27 Dicembre 2024 - 06:34

Thailandia: la legalizzazione dei casino è vicina

Dopo aver depenalizzato la cannabis e legalizzato le unioni omosessuali, la Thailandia sta ora prendendo in considerazione l’ipotesi di aprire dei casino per attirare più turisti, in modo da rivitalizzare

17 Agosto 2022

Dopo aver depenalizzato la cannabis e legalizzato le unioni omosessuali, la Thailandia sta ora prendendo in considerazione l’ipotesi di aprire dei casino per attirare più turisti, in modo da rivitalizzare l’economia duramente colpita dalla pandemia.

Il rapporto redatto da una commissione formata su ordine della Camera dei Deputati ha sollecitato l’emanazione di un quadro legislativo per tradurre in realtà i “complessi di intrattenimento”, un eufemismo per non usare la parola casino. Filtra molto ottimismo, non solo sulla possibilità che la proposta vada a buon fine, ma anche che il progetto possa partire prima di quanto preventivato.

In tal modo, infatti, si andrebbe a generare un flusso da miliardi di dollari proveniente dall’estero, che si traduce in un forte entroito per le casse dello Stato, e al tempo stesso arginare la fuga dei giocatori verso i paesi vicini.  Almeno 400 miliardi di baht (11 miliardi di dollari) di entrate fiscali aggiuntive verrebbero raccolti ogni anno una volta che diverse strutture saranno operative, ha affermato il vicepresidente della commissione parlamentare preposta, Pichet Chuamuangphan.

Sempre a suo avviso, la Grande Bangkok sarebbe l’ideale per aprire il casino iniziale, per pooi estendere il discorso al Corridoio economico orientale, che interessa tutta la parte costiera ad Ovest, comprendente Phuket, Krabi Phang Nga, Chiang Mai nel nord e Chonburi, sede della località balneare di Pattaya.

Una chiave per il successo di queste nuove strutture è consentirne l’accesso ai cittadini thailandesi – coi vincoli del minimo di età di 20 anni e di un conto bancario personale di almeno 500.000 baht – prendendo le mosse dalle esperienze dei casino del Vietnam e della Corea del Sud, che mostrano una certa sofferenza proprio a causa del divieto imposto alle relative popolazioni nazionali.  Il rapporto si è concentrato molto sulla realtà dei casino di Poipet, città cambogiana al di là del confine, che sono letteralmente invasi da giocatori thailandesi.

I casino e le gestioni sarebbero demandati allo Stato, ma questo potrebbe costituire delle partnership con società nazionali o estere e rilasciare licenze di esercizio direttamente a società private. In ogni caso, i complessi devono includere strutture come hotel, parchi di divertimento e punti vendita, ha affermato Pichet.

Sarà prevista una tassa minima del 30% sulle entrate degli operatori di casinò e per i giocatori nazionali le vincite saranno considerate componente di reddito, quindi dovranno essere denunciate e tassate.

 

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