“Pressoché il giorno dopo l’entrata in vigore del termine per la rimozione, quindi il 13 agosto 2020, sono stati registrati sul territorio provinciale i primi tentativi (in parte riusciti e in parte no) di operatori extra regionali che proponevano ai punti vendita i cosiddetti totem”. Ad affermarlo in una lunga intervista esclusiva rilasciata a PressGiochi Magazine è Giorgio Leonardi (FI)…
“Pressoché il giorno dopo l’entrata in vigore del termine per la rimozione, quindi il 13 agosto 2020, sono stati registrati sul territorio provinciale i primi tentativi (in parte riusciti e in parte no) di operatori extra regionali che proponevano ai punti vendita i cosiddetti totem”.
Ad affermarlo in una lunga intervista esclusiva rilasciata a PressGiochi Magazine è Giorgio Leonardi (FI), Assessore per l’integrazione europea e gli aiuti umanitari della regione autonoma Trentino Alto Adige e primo firmatario della proposta di legge per la modifica delle norme vigenti in materia di contrasto al gioco patologico che ha portato lo scorso agosto alla rimozione dagli esercizi generalisti di tutti gli apparecchi da gioco posti entro il raggio dei 300 metri dai luoghi sensibili.
“Certamente la norma (provinciale, ndr.) esisteva da ben cinque anni e certamente il problema di tutela della salute pubblica è urgente e degno della massima attenzione, ma è altrettanto certo che – sono convinto – il Legislatore provinciale (di cui anche il sottoscritto fa parte e ne è espressione) non può essere un mero burocrate e puntuale esecutore di norme predisposte in un determinato contesto temporale e non più modificabili, ma deve avere la capacità di un interprete attento e sensibile, il quale, alla ricorrenza di elementi fattuali nuovi e, soprattutto, al cospetto di una situazione storica, quale quella attuale, eccezionale e straordinaria, con la conseguenza che avrebbe – a mio parere – dovuto prestare attenzione alle esigenze che, a gran voce e da più parti, erano state veicolate al fine di cercare di trovare un punto di equilibrio opportuno tra il necessario rispetto della norma e della disciplina, orientate alla salvaguardia della salute pubblica e la tutela delle risorse lavorative e di un intero settore imprenditoriale.
Venuto meno tale flusso economico (lo sottolineo con la dovuta enfasi: guadagno proveniente da un’attività assolutamente lecita e minuziosamente e draconianamente regolata a livello sia locale che nazionale) sono venute meno le risorse per la sopravvivenza delle aziende e per il mantenimento dei dipendenti.
Ricordo a me stesso che, al di là della emergenza sanitaria, il gioco online (mi sto riferendo, in questo caso, a quello lecito) è in fortissima espansione e la sua perniciosità è sotto gli occhi di tutti. Mentre, infatti, la legislazione attuale commina sanzioni severissime per l’esercente del punto vendita che consenta anche solo l’ingresso di un minorenne in un ambiente in cui siano installati apparecchi con vincita in denaro, al gioco online può sostanzialmente accedere chiunque, purché si doti delle credenziali (nella sostanza il codice fiscale) di un maggiorenne.
Lascio al mio intervistatore valutare se, per un ragazzino, figlio di un genitore che giochi sulle piattaforme online, sia o meno facile, accedere ad esse con tutta semplicità, recuperando i dati del genitore, a questi siti che consentono di dilapidare – questi sì – patrimoni interi senza limitazione alcuna.
Faccio presente che pressoché il giorno dopo l’entrata in vigore del termine per la rimozione, quindi il 13 agosto 2020, sono stati registrati sul territorio provinciale i primi tentativi (in parte riusciti e in parte no) di operatori extra regionali che proponevano ai punti vendita i cosiddetti totem: apparecchiature dall’apparenza del tutto innocue, costituite sostanzialmente da un software che consente l’erogazione dei più vari servizi (dalla ricarica delle schede telefoniche al pagamento del parcheggio ecc. ecc.), ma che nello stesso tempo consentono di “entrare”, attraverso opportuni link, su piattaforme, basate all’estero, che consentono vero e proprio gioco d’azzardo.
L’esperienza di tutte le Procure sul territorio nazionale è quella per la quale ad un restringimento (nel nostro caso alla scomparsa) dell’area di operatività del gioco lecito, si sostituisce – in maniera direttamente proporzionale – l’occupazione del medesimo spazio da parte di attività illecite.
Del resto sottolineo un altro paradosso: vengono eliminati gli apparecchi per la raccolta del gioco lecito ma, ad esempio, nulla si fa rispetto alle altre forme di gioco pubblico (superenalotto, lotto, ecc. ecc.) sicuramente più subdole e, sotto certi aspetti, più morbigene degli apparecchi per la raccolta del gioco lecito. Tale osservazione è giustificata dal fatto che mentre il giocatore ha di per sé una certa remora, in considerazione di un consolidato stigma sociale, ad entrare in un luogo pubblico e a sedersi di fronte a un’apparecchiatura, magari lì restando per più tempo, ben più veloce e anonima è la possibilità di partecipare alla restante offerta laddove l’acquisto della schedina o delle schedine dei vari giochi di sorte pubblici (superenalotto, win for life ecc. ecc.) richiede pochi secondi e consente di far sparire la o le schedine all’interno del quotidiano o della rivista che pure si compra.
Voglio cioè dire che se si avesse la pazienza di andare a verificare gli importi discendenti dalla raccolta del gioco per il tramite degli apparecchi e quella per il tramite della restante offerta di gioco pubblico ci si accorgerebbe che quest’ultima è sicuramente maggioritaria, ma è rimasta e rimane intonsa da ogni tentativo di contenimento.
Se poi ci vogliamo spostare ad altri prodotti generatori di dipendenza è facile pensare all’alcol e al tabacco”.
Leggi l’intervista integrale su PressGiochi Magazine.
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