“La proposta di applicare una nuova tassa dello 0,3% al betting non ha molto senso dal momento che il settore delle scommesse sportive ha inevitabilmente subito una crisi poiché i
“La proposta di applicare una nuova tassa dello 0,3% al betting non ha molto senso dal momento che il settore delle scommesse sportive ha inevitabilmente subito una crisi poiché i negozi terrestri sono chiusi e poiché gli eventi sportivi non si svolgono e quindi i giocatori non hanno eventi su cui scommettere. Inoltre, una parte delle imposte generate dal settore delle scommesse sportive è già assegnata a sostegno del settore sportivo”.
Lo afferma l’avv. Giulio Coraggio dello studio legale DLA Piper commentando la nuova tassa dello 0,3% sulle scommesse sportive prevista dal decreto rilancio. La tassa calcolata sul fatturato generato dalle scommesse, al netto delle altre imposte (ovvero il 24% in caso di scommesse sportive online e 22 % in caso di scommesse su eventi virtuali) applicata dall’entrata in vigore della legge fino alla fine del 2022.
“Avrebbe più senso – spiega il legale – prevedere una sospensione del divieto di sponsorizzazione degli operatori di scommesse sportive e gioco d’azzardo per almeno un periodo, come inizialmente previsto. In effetti, le sponsorizzazioni sono, per definizione, un tipo morbido di pubblicità, senza alcun tipo di invito all’azione, e quindi non si verificherebbe alcun rischio di compromettere i giocatori. Inoltre, il divieto italiano di gioco d’azzardo e scommesse pubblicitarie è stato contestato in molti casi anche dall’autorità di regolamentazione poiché non è un modo efficace per limitare il rischio di dipendenza da gioco”.
PressGiochi
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