondo sanitario regionale, che ammonta a circa 1 miliardo e 650 milioni di euro per garantire servizi sanitari e assistenza a tutti i cittadini umbri. Ecco perché stiamo potenziando interventi e servizi per prevenire e contrastare una realtà sempre più spesso patologica, anche attraverso la predisposizione di nuovo Piano regionale per la prevenzione, cura e riabilitazione del disturbo da gioco d’azzardo che, pur assicurando continuità agli interventi già intrapresi, vedrà un maggiore protagonismo dei Comuni, soprattutto sul fronte della sensibilizzazione dei cittadini sui rischi legati al gioco d’azzardo e dei controlli”.
L’assessore ha quindi evidenziato le principali azioni messe in campo dalla Regione Umbria, che “è stata una delle prime a dotarsi di una legge regionale per la prevenzione e il contrasto della ludopatia.
Abbiamo definito – ha spiegato Barberini – un percorso diagnostico terapeutico e assistenziale specifico per il gioco d’azzardo patologico, con presa in carico non solo dei giocatori ma anche dei familiari. Sono stati attivati tre Centri specifici per il trattamento sociosanitario dei giocatori patologici a Perugia, Foligno e Terni ed in corso di attivazione una quarta realtà a Città di Castello. È disponibile un numero verde regionale per informazioni e richieste di aiuto, sono state promosse azioni mirate a contenere e regolamentare l’offerta, realizzati corsi di formazione obbligatoria per addetti alle sale da gioco, attivate iniziative per sensibilizzare i cittadini sui rischi legati al gioco d’azzardo, tra cui una campagna di comunicazione regionale, è stato consegnato ai sindaci il marchio ‘Umbria No Slot’, con il compito di assegnarlo ai locali in possesso dei requisiti previsti dalla legge regionale per la prevenzione e il contrasto della ludopatia”.
Riguardo il numero verde regionale (800 410 902), che dopo la diffusione della campagna regionale Umbria No Slot ha avuto un incremento di circa il 140 per cento delle chiamate, Barberini ha fatto sapere che “nel 2016 sono state 69 le chiamate, 147 nel 2017 e 124 nel 2018. Si tratta di 340 telefonate in totale, di cui il 47,4% fatte dai diretti interessanti, il 48% dai familiari e il resto da familiari o amici. La classe di età più rappresentata è quella compresa tra i 31 e i 40 anni. La maggior parte di loro riferisce di aver problemi con le slot-machine”.
Il presidente di Anci Umbria, Francesco De Rebotti, nel suo intervento ha lanciato una serie di proposte per il contrasto della ludopatia: “Ai candidati dei 62 Comuni che andranno al voto, Anci Umbria chiederà di inserire nel loro programma elettorale un impegno formale nella lotta contro il gioco d’azzardo. Chiederemo anche che nell’azione di controllo e monitoraggio vengano coinvolte tutte le forze dell’ordine, non solo la Polizia municipale e che si possa agire anche sugli operatori e concessionari di slot machine, affinché le slot non si trasformino in macchine della povertà”.
“Il seminario – ha rilevato il segretario generale di Anci Umbria, Silvio Ranieri – fa parte delle azioni messe in campo da Regione Umbria, in collaborazione con Anci Umbria e Anci Federsanità, rivolte alla prevenzione, cura e riabilitazione del gioco d’azzardo patologico. Il Piano regionale definisce un intervento organico in ambito regionale e attuato in maniera articolata sui territori. Ai Comuni spettano, dunque, nuove competenze, che rafforzano quelle già stabilite con legge regionale del 2014. Come Anci stiamo anche sollecitando e monitorando i Comuni affinché distribuiscano agli esercenti il marchio ‘No Slot’, già consegnato a tutte le Amministrazioni”.
PressGiochi
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