Lo Spettacolo Viaggiante evoca l’idea dell’isola felice, di un mondo fatto di fantasia e nostalgia, non senza un pizzico di magia, di un’oasi in cui rifugiarsi per sfuggire alle angosce
Lo Spettacolo Viaggiante evoca l’idea dell’isola felice, di un mondo fatto di fantasia e nostalgia, non senza un pizzico di magia, di un’oasi in cui rifugiarsi per sfuggire alle angosce del quotidiano. Così era, un secolo fa, quando le prime carovane dei giostrai cominciarono ad attraversare coraggiosamente la penisola, così è oggi, con la presenza di tante attrazioni, fisse o itineranti, di grande impatto estetico e al tempo stesso supportate da un’altissima tecnologia.
Sono circa 5000 gli imprenditori, o per meglio dire le famiglie, che in Italia operano in questo settore. Una quota ormai consolidata nel tempo, perché questo è un mestiere che non si impara sui libri ma si tramanda di padre in figlio, e dove la passione viene prima del business.
Una realtà che Pressgiochi.it ha i piacere e la volontà di riscoprire, non con un servizio “una tantum”, ma con una serie di interventi costanti nel tempo. A tal fine, il miglior modo per partire non poteva essere altro che quello di rivolgersi a chi, nell’ambito dell’Associazione Nazionale Spettacolo Viaggiante (Anesv), è diventato ormai una pietra miliare: il Segretario Nazionale Maurizio Crisanti.
Dottor Crisanti, come dipingerebbe il quadro d’assieme del settore dello Spettacolo Viaggiante italiano?
“Questo è un settore che raggruppa realtà diverse, dal piccolo operatore che gestisce la singola giostra nel giardino comunale all’imprenditore che conduce i grandi parchi divertimento. Queste anime convivono e spesso hanno dei punti d’incontro, in quanto alcuni parchi sono stati realizzati o acquistati da persone che provengono dal vecchio lunapark o dal settore del circo”.
Può fornirci qualche dato sul volume d’affari del settore?
“Gli unici dati certi sono quelli inerenti i parchi con biglietto d’ingresso: nel 2014 sono stati frequentati da 17 milioni di visitatori e hanno incassato 300 milioni di euro. Per il resto, la stima è difficile; c’è però il fatto che nell’ultimo decennio l’attività ha subìto un calo importante. Purtroppo, il nostro è un prodotto al quale si può rinunciare in momenti di crisi economica, e se nei primi anni di questa crisi abbiamo retto abbastanza bene il colpo, ora gli effetti si fanno sentire in maniera pesante. In sostanza, il calo del volume d’affari è quantificabile nell’ordine del 30/40% per le aziende che svolgono attività itinerante, e conseguentemente anche le imprese sono diminuite. Però, vi sono anche altri fattori negativi, primo fra tutti l’aumento dei costi dovuto ai tanti vincoli che ci sono stati imposti in termini di previdenza, sicurezza ecc. Adempimenti che solo in parte sono sostenuti dal buon senso”.
Qual è l’atteggiamento dei Comuni nei vostri confronti?
“Da parte dei Comuni c’è, in linea generale, meno attenzione rispetto a qualche anno fa. La necessità, forse eccessiva, di tutelare gli interessi dei cittadini (quanto a parcheggi, viabilità, quiete pubblica) finisce sempre col prevaricare le legittime aspettative degli operatori, nonché per penalizzare i cittadini stessi. La tendenza sempre più diffusa di delocalizzare dai centri storici le aree dedicate allo spettacolo viaggiante, anche in occasione delle feste patronali, comporta una notevole riduzione degli introiti e al tempo stesso svilisce la festa locale. Tutto il contrario di quanto avviene nelle città europee, dove nessuno penserebbe mai di togliere le giostre dai punti strategici. Tra l’altro, bisogna sottolineare che mai i giostrai hanno lasciato danni in giro; il loro senso di responsabilità nei confronti dell’ambiente che li ospita è proverbiale”.
Come sono cambiati i gusti dell’utenza?
“Sia nei parchi permanenti che nei luna park, bambini sempre più piccoli vogliono salire su attrazioni che 25 anni fa erano riservate ad adolescenti e adulti. Quindi il mercato si è spostato su apparecchi concepiti per le fasce d’età primarie mentre i ragazzi più grandi cercano un intrattenimento sempre più adrenalinico. Il problema è che le giostre costano care e la maggior parte degli imprenditori punta al mantenimento di ciò che hanno, cercando semmai di apportare qualche piccolo aggiornamento estetico o per la sicurezza. Pertanto, non deve sorprendere il fatto che i nostri fabbricanti esportano circa il 95% della produzione.
Comunque, nel mondo dell’intrattenimento per bambini c’è ancora spazio per idee nuove. Nelle città, dove gli spazi nelle abitazioni sono sempre più esigui, è forte la richiesta di locali per feste, e questo tiene viva la contiguità fra i settori dello Spettacolo Viaggiante e dell’Automatico, per quanto quest’ultimo abbia imboccato decisamente la strada del gioco a vincita in denaro”.
A proposito di questa continuità, è stravagante che lo stesso apparecchio abbia, nei due settori, regimi autorizzatori diversi.
“Certamente, soprattutto perché ciò genera confusione. Nel nostro caso abbiamo norme di sicurezza più complesse e adempimenti più costosi. E nel momento in cui anche un piccolo apparecchio è considerato una giostra subentrano problematiche diverse, che investono anche il costruttore. Fortunatamente un paio di anni fa abbiamo ottenuto una semplificazione normativa per gli apparecchi a gettone e moneta: in pratica, l’autorizzazione (codice identificativo) si ottiene presa visione della documentazione prevista senza il sopralluogo della commissione di vigilanza comunale.
Poi, in comune con l’Automatico, abbiamo il problema delle ticket redemptions. Oggi la carenza normativa crea problemi con la polizia urbana, perché non si sa mai fino a dove ci si può spingere col valore della partita e del premio; dovendo rispettare il Tulps, sarebbe quasi impossibile lavorare con queste macchine. In sostanza, per quanto fino ad oggi non abbiamo avuto grosse noie, il problema della mancanza di regole ci impedisce di fare scelte calcolate”.
Dottor Crisanti, in conclusione, ci sono ancora dei motivi per credere ed investire nello Spettacolo Viaggiante?
“La voglia di investire degli imprenditori è ancora elevata, in quanto il luna park, quando è ben organizzato e posto in posizione ottimale, è un prodotto che piace e nelle occasioni di lavoro migliori ancora risponde alle aspettative del grande pubblico. Il luna park non è solo un insieme di attrazioni, è di per se un evento, è luci, suoni, colori e clima di festa. Ma i problemi normativi e la scarsa sensibilità dei Comuni di cui ho parlato sinora sono un freno insormontabile. Per dirla più chiaramente, mettendo le questioni da risolvere in ordine di importanza, al primo posto c’è quello della delocalizzazione, che può essere risolto non con le leggi ma con una battaglia culturale che faccia capire ai Comuni la valenza di una bella festa locale come si faceva un tempo. A seguire, servono interventi normativi specifici per le attività itineranti, dove sono intere famiglie a spostarsi insieme; quindi interventi sulle scuole e sulla sanità, innanzitutto, e sui costi generali di una vita legata all’energia elettrica e al gasolio. Infine, terzo problema da risolvere, quello delle macchine a ticket, che ormai, dopo il regresso dei videogiochi, sono le più richieste dalla clientela”.
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