“La legge provinciale è ipocrita: se si vuole vietare il gioco lo si faccia. Serve una cultura del gioco, non serve eliminarlo”. Così ieri pomeriggio il presidente dell’Associazione dei pubblici
“La legge provinciale è ipocrita: se si vuole vietare il gioco lo si faccia. Serve una cultura del gioco, non serve eliminarlo”.
Così ieri pomeriggio il presidente dell’Associazione dei pubblici esercizi, Giorgio Buratti ha presentato il futuro della categoria nella sua relazione per l’assemblea annuale. Era presente anche Giovanni Bort, presidente di Confcommercio, che nei giorni scorsi ha partecipato al convegno di presentazione della Prima analisi sul gioco in Trentino.
“I luoghi di somministrazione di cibi, bevande, giochi, dovono diventare luoghi di benessere a 360 gradi.- ha affermato Buratti.
Buratti ha anche commentato la legge provinciale sul gioco d’azzardo, partendo da un passaggio della relazione tecnica di Luciano Sbraga, direttore del Centro Studi di Fipe nazionale, che analizzava l’evoluzione del pubblico esercizio. Sbraga stava spiegando che oggi la percentuale di fatturato dei pubblici esercizi che proviene dal gioco è pari circa all’ 11%. (era intorno al 7% nel 2013). “La legge provinciale è ipocrita: se si vuole vietare il gioco lo si faccia. Porre dei limiti di distanze che di fatto renderebbero se applicati impossibile continuare o aprire l’attività è assurdo.” La Giunta trentina dell’Associazione – ha ricordato – considera accettabile il testo del decreto Baretta, che non usa il criterio della distanza a raggio attualmente previsto in Trentino. Per Buratti sarebbe assurdo far tornare nell’illegalità i giocatori e togliere il legale gettito fiscale a Provincia (poco meno di un miliardo di euro) e Stato. “Serve una cultura del gioco, non serve eliminarlo” ha chiosato.
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