23 Novembre 2024 - 06:24

Stefano De Vita (Sisal) a PressGiochi MAG: “Il confronto con ricercatori ed esperti migliorerà il lavoro che svolgiamo sul tema del gioco responsabile”

L’impegno di Sisal per sviluppare un concreto ed efficace programma di Gioco Responsabile

14 Dicembre 2022

Le eccellenze del gioco pubblico italiano non smettono mai di investire su sé stesse e sul miglioramento della qualità dell’offerta dei propri giochi, tenendo ben presente un tema ormai imprescindibile: il gioco responsabile. Lo fanno utilizzando le nuove frontiere della tecnologia, con l’Intelligenza artificiale, con lo studio, le attività di ricerca, il confronto con gli esperti. Ma non solo.

In casa Sisal, lo scorso luglio è stato istituito per la prima volta il Comitato di Coordinamento Scientifico interamente dedicato al programma di Gioco Responsabile. Si tratta di un organo indipendente per un supporto esterno sul coordinamento delle attività di gioco responsabile, con l’obiettivo di valutare la coerenza strategica delle iniziative con i progetti aziendali e suggerire nuovi spunti di sviluppo.
Ne abbiamo parlato nell’ultimo numero di PressGiochi MAG con Stefano De Vita che guida il team di Responsible Gaming all’interno dell’azienda.

 

Stefano De Vita, Responsible Gaming & Market Intelligence Director, da 23 anni in Sisal. Ricerca e analisi di mercato sono le sue passioni declinate nell’obiettivo di mettere il consumatore al centro dell’attività aziendale per capirne i comportamenti al fine di offrire la migliore esperienza di gioco ed oggi anche per garantire un’esperienza di gioco sempre più sana e sicura. Non solo: questo impegno coinvolge anche la vostra rete fatta di 47mila punti vendita a livello internazionale, attraverso attività di informazione e formazione.  Recentemente in Sisal avete deciso di fare un passo in più, avviando un Comitato di Coordinamento Scientifico. Di cosa si tratta e cosa vi ha spinto a fare questo passo?

“Il tema del gioco responsabile è un tema importante ma dove spesso mancano dei reali benchmark di riferimento. È fondamentale quindi costruire momenti di confronto con eccellenze esterne al nostro mondo, che possono quindi rappresentare un elemento per imparare, migliorare e capire se il processo che stiamo adottando sia corretto. Per fare questo abbiamo coinvolto, come detto prima, alcune eccellenze ricercatori e nelle materie che afferiscono al tema del gioco responsabile. Questo si tradurrà in un fantastico supporto che migliora costantemente la nostra attività, perché non c’è niente di meglio di chi è non è coinvolto direttamente nel day by day per fornirci una loro visione delle attività che stiamo realizzando e comprendere se queste possano essere percepite in maniera positiva. È un’esperienza che ci sta aiutando tantissimo”.

 

Nel Comitato, che avete istituito a luglio, sono presenti cinque componenti esterni con esperienze e profili professionali diversificati. Ne fanno parte Cinzia Castiglioni, Docente di Psicologia del Marketing e dei Consumi e Ricercatrice presso l’Unità di Ricerca in Psicologia Economica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano; Maurizio Fea, Psichiatra, Project Manager per la terapia online sul gioco per conto di Federserd; Emanuela Girardi, Fondatrice di Pop Ai (Popular Artificial intelligence) Membro del Consiglio direttivo di Adra (Artificial Intelligence, Data and Robotics Association); Stefano Mainetti, Professore aggregato POLIMI Graduate School of Management e Stefania Siani, Presidente ADCI – Art Directors Club Italia.

Come si integra il loro contributo nel programma di lavoro che portate avanti come Sisal?

 

“Confrontarsi con loro è per me un’occasione di crescita culturale costante. Loro hanno la capacità di coprire tutti gli aspetti del responsible gaming che trattiamo in Sisal: a livello generale ci confrontiamo sull’idea complessiva dei diversi progetti che vogliamo implementare, per constatarne l’efficacia e possibili aree di miglioramento; allo stesso tempo, li coinvolgiamo anche sulle singole specificità come se fossero dei consulenti specializzati. Abbiamo voluto coinvolgere questi ‘super esperti’ per darci supporto e intravedere – per ciascuno nel proprio ambito – le possibilità che abbiamo di fronte. Pensiamo a Mainetti e Girardi sul tema dello sviluppo del digitale, sono considerati dei numeri uno nel loro campo e riteniamo possano darci un contributo unico per sviluppare nuove iniziative e farci ispirare da visioni diverse. Un’esperienza straordinaria non solo per noi ma per tutto il processo e, spero, domani per tutto il comparto. Pensiamo a Castiglioni e Fea per il supporto psicologico da offrire ai nostri giocatori, a Siani massimizzare l’efficacia delle nostre azioni di Gioco Responsabile attraverso una informazione volta a spiegare al meglio i nostri obiettivi e le azioni susseguenti sul tema.

Con gli esperti esterni abbiamo fissato degli incontri bimestrali, ma abbiamo la loro disponibilità a confrontarci anche in momenti diversi in base alle questioni che nasceranno di volta in volta. Questo ci permette di avere un continuum del lavoro molto importate. Ritengo che avere il loro supporto rappresenta l’elemento base grazie al quale si possa riuscire bene”.

 

Andando più nel tecnico, il team di Gioco Responsabile interno all’azienda coordina numerosi tavoli di lavoro trasversali a tutte le aree aziendali. Come si sviluppa questo lavoro e con quali obiettivi? Ricordo tra questi, l’obiettivo di zero giocatori problematici entro il 2030, nobile ma anche ambizioso…

“Il pensiero che abbiamo costruito si basa su un approccio pragmatico: partire quindi dai dati e dai fatti e dalla ricerca scientifica. Da lì si inizia, per capire i comportamenti dei giocatori e le situazioni nelle quali ci veniamo a trovare. Abbiamo sviluppato 11 tavoli di lavoro trasversali a tutta l’azienda: tavoli che si occupano di retail, di online, dei singoli prodotti con una serie di attività volte a migliorare la qualità dell’offerta sul fronte del gioco responsabile, usando l’area tecnica di IT e di AI. Vogliamo davvero raggiungere tutta l’azienda, raccogliendo le esperienze di ognuno. L’obiettivo è creare intorno al tema ‘responsible gaming’ una coscienza forte all’interno dell’azienda, perché non deve essere un’attività intellettuale portata avanti solo da alcuni ma deve essere condivisa da tutti. Abbiamo 2mila ambasciatori in azienda che possono raccontare una visione del gioco completamente diversa da quella che è il comune sentire su questo tema, e siamo convinti che proprio questa sia la strada. Stiamo integrando le tematiche del gioco responsabile alle attività di tutti i giorni, più legate al business. E questo pian piano sta permeando il modo di fare cultura aziendale sul gioco responsabile”.

 

In Sisal definite questo impegno come leadership inclusiva, cosa intendete? I risultati ottenuti verranno poi messi a disposizione anche del Legislatore?

“La leadership inclusiva deve essere attenzionata. Credo che il gioco responsabile sia un percorso lungo che debba pian piano permeare nella struttura del nostro modo di fare gioco. Sono convinto che il tema diventerà centrale nell’attività di tutte le aziende.

Per questo dobbiamo mettere a disposizione – su un terreno comune – le informazioni e farne un patrimonio condiviso, ognuno per la propria parte di competenza e dal proprio punto di vista su questa tematica così importante – che è il tema su cui si fonda la sostenibilità di lungo periodo del nostro settore. Più condivideremo questa attività più daremo senso compiuto a quel concetto di leadership inclusiva.

Dovremo lavorare affinché la stragrande maggioranza dei giocatori si diverta senza correre rischi, fino ad azzerare il numero dei giocatori problematici. La tematica sarà superata quando tutti cominceremo a pensare ed agire in termini di gioco responsabile. Quel 2030 è proprio quel traguardo che ci vogliamo dare”.

 

Oltre ad istituire un Comitato di coordinamento scientifico sul gioco responsabile, in Sisal avete avviato numerose collaborazioni autorevoli sul tema Gioco Responsabile, come quella con l’Università Cattolica. Ce ne può parlare?

“Da ricercatore, sono convinto che il confronto con le più avanzate strutture di ricerca del Paese sia il modo migliore per capire. Abbiamo impostato la ricerca in maniera complessa, ricca ed articolata, sui temi del gioco responsabile. Ma ci siamo chiesti se oggi gli strumenti utilizzati siano sufficienti per stabilire i comportamenti del giocatore. Con l’Università Cattolica abbiamo intrapreso un percorso di studi per sviluppare un progetto di analisi comportamentale che suddivida la problematicità dei giocatori in base ai loro diversi comportamenti; dobbiamo analizzarne i comportamenti per implementare le diverse azioni per supportarlo. Per questo dobbiamo ampliare la nostra sfera di azione e prenderci coscienza di andare a fondo sul problema”.

 

Come state realizzando le attività di formazione e comunicazione presso la rete di punti vendita? Il Comitato che avete istituito si pone l’obiettivo anche di dare una corretta rappresentazione dell’impegno di Sisal in tal senso?

“La formazione è uno degli impegni fondamentali su cui da tempo lavora Sisal. Abbiamo realizzato corsi di formazione per tutta la nostra rete di vendita. Per aver certezza che il messaggio arrivi in maniera chiara, stiamo mettendo in atto un processo di certificazione, per capire se siamo in grado di verificare che gli obiettivi della formazione siano stati raggiunti. Lo stesso piano di formazione è rivolto obbligatoriamente all’interno dell’azienda: lavorare sui dipendenti, sui punti vendita e anche sul personale dei punti vendita indiretti è un modo per cominciare a essere pervasivi sul tema e alzare il livello di attenzione. Si crea così quel circuito informativo che parte dall’azienda per poi raggiungere il giocatore”.

 

Cristina Doganini – PressGiochi

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