Tra le varie imposte che potrebbero essere tagliate c’è anche la tassa sugli intrattenimenti, più conosciuta come “imposta sui biliardini”. Ovvero i 40,80 euro annui che i pubblici esercenti devono versare, evitando così pesanti multe, per poter mettere a disposizione dei clienti giochi che non mettono in palio nessuna vincita.
Una lista ancora in via di predisposizione al ministero dell’economia, ma che già ricomprende diversi “fastidiosi” balzelli. Come per esempio, la “tassa sugli intrattenimenti”, più nota coma la tassa sui biliardini. Si tratta in pratica, di un’imposta che colpisce i giochi senza vincita in denaro, quelli che hanno il solo scopo di intrattenere gli avventori di bar o sale, come per esempio i flipper, ma anche le freccette o i juke box. Su un biliardino, per esempio, si applica un prelievo dell’8 per cento su una base imponibile di 3.800 euro. Poco più di 300 euro insomma. Tutta la tassa vale per lo Stato solo 26 milioni. Da tempo gli esercenti ne chiedono l’abolizione, anche perché, hanno sempre spiegato, la tassa in molti casi costa più degli introiti del gioco stesso.
Qualche tempo fa, il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, aveva spiegato che dall’abolizione dei mictro-tributi il fisco perderebbe un gettito di 152 milioni su 11 tasse erariali, 91 milioni su 7 imposte regionali e 10 milioni su 3 micro imposte comunali. Uno sforzo, insomma, assolutamente sostenibile per le casse statali ma che porterebbe in dote ai contribuenti non solo un minor esborso di denaro, ma soprattutto una semplificazione in termini di burocrazia e di tempo risparmiato. La delega è in discussione alla Camera e Leo ha spiegato che potrebbe essere approvata prima dell’estate. A quel punto partirà la fase attuativa.
PressGiochi