27 Dicembre 2024 - 02:43

Toscana. Spinelli (Osservatorio gioco) a PressGiochi: da applicazione distanze, “non si temono ripercussioni occupazionali”

Contestualmente alla presentazione in Regione Toscana del Piano regionale di contrasto al gioco d’azzardo patologico con il quale si stanziano 3,1 milioni di euro per avviare la campagna “No Slot”,

13 Luglio 2017

Contestualmente alla presentazione in Regione Toscana del Piano regionale di contrasto al gioco d’azzardo patologico con il quale si stanziano 3,1 milioni di euro per avviare la campagna “No Slot”, è approdata in Consiglio una nuova proposta di legge in materia. A depositarla, esponenti di Articolo 1 e del Pd, come Serena Spinelli, Ilaria Giovanetti, Paolo Bambagioni, Lucia De Robertis ed altri.

 

Nel progetto si propongono nuove modifiche sulle distanza dai luoghi sensibili, divieti di nuove aperture e nuove installazione, maggiori obblighi formativi per i gestori di sale giochi e scommesse e l’aggiornamento delle sanzioni. “Si tratta – ha spiegato a PressGiochi.it  la presidente dell’Osservatorio regionale sul fenomeno del gioco d’azzardo Serena Spinelli – di aggiustamenti e precisazioni che, da un lato, hanno senz’altro l’obiettivo di rendere più semplice e omogeneo il lavoro degli enti locali,  che devono avere la possibilità di intervenire nella disciplina, nella localizzazione e nelle limitazioni al gioco d’azzardo pubblico, e dall’altro sono apparse necessarie per venire incontro agli aspetti applicativi emersi in questi quattro anni che ci separano dall’approvazione della legge regionale. Sono state discusse anche in sede di Osservatorio regionale sul fenomeno del gioco d’azzardo, insieme ad Anci Toscana, le associazioni del terzo settore e i servizi sociosanitari regionali”.

 

 

Sul distanziometro “Nessuna modifica sostanziale rispetto alla distanza minima, che resta di 500 metri dai cosiddetti luoghi sensibili. In questo senso sono previste solo alcune precisazioni ai fini di una migliore operatività della legge.

 

Per quanto riguarda invece, gli interventi presentati in merito alla formazione dei gestori del gioco la consigliera afferma: “Ritengo che sia di grande importanza, i gestori possono e devono avere anche un ruolo attivo nel contrasto al disturbo da gioco d’azzardo. Un ruolo di attenzione e, per così dire, di “primo intervento” rispetto ai giocatori e in particolare a coloro che mostrano atteggiamenti problematici o addirittura comportamenti patologici. Si tratta di approcciare il giocatore, per esempio mettendogli a disposizione materiale informativo sui servizi per le dipendenze e nei casi più gravi segnalarlo ai servizi stessi. Anche chi ha un bar e vende alcolici è tenuto a non vendere alcol a chi è ubriaco, il principio è lo stesso. Ovvio che per fare questo si deve avere una specifica formazione di base, per la quale sarà necessaria la frequenza di appositi corsi. La legge non prevede se i corsi debbano essere gratuiti o meno, alcune associazioni di categoria o gli stessi servizi sociosanitari potranno erogarne di gratuiti, quello che prevede è che qualora ci siano dei costi questi debbano essere a carico del gestore, che deve garantire anche la formazione del personale”.

 

– Vista la recente esperienza della Liguria che ha voluto posticipare l’entrata in vigore delle proprie norme, avete preoccupazione per i risvolti occupazionali che l’applicazione delle distanze comporta?

Le nostre norme riguardo alle distanze restano sostanzialmente inalterate, e la normativa toscana risale al 2013. Non è certo questo il caso, e in generale non credo che un settore ricchissimo, dopo anni di crescita esponenziale, e che ancora continua a crescere, debba temere ripercussioni occupazionali. E’ chiaro che in nessun caso sarebbe giustificabile, a fronte di norme che disciplinano il gioco d’azzardo pubblico una diminuzione dei livelli occupazionali da parte di aziende che continuano ad avere un’offerta ampia e diversificata e un giro d’affari enorme. D’altronde ogni attività ha il dovere di fare i conti con il proprio impatto su ciò che la circonda, e il gioco d’azzardo purtroppo ha dei rischi e dei danni connessi, dal punto di vista sociale, sanitario, economico e anche culturale, molto alti. Disciplinarne l’attività è necessario, sia per chi gioca che per chi fa giocare”.

Nessun disagio aziendale deriverà, quindi, alle aziende del gaming – definite appartenenti ad ‘un settore ricchissimo’ – dall’introduzione delle suddette norme sul gioco, che colpiscono in primis sale giochi e scommesse. Spiace ovviamente dover costatare che a fronte di una raccolta da capogiro il 96 mld che legittima ad una prima lettura le parole della Spinelli, la realtà degli operatori sia ben diversa, con una normativa che si sta avviando a ghettizzare l’offerta e una pressione fiscale che ha legittimato la richiesta di apertura di un tavolo anticrisi presso il Mise.

 

Per quanto riguarda, invece, la proposta di distribuzione del gioco sul territorio presentata in Conferenza Unificata dal Governo, per la Consigliera toscana: “Dal punto di vista numerico, quantitativo, la prevista riduzione dell’offerta è un elemento positivo. Altri aspetti – conclude – mi convincono molto meno, come le macchinette che hanno una portata di gioco maggiore e soprattutto quelli che andrebbero in contrasto, in termini di distanze minime e di identificazione dei luoghi sensibili con le norme adottate da tante Regioni, in primis la Toscana, e che di fatto indebolirebbero gli enti locali rispetto alla possibilità di disciplinare e se necessario limitare l’offerta di gioco d’azzardo sul proprio territorio comunale”.

 

 

Cristina Doganini – PressGiochi

 

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Regione Toscana: varato piano regionale di contrasto del gioco d’azzardo patologico