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Trento. In Trentino rischio ludopatia all’1,5%; gratta&vinci il gioco preferito

I trentini giocano meno della media italiana e il rischio di sviluppare una dipendenza patologica è moderato per l’1,5% della popolazione, ma si può fare di più con la prevenzione.

28 Maggio 2015

I trentini giocano meno della media italiana e il rischio di sviluppare una dipendenza patologica è moderato per l’1,5% della popolazione, ma si può fare di più con la prevenzione. Questo in sintesi quanto emerge dal rapporto sul gioco d’azzardo patologico realizzato da Transcrime che ha evidenziato come nessuno del campione (500 intervistati) sia risultato un giocatore patologico.

Sono state però 116 nel 2013 le persone che si sono rivolte al Ser.D. (Servizi per le Dipendenze dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari) per problemi legati al gioco d’azzardo.

Il gioco preferito risulta essere il Gratta&Vinci (67,6%) seguito da Lotto/Superenalotto/Simili (20,2%) e scommesse sportive (6,5%).

Sulla base dei dati del campione esaminato, per l’87% dei giocatori non esistono aspetti problematici legati a questa attività mentre l’11% presenta un rischio basso di sviluppare una dipendenza.

L’opinione pubblica trentina in questi anni ha dimostrato grande attenzione e sensibilità nei confronti dei danni da gioco d’azzardo patologico.

 

Un allarme sociale che si è tradotto, anche, in numerose iniziative di prevenzione sul territorio provinciale.

Al di là dei casi conclamati – 116 le persone che si sono rivolte al Ser.D. (Servizi per le Dipendenze dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari) per problemi legati al gioco d’azzardo patologico nel 2013 – è emerso il bisogno, espresso da più parti, di monitorare con sempre maggiore attenzione il fenomeno del gioco d’azzardo in provincia di Trento.

Non a caso – come ha ricordato l’assessora Borgonovo Re – la prossima settimana approderà alla IV Commissione consiliare un disegno di legge sul tema, frutto della convergenza di due distinte proposte, una avanzata dal consigliere Viola, l’altra dalla consigliera Plotegher.

In questa direzione si è mosso anche il progetto Pre.Gio. (Monitoraggio e prevenzione del gioco d’azzardo patologico), i cui risultati sono stati presentati oggi in una conferenza stampa presieduta dall’assessora Borgonovo Re.

Il lavoro multidisciplinare coordinato dal centro interuniversitario Transcrime, diretto dal professor Ernesto Savona, e curato da Stefano Caneppele e Marina Marchiaro, ha visto la partecipazione di ricercatori dell’Università di Trento, di funzionari dei Dipartimenti Salute e Conoscenza della Provincia autonoma di Trento, dell’Apss e del Comune di Trento.

Alla conferenza stampa sono intervenuti Stefano Caneppele di Transcrime, Pirous Fateh Moghadam, dell’ Osservatorio per la Salute – Dipartimento Salute e solidarietà sociale della Provincia autonoma di Trento, Bruno Bertelli del Dipartimento di Sociologia dell’Università degli Studi di Trento, Nicolao Bonini, del Dipartimento di Economia e Management dell’ Università degli Studi di Trento e Raffele Lovaste, direttore del SER.D. dell’Azienda provinciale servizi sanitari.

 

Ecco in sintesi i principali risultati. La dimensione del gioco d’azzardo (patologico) tra gli adulti trentini: l’1,5% a rischio moderato di sviluppare una dipendenza patologica. I dati IPSAD (2010) elaborati dal Ser.D. di Trento avevano già evidenziato come in Trentino Alto Adige le percentuali di giocatori fossero inferiori alla media nazionale.

Il progetto Pre.Gio. ha raccolto dati specifici sulla realtà provinciale intervistando un campione rappresentativo di 500 adulti trentini.

Dai dati raccolti nel 2014 si rileva che il 26% dei trentini ha dichiarato di aver giocato nei 3 mesi precedenti l’indagine. La quasi totalità dei giocatori svolge l’attività di gioco all’interno di bar/ tabacchi (92%). Il gioco preferito è il Gratta&Vinci (67,6%) seguito da Lotto/Superenalotto/Simili (20,2%) e scommesse sportive (6,5%). In termini di tipologie di giocatori, l’87% gioca in assenza di aspetti problematici, l’11% presenta un rischio basso di sviluppare una dipendenza da gioco e l’1,5% un rischio moderato.

Nessuno degli intervistati è risultato giocatore patologico. In questo senso, i nuovi dati sono in linea con i risultati della precedente indagine IPSAD (2010) condotta su base regionale.

Inoltre, secondo l’indagine, il 44% della popolazione saprebbe come trovare aiuto per una persona con problemi di gioco.

Tra questi il 29% si rivolgerebbe al Servizio delle dipendenze, ai servizi sociali o più in generale all’ASL, il 20% chiederebbe aiuto a uno psicologo, il 12% al medico di famiglia e un altro 12% a familiari e/o amici, mentre il 5% si rivolgerebbe ad associazioni di volontariato o alla parrocchia.

L’indagine è stata condotta seguendo i protocolli previsti dal sistema di sorveglianza nazionale PASSI (Progressi per le Aziende Sanitarie per la Salute in Italia).

La provincia di Trento è stata la prima realtà a livello nazionale a sviluppare un modulo di rilevazione nel sistema PASSI dedicato al gioco d’azzardo. Questo permetterà di ripeterla periodicamente per osservare le variazioni temporali sul fenomeno.

La dimensione del gioco d’azzardo (patologico) tra gli studenti trentini: l’1,9% a rischio elevato di sviluppare una dipendenza patologica

Il progetto Pre.Gio. ha intervistato 1040 studenti di Licei, Istituti tecnici e Centri di formazione professionale della provincia di Trento per capire l’attitudine dei giovani verso il gioco d’azzardo.

Dall’indagine è risultato che meno di un quinto degli studenti gioca d’azzardo. Il gioco offline (es. Gratta&Vinci) è praticato in misura maggiore rispetto al gioco online, che interessa poco più del 3% degli studenti.

Come per gli adulti, i giochi più praticati sono Gratta&Vinci e scommesse sportive seguiti dai giochi di carte a soldi. Anche i giovani giocano prevalentemente al bar, al pub o ai tabacchi e in compagnia di amici.

Più della metà degli studenti pratica questa attività meno di una volta al mese, per meno di mezz’ora e spendendo meno di 10 euro per volta. A giocare d’azzardo sono più i ragazzi delle ragazze. Fra gli studenti, tendono a giocare specialmente i più grandi.

Sotto il profilo delle tipologie di giocatore, si è visto che poco meno di un terzo degli studenti che gioca manifesta un rischio di gioco d’azzardo patologico basso, l’11,7% un rischio moderato e l’1,9% un rischio elevato.

Essere maschi, vivere in una famiglia mono-genitoriale, lo scarso profitto e impegno scolastico, la tendenza a mettere in atto contemporaneamente anche altri comportamenti a rischio, la familiarità con l’attività (amici e genitori che giocano) sono tutti fattori che aumentano la possibilità di giocare in modo eccessivo.

Inoltre, l’indagine ha rilevato che gli studenti conoscono le caratteristiche del gioco d’azzardo (casualità, divieto di gioco per i minorenni, possibilità di sviluppare una dipendenza) e che l’aver seguito progetti di educazione sul tema in ambito scolastico migliora queste conoscenze.

Il progetto Pre.Gio. ha inoltre condotto un’indagine sperimentale per comprendere il ruolo dell’impulsività nello sviluppo di patologie legate al gioco d’azzardo. Lo studio ha coinvolto 120 soggetti residenti nelle province di Trento e Bolzano nel periodo compreso tra gennaio e settembre 2014.

I soggetti sono stati distinti in 3 gruppi (non giocatori, giocatori sociali e giocatori patologici) e sono stati misurati i livelli di impulsività in diverse situazioni.

L’indagine ha rilevato che i giocatori patologici sono risultati più impulsivi rispetto ai giocatori sociali e ai non giocatori.

L’impulsività, come tratto della persona, è quindi un fattore di rischio nello sviluppo di patologie sul gioco d’azzardo.

Ai fini pratici, i questionari sull’impulsività utilizzati potranno essere utilizzati per identificare precocemente i soggetti più a rischio di sviluppare una dipendenza.

Nel periodo 2012-2014 sono state realizzate numerose iniziative educative per contrastare il gioco patologico (incontri e dibattiti, studi e materiale informativo, programmi radio, cortometraggi e cortei).

Tuttavia, nella quasi totalità dei casi non è stata prevista la valutazione degli interventi. Non è stato quindi possibile identificare i progetti più virtuosi in termini di rapporto costo-efficacia.

Per quanto riguarda il trattamento, i modelli attivi in Trentino sono 5 (trattamento individuale ambulatoriale, trattamento residenziale, trattamento psicoterapico gruppale, gruppi di auto aiuto per il gioco d’azzardo, terapeuti e realtà private attive nel trattamento del gioco patologico), gestiti dal Ser.D. in collaborazione con diversi soggetti formati sul tema (associazione AMA, SIIPaC).

Per monitorare l’efficacia dei trattamenti il Ser.D. ha adottato il modello del Total Quality Management (TQM) che sta producendo risultati soddisfacenti.

Pre.Gio. suggerisce che la prevenzione primaria di tipo comunitario, con attenzione alle fasce più deboli ed esposte della popolazione (minori e anziani), è centrale per contenere i fattori di rischio e potenziare i fattori protettivi.

Anche la prevenzione di tipo amministrativo da parte dei comuni può aiutare (ad esempio limitare la scelta nella collocazione di nuove sale giochi, definizione dell’orario massimo di apertura).

È inoltre necessaria una maggiore sistematicità e un migliore coordinamento tra le iniziative di prevenzione che devono essere valutate per rendere la spesa pubblica più efficace ed efficiente.

Per quanto riguarda la fase del trattamento, serve sviluppare una procedura che sia ancora più basata su evidenze scientifiche, tracciabile e valutabile dal punto di vista dei risultati e dei costi.

PressGiochi

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