24 Dicembre 2024 - 14:25

STS: “Il pericolo non sta nel gioco in sé quanto nella modalità di fruizione”

Proviamo oggi a combinare tra loro due notizie, una nostrana e una proveniente dall’altra parte dell’oceano, per giungere poi a una riflessione conclusiva. La prima notizia giunge dalla Capitale. Pochi giorni

29 Giugno 2018

Proviamo oggi a combinare tra loro due notizie, una nostrana e una proveniente dall’altra parte dell’oceano, per giungere poi a una riflessione conclusiva. La prima notizia giunge dalla Capitale.

Pochi giorni fa, – afferma il Sindacato dei Totoricevitori Sportivi –  presso l’Ospedale pediatrico Bambino Gesù è stata presentata la ricerca “Adolescenti e azzardo: cresceranno dipendenti?” dalla quale emerge che su un campione di 1.600 romani tra i 13 e i 17 anni, due su tre giocano almeno una volta l’anno. La modalità di gioco è quella on line (visto che i punti vendita fisici il divieto di gioco ai minori lo fanno rispettare) e lo strumento per accedervi è, naturalmente, lo smartphone dal quale gli adolescenti non si separano mai.

La seconda notizia, anch’essa freschissima, arriva dalla Silicon Valley, patria della Apple. L’AD Tim Cook ha detto che nessuno all’interno dell’azienda della mela hai mai desiderato che le persone esagerassero con l’uso di questo strumento divenuto ormai indispensabile.

La constatazione che la maggior parte delle persone passa troppo tempo sull’IPhone al punto da sviluppare una dipendenza potenzialmente incontrollabile ha spinto la Apple a congegnare sistemi di autocontrollo e autolimitazione come, ad esempio, la funzione “Screen Time” che conteggia minuziosamente il tempo trascorso sulle diverse app scaricate e la funzione “App limits” che permette di impostare un tempo massimo di utilizzo delle stesse applicazioni.

Cosa ricaviamo da queste due notizie? Che è giunto il momento di correre ai ripari, prima che sia troppo tardi.

Non sta a noi suggerire soluzioni ai grandi della telefonia mobile né promuovere campagne di sensibilizzazione per invitare i genitori a stare dietro ai propri figli ma indicare percorsi normativi in materia di giochi pubblici al legislatore nazionale e locale, quello sì.

Ovunque venga annunciata l’emanazione di un provvedimento che intenda limitare l’offerta di gioco terrestre (ultimo in ordine di tempo quello adottato dal Comune di Roma) noi rispondiamo che bisogna piuttosto intervenire sull’on line. Perché la pericolosità per la salute non sta nel gioco in sé quanto nelle sue diverse modalità di fruizione.

La posta in gioco è alta: si parla della salute della gente. E allora stiamo attenti a non sbagliare nella scelta del rimedio. Limitare il gioco fisico, fino ad abolirlo, significa decretare il dilagare del gioco on line.

Guai ad arrivare a questo punto!”.

 

 

PressGiochi