Giornalai, tabaccai e totoricevitori: attenti alla crescita dei giochi illeciti e online.
Seduta di audizioni oggi per la IV Commissione presieduta da Clauio Cia (FdI). L’organismo consiliare ha svolto le audizioni, in parte favorevoli e in parte no, in merito al ddl 65 proposto da Giorgio Leonardi per riequilibrare a favore delle imprese la legge provinciale del 2015. Si tratta di contemperare le istanze delle imprese – bar, tabaccai e sale gioco – che offrono apparecchi leciti e assicurano posti di lavoro, e la salvaguardia della salute dei clienti combattendo la dipendenza dalle slot con la drastica riduzione di questi locali per contrastare la ludopatia.
Sul ddl 65 proposto da Giorgio Leonardi (FI) per modificare la normativa del 2015 finalizzata alla prevenzione e la cura della ludopatia, la Commissione ha ascoltato il Coordinamento provinciale imprenditori, la Federazione italiana tabaccai, il sindacato nazionale dei giornalai–Sinagi, il sindacato dei totoricevitori sportivi, Cgil, Cisl e Uil e l’Ufficio dogane di Trento per l’Agenzia delle dogane e dei Monopoli.
Per lo più contrario il Coordinamento imprenditori.
Roberto Simoni, presidente del Coordinamento imprenditori, ha spiegato che non vi è unanimità tra le categorie economiche, la maggioranza delle quali ha tuttavia giudicato negativamente il provvedimento. Pur considerando lodevole la volontà di prevedere nel testo la formazione degli operatori che offrono gli apparecchi da gioco, non si possono sottovalutare i gravi danni sociali ed economici legati alla ludopatia che anche il credito cooperativo e i servizi devono affrontare. Le modifiche proposte darebbero un pericoloso messaggio di allentamento dell’attenzione del legislatore verso questa piaga.
Favorevoli Confcommercio e Confesercenti.
Giovanni Profumo, direttore di Confcommercio ha evidenziato l’esigenza di rispettare le attività di imprese che si muovono nella sfera dei giochi leciti. La domanda e l’offerta di gioco ci sono comunque, per cui se si decidesse di limitare le attività ludiche lecite il rischio è uno spostamento nella sfera dell’illecito. Certo il gioco va regolamentato e tenuto sotto controllo con attività di prevenzione degli eccessi che sfociano nel patologico. Ma è sbagliato escludere dai contributi provinciali, come prevede la legge provinciale attuale, le imprese che operano nell’ambito della liceità e legalità. Bene la formazione degli operatori, ma della spesa dovrebbe farsi carico l’azienda sanitaria. Lo stesso dicasi delle informazioni da dare ai clienti, per garantire omogeneità. No di Confcommercio anche alla possibilità di permettere alle amministrazioni locali di introdurre misure ancor più restrittive.
Aldi Cekrezi (Confesercenti) ha aggiunto che è sbagliato pensare che le imprese si possano spegnere e riaccendere con facilità. Già il 12 agosto scorso per rispettare la legge molte attività hanno eliminato le loro macchinette da gioco lecite da cui dipendeva il 30-40% di fatturato. Il punto è che bisogna dare all’impresa la possibilità di operare nella legittimità oltre che chiedere agli operatori di prestare attenzione alle persone che rischiano la dipendenza da gioco, favorendo la socialità.
Giornalai, tabaccai e totoricevitori: attenti alla crescita dei giochi illeciti e online.
Michele Busetti del Sinagi (Sindacato nazionale giornalai d’Italia), ha apprezzato lo sforzo del ddl di riequilibrare gli interessi in gioco. Non a caso appena entrata in vigore la legge provinciale si sono moltiplicati gli operatori commerciali che hanno iniziato a mettere in vendita apparecchi da gioco illegali. Segno che il vuoto lasciato dai locali che offrono giochi leciti tende ad essere riempito subito da proposte di gioco illecito. L’accesso a piattaforme online di gioco illegale e non controllato è lievitata. Mentre un esercente preparato sui rischi è il primo vero baluardo per prevenire e ridurre il problema della ludopatia. L’effetto espulsivo della legislazione attuale dirotta il giocatore problematico verso altri giochi come le schedine e le scommesse. Sinagi dice no alla liberalizzazione del settore ma anche a norme che penalizzano troppo le imprese. Questo ddl va accolto perché disciplina l’utilizzo delle macchinette nei pubblici esercizi. E perché pone rimedio alla questione della distanza (le slot vanno rimosse se non sono più lontane di 300 metri dai luoghi sensibili) fatta coincidere oggi con un raggio in linea d’aria. Vi è insomma da garantire per Sinagi la salvaguardia dell’attività di impresa così come è doveroso tutelare la salute pubblica. Busetti ha citato anche i dati forniti dal Serd del Trentino da cui si evince che i soggetti che soffrono di ludopatia in Trentino sono circa 120 contro i circa 3.000 che patiscono la dipendenza dall’alcol. Inoltre la Provincia ha un importante ritorno fiscale legato agli apparecchi da gioco, pari a circa 65 milioni di euro di cui 48 milioni derivanti dalla rete fisica e che entro il 2022 verrà a mancare. Infine se il blocco dei licenziamenti non sarà protratto, il settore perderà centinaia di posti di lavoro diretti e nell’indotto anche a causa della legge attuale.
Gabriele Sannicolò, presidente provinciale della Fit-Federazione italiana tabaccai, ha ricordato la partecipazione della categoria ad un corso organizzato nel 2018 per riconoscere e contrastare la ludopatia. I tabaccai inoltre devono frequentare ogni 9 anni un corso obbligatorio e sono quindi disponibili ad ulteriori iniziative di formazione per aiutare i clienti a rischio ludopatia.
Emilio Zamparelli vicepresidente nazionale dell’Sts-Sindacato totoricevitori sportivi, ha ricordato che già dall’agosto del 2020 i tabaccai del Trentino hanno rimosso le slot subendo per questo una considerevole perdita di fatturato. Questo ha favorito l’aumento del gioco illegale ma anche del gioco online che occupa il 25% delle attività e che risultadifficile da contenere come causa di dipendenza. Se c’è una domanda di gioco – ha concluso – meglio vi sia un’offerta adeguata per non favorire le devianze.
Il problema occupazionale. Stimata una perdita di circa 380 posti di lavoro.
Alessia Ambrosi (Lega) ha chiesto se vi sono dati sull’aumento del gioco online, del gioco illegale e sul numero di posti di lavoro persi per la rimozione degli apparecchi.
Busetti di Sinagi ha risposto che si sa della chiusura di 150-200 siti per il gioco ritenuti illegali. In provincia di Bolzano molti operatori in vista della scadenza delle licenze imposta dalla Provincia a fine 2015, hanno acquistato totem che permettono di accedere al gioco d’azzardo. Secondo Sinagi, quindi, alla diminuzione del gioco lecito fisico corrisponde la crescita dei giochi online e illeciti. In Trentino, dopo la rimozione del 90% delle macchinette il fatturato è crollato causando la perdita di circa il 40% della forza lavoro che ha prodotto 368-370 disoccupati, per lo più operai generici privi di specializzazione, di età non giovanissima e difficili da ricollocare. Bisogna ora vedere quel che succederà in primavera se si ponesse fine al blocco dei licenziamenti.
Profumo di Confcommercio ha ricordato che dal 2017 al 2019 l’incremento del gioco a distanza è stato del 34%. Durante il lockdown della primavera scorsa si è passati dall’8 al 13% del gioco online. Quanto ai dati occupazionali, un anno fa molte attività avevano investito sulle macchinette per far fronte alla contrazione della domanda.
Cekrezi di Confesercenti ha segnalato che i 164 pubblici esercizi di Trento dotati di apparecchi da gioco, da cui ricavavano il 30-40% del fatturato, con le relative entrate si “pagavano” l’Inps per il personale.
Sannicolò della Fit ha ricordato di aver messo in guardia i tabaccai dall’installazione di totem che permette il gioco online perché chi è scoperto rischia la licenza.
Cgil e Cisl: sì alla formazione. Per Zanella serve un approccio diverso.
Andrea Grosselli della Cgil ha condiviso l’articolo 1 del ddl sulla formazione degli operatori dei locali con apparecchi da gioco, mentre ha giudicato negativamente le altre norme del provvedimento perché a suo avviso va mantenuto l’attuale impianto della legge 13 del 2015. Quanto all’impatto occupazionale della legge, la Cgil propone alla Provincia una tempestiva presa in carico dei lavoratori espulsi del settore per cercarne la riqualificazione e la ricollocazione in altri settori.
Alberto Avanzo (Fisascat Cisl) ha segnalato che i lavoratori del Trentino andati in cassa integrazione da diversi mesi a causa delle limitazioni imposte dalla legge sono poche decine, ma che per la loro particolare esperienza risultano difficilmente ricollocabili in altri settori. A risentire di più degli effetti della legge provinciale sono i lavoratori dell’indotto, perché almeno un migliaio di dipendenti che lavorano nei bar e nelle rivendite di tabacchi rischiano serie difficoltà. Per la Cisl il gioco dev’essere controllato e la formazione anche dei dipendenti del locali è per questo fondamentale. Avanzo ha proposto infine un coordinamento con le associazioni e le cooperative che già si occupano del contrasto alla ludopatia.
Cia ha chiesto se i sindacati hanno idea di quanti siano i lavoratori che perderanno il posto dopo la fine del blocco dei licenziamenti e della loro età media.
Grosselli gli ha risposto che questa domanda andrebbe rivolta all’assessore Spinelli perché da mesi la Cgil ripete alla Giunta e al Consiglio occorre farsi carico di queste persone prima che vengano espulse con la rimozione degli apparecchi da gioco. “Basta attivarsi per pensare al possibile reinserimento lavorativo questi soggetti, ad esempio nel Progettone e quindi nel campo dei lavori socialmente utili.
Avanzo ha osservato che i posti di lavoro dell’indotto che si potrebbero perdere a fine aprile rischiano di essere migliaia e che, trattandosi di ultracinquantenni, risulteranno difficili da ricollocare. Per questo a suo avviso il problema non va preso sottogamba.
Paolo Zanella (Futura) ha rilevato che da parte sia degli imprenditori che dei sindacati non sembra emergere una posizione univoca sul ddl. La legge attuale – ha osservato -difende prevalentemente la salute pubblica dal rischio della dipendenza da gioco, ma alla luce di queste audizioni occorre chiedersi se non sia opportuno adottare un approccio diverso, laico e non ideologico per prevenire la ludopatia.
Ufficio delle dogane: ddl condivisibile. Dalle slot prelievo erariale di 55 milioni di euro che si potrebbero utilizzare contro la ludopatia.
Stefano Girardello dell’Ufficio delle dogane di Trento – Agenzia delle dogane e monopoli, ha spiegato che dal primo gennaio scorso tutta la tematica dei giochi verrà gestito dalle sedi di Bolzano e Trento dell’Agenzia e non più anche da Verona. Girardello si è espresso a favore del del ddl di Leonardi e ha poi fornito alcuni dati. All’Ufficio delle dogane di Trento risulta un prelievo unico erariale derivante dai giochi leciti, i cui 9/10 finiscono nelle casse della Provincia, di 77 milioni di euro. Solo per le macchinette da gioco il prelievo è di 55 milioni di euro. Secondo Girardello questo introito può andare a beneficio della lotta alla ludopatia. Ancora, in base ai dati dell’Ufficio delle dogane i trentini in un anno “normale” (non gravato dalla pandemia) come il 2019, spendono in media nel gioco 500 milioni di euro, dei quali 390 milioni di euro solo con le macchinette VLP. Il resto è il “giocato” nelle ricevitorie. Nel 2020 le persone sono dovute rimanere a casa e il crollo del giocato è stato da 390 a 120 milioni di euro. Questo “giocato” in meno non significa che i soggetti non abbiano comunque trovato il modo per esercitare quest’attività in altro modo, ad esempio da casa su internet con modalità rispetto alle quali l’Agenzia delle dogane non ha alcun controllo. La riduzione non è stata probabilmente così forte. Vero, quindi, che il gioco provoca dipendenza e problemi sanitari, ma è anche vero che non è perché si chiudono le sale da gioco lecito che le persone smettono di giocare. Secondo Girardello, quindi chi vuole continuare a giocare è meglio che lo faccia in locali controllati perché le risorse che l’ente pubblico ne ricava possano poi sostenere la lotta alla ludopatia, piuttosto che dover far fronte a questa emergenza sanitaria senza sapere dove e come la gente gioca e senza avere le risorse per gestire il problema. In anni normali, la percentuale di gioco sommerso che non si riesce a gestire riguarda le tante salette internet che sfuggono al controllo delle dogane, pari al 20% del giocato legale. Nel 2020 comunque il dato non è attendibile perché il calo è stato del 60-70% e già questo è un indice di criticità.
Cia ha concluso ricordando che su questo ddl mercoledì (dopodomani) si concluderanno le audizioni che dovrà essere votato dalla Commissione il 2 marzo.
PressGiochi
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