08 Gennaio 2025 - 18:54

Tolotti (Pd) a PressGiochi: “La Stabilità non porta alcuna evoluzione al settore giochi: esprime la schizofrenia di una politica che vuol prendere dai giochi pur riducendoli”

Francesco Tolotti, deputato PD dal 2001 al 2008 e Vicepresidente della Commissione Finanze nel 2° Governo Prodi, è un personaggio che nel settore dei giochi vanta una cultura ad ampio

18 Dicembre 2015

Francesco Tolotti, deputato PD dal 2001 al 2008 e Vicepresidente della Commissione Finanze nel 2° Governo Prodi, è un personaggio che nel settore dei giochi vanta una cultura ad ampio raggio, avendo avuto per altro svariati incarichi al suo interno dopo aver lasciato gli scranni parlamentari, tra cui da ultimo quello di Presidente della Fondazione Unigioco.

 

Con lui abbiamo voluto esaminare questo delicato e controverso momento di vita del settore, cercando altresì di capire quali problematiche di ordine superiore sottendono gli attuali orientamenti del Governo, che se da un lato tende dichiaratamente a concentrare le filiere nelle mani di pochi soggetti forti, dall’altro sembra essere totalmente in balia delle continue invettive, delle campagne stampa contrarie, delle azioni di contrasto messe in atto dagli enti locali che hanno seriamente minato l’industria del gioco e ne pregiudicano sempre più la sopravvivenza.

 

 

On.le Tolotti, sembra proprio che nel trattare la materia dei giochi si sia persa totalmente la bussola, nel senso che nessuno è in grado di dare un indirizzo politico chiaro e che gli isterismi finiscono sempre col prevalere sul buon senso.

Si, è vero, si è persa la bussola. L’unica cosa che se ne ricava è che la materia del gioco viene affrontata dal Governo quando serve per fare cassa, senza però conoscerne le dinamiche, e quindi con la convinzione che si possa sempre prelevare, trascurando il fatto che in tal modo si rende sempre più difficile il lavoro della filiera e si spalancano le porte all’online, che a mio parere ha una pericolosità intrinseca superiore a quella del cosiddetto gioco terrestre.

 

Quello del gioco da remoto è in effetti un tema di cui si parla sempre troppo poco. Ma in che misura, a suo avviso, esso costituisce una minaccia sociale?

Poiché seguo quotidianamente internet e i social network, vedo una pressione notevole da parte degli operatori telematici di gioco, che cresce di giorno in giorno e utilizza sistemi di incentivo sempre più accattivanti per i potenziali clienti. E le regole che dovrebbero garantire l’identità certificata del giocatore non sono abbastanza rigide, né forse potrebbero esserlo maggiormente. A meno che un giorno non si arrivi ad ipotizzare un sistema di riconoscimento ottico con la lettura dell’impronta digitale, ma allo stato attuale faccio fatica a pensare se e quando potrà realmente realizzarsi. Di certo c’è che l’invio della fotocopia del documento al concessionario è ben poca cosa, così come è fragile il sistema di accesso con login e password. In sostanza, la gente gioca online e può farlo facilmente, minori compresi: mi capita di vedere fuori dalle scuole dei ragazzi che armeggiano sui telefonini per fare la scommessa.

 

Quindi, per i minorenni il gioco online rappresenta un fattore di rischio superiore a quello esercitato dal gaming terrestre?.

Oggettivamente non mi risulta che i bar e le sale da gioco che propongono apparecchi con vincita in denaro siano invase da ragazzi minorenni. Lì c’è un divieto che è più facile far rispettare, anche perché l’esercente è responsabilizzato in questo e gli adeguati controlli rendono impossibile questo fenomeno. Il problema, per le macchine da gioco, è che sono visibili, mentre il gaming online rimane nell’ombra. Certamente, non è bello vedere macchinette piazzate anche dove non dovrebbero esserci, e in alcuni posti sono proprio fuori luogo. Ma bisogna riconoscere che gran parte di questa attività si svolge nella piena regolarità.

 

Bisogna poi considerare che ci sono altri prodotti di gioco ben più aggressivi delle AWP.

Indubbiamente, ci sono altri tipi di offerta, molto disinvolta e sempre più variegata, e che comportano investimenti enormi da parte del pubblico. Penso, ad esempio, al Gratta&vinci, il cui vantaggio è quello di avere un’apparenza più innocua e di prestarsi a una diffusione che non dà molto nell’occhio; ciò non toglie che sia una proposta che ha anch’essa i suoi rischi. Ma la cosa più eclatante è il parossismo con cui ci si muove nei confronti delle slot, come se tutto il mondo del gioco si concentrasse lì. Così finisce che, per lavarsi la coscienza, ci si inventa di far installare le slot a 500 metri dalle chiese o altri luoghi sensibili.

 

Sul tema dei giochi, il Governo ha da tempo ingaggiato un braccio di ferro con gli enti locali, nel quale non sempre è uscito a testa alta. Perché questo contrasto e in che maniera se ne può venir fuori?

Anche se, in realtà, stanno arrivando sentenze che mettono in discussione le iniziative locali, la questione merita un approfondimento. Come ben sappiamo, la politica di questo governo, come di quelli che l’hanno preceduto, è di restrizione complessiva dei trasferimenti, che ha messo gli enti locali in seria difficoltà. E questi reagiscono intervenendo su un settore che permette – anche sulla base di una letteratura superata, visto che l’ascesa della raccolta di gioco è terminata – loro di farsi una bella immagine nei confronti dell’opinione pubblica, senza trascurare l’ulteriore obiettivo di far sì che parte del gettito erariale derivante dal gioco venga differita a loro.

D’altra parte, l’atteggiamento delle forze politiche è abbastanza trasversale; la crociata o l’iniziativa di turno viene sposata un po’ da tutti proprio perché permette di raccogliere consensi.

Detto ciò, credo che sia comunque possibile per gli enti locali far presente al governo centrale che non può decidere senza tener conto dell’impatto o delle ricadute sociali del gioco, che effettivamente si riversano, del tutto o quasi, sugli enti medesimi. Questa azione, però, deve essere svolta nei limiti tracciati dal sistema europeo, perché di fatto le nostre norme sono la traduzione dei principi dettati dalla UE.

 

Quali sono le effettive colpe del Governo e degli operatori?

Da una parte va riconosciuto che l’offerta di gioco è aumentata a dismisura, e questo per altro la rende in buona parte inefficace; pertanto, sarebbe stato meglio regolare l’offerta complessiva senza aprire totalmente il ventaglio. Agli operatori si rimprovera la troppa disinvoltura che hanno avuto nel pubblicizzare l’offerta di gioco. Alcune delle campagne che hanno imperversato sui media erano non solo sbagliate, ma anche non oneste. Valga per tutte quella del “Ti piace vincere facile”. La pubblicità in genere deve rispondere a un codice deontologico, ma sui giochi questo codice deve essere più stretto. Alché, oggi, si parla di cancellarla del tutto e probabilmente ci si arriverà.

 

Quanto hanno inciso realmente questi fattori sull’espansione delle ludopatie?

Questo è un tema sul quale è necessario fare assoluta chiarezza, in quanto sino ad oggi non abbiamo avuto altro che dati non plausibili, spesso creati artatamente. Il mio auspicio è che il Governo dia avvio ad una operazione di indagine conoscitiva vera, che permetta di costruire un quadro attendibile del settore, e quindi anche del fenomeno delle ludopatie. Sin da ora, però, non di deve commettere l’errore di concentrarsi esclusivamente sul comparto apparecchi, che in futuro è destinato a non essere più così centrale come oggi, in quanto sarà sopravanzato dal gaming online.

 

Ancora lontano dall’esser risolto è poi il problema dell’ipertrofia normativa che ha caratterizzato sin dall’inizio questo settore.

Se uno Stato è regolatore e gestore deve saper elaborare un insieme di leggi semplice e il più leggero possibile, e farlo rispettare. Invece, l’attuale apparato normativo è complicato e dà la possibilità di aggirarlo.

Io da tempo dico che l’unica cosa che potrebbe in qualche misura porre le premesse per fare ordine nel settore è il Testo Unico. Non è pensabile che il settore sia ancora gestito da agenzie statali che hanno tante altre cose da fare e che coi giochi non c’entrano nulla.

In ultima analisi, per mia concezione, quando uno Stato si schiera su posizioni di proibizionismo è già il segno di una sconfitta. Il gioco in denaro è l’espressione di un’attitudine umana impossibile da cancellare, che può avere dei risvolti negativi, come tutto ciò che è umano; perciò l’unica direzione verso la quale è opportuno lavorare è quella della riduzione del potenziale danno. Invece, qui si oscilla fra l’illusione di poter cancellare un settore e la necessità di spremerlo per fare cassa.”

 

On.le Tolotti, per concludere, non pensa che questo stato di cose sia anche conseguenza di una realtà politica a dir poco magmatica, dove ogni tema è occasione di scontro?

Come sappiamo, questo è un parlamento non è nato insieme a Renzi, e il suo lo ritengo un Governo forte, ma che al tempo stesso lavora in condizioni di debolezza. La forza è che non ha una alternativa; la debolezza sta nell’essere di larghe intese. E l’attitudine proattiva del premier crea a volte malumori od imbarazzi.

Comunque, è difficile pensare che questo governo entrerà in crisi prima della fine della legislatura, a meno che non sia lo stesso premier a volerlo. Una volta che sarà chiusa la partita delle riforme costituzionali, Renzi avrà in mano uno strumento elettorale nuovo, sicuramente più forte, in quanto l’aver giocato la carta di trasferire il premio di maggioranza alla lista significa chiudere il sistema delle coalizioni e far sì che essa possa governare da sola, sia pur in un sistema bipolare bipartitico. Pertanto, non si può escludere che nel 2017 ci saranno le condizioni per chiudere prima la legislatura e andare subito alle elezioni. Il rischio è che col doppio turno il PD possa perdere la leadership. Ma questo è un discorso che andremo a verificare nel tempo.”

 

In conclusione, qual è il suo parere sulla Stabilità 2016 in materia di giochi?

Mi sembra che non faccia altro che confermare quanto ho detto sino ad ora. E’ un insieme di norme in cui posizioni più proibizioniste sono accomunate con altre misure tutto sommato condivisibili. Ma in questo non vedo nessuna evoluzione. Al contrario, la legge di stabilità è un esempio calzante di questa schizofrenia, per cui da una parte si stringe e dall’altra si guarda al settore come la gallina uova d’oro.

 

Marco Cerigioni – PressGiochi