23 Novembre 2024 - 15:20

Società ‘cartiere’ e piattaforme online illegali al centro degli interessi criminali

di Chiara Sambaldi e Andrea Strata, Avvocati e Direttori dell’Osservatorio Permanente “Giochi, Legalità e Patologie” dell’Eurispes, su PressGiochi MAG

30 Maggio 2023

Tutti i fenomeni criminali presentano un certo livello di complessità ed indagare l’andamento dell’interesse delle ‘mafie’ nelle attività del settore dei giochi e delle scommesse implica decifrare dati e informazioni, frutto di operazioni di polizia giudiziaria talora a carattere transnazionale.

L’ultima Relazione del Ministro dell’Interno al Parlamento sull’attività della Direzione Investigativa Antimafia, nel primo semestre del 2022, restituisce un quadro frammentato delle indagini e delle risultanze giudiziarie che hanno avuto ad oggetto reati connessi ai giochi e alle scommesse all’interno di disegni criminosi più ampi.

Se la precedente Relazione, relativa all’ultimo semestre del 2021, dedicava alle attività criminali nell’area in esame solo pochi passaggi, a tratti poco intelligibili (come evidenziato nell’articolo pubblicato sul numero 35 di questa rubrica), il documento appena pubblicato, pur riferendo di molteplici operazioni di polizia giudiziaria, conferma evidenze già emerse senza introdurre particolari elementi di novità dal punto di vista fenomenologico e delle modalità operative delle organizzazioni. Occorre, comunque, segnalare l’andamento allarmante della persistenza, se non della crescita, dell’interesse delle organizzazioni criminali per attività illecite che consentono di conseguire enormi profitti.

Tra le pagine della Relazione si trova chiaramente descritta quella che è l’attività più remunerativa congegnata dalle ‘mafie’ per conseguire i propri fini: la creazione e l’utilizzo di piattaforme online illegali, collocate al di fuori del territorio italiano, attraverso le quali vengono perfezionate e movimentate scommesse offerte in modo organizzato in ‘rete fisica’ ovvero all’interno di esercizi aperti al pubblico sul territorio nazionale.

In estrema sintesi: il server è dislocato all’estero e ad esso sono connessi negozi di scommesse reali e non virtuali attivi in Italia. Il denaro delle puntate viene raccolto in Italia e trasferito all’estero.

Non è un caso che l’espressione più ricorrente nel testo della Relazione per indicare il business criminale è “scommesse online”, ad indicare la scommessa che si perfeziona tramite piattaforme online risultate non autorizzate e quindi illegali.

La Sicilia è la regione nella quale si concentra il maggior numero di interventi ed infatti si legge: «I principali interessi criminali delle mafie siciliane si confermano il traffico di stupefacenti, le estorsioni e l’usura, il gioco e le scommesse online, attività tuttora molto remunerative». Seguono Campania, Puglia, Basilicata e Lazio.

L’operazione più rilevante è quella che è stata denominata ‘Nautilus’, nell’ambito della quale nel mese di gennaio 2022, i Carabinieri hanno eseguito un’ordinanza cautelare nei confronti di un sodalizio criminale composto da soggetti indagati per associazione di tipo mafioso ed attivo «(…) in materia di giochi e scommesse illegali, intestazione fittizia di beni, riciclaggio, reimpiego di denaro provento di delitto in attività economiche, autoriciclaggio (…)». Tra gli indagati, un agrigentino che gestiva una ‘rete clandestina’ distribuita prevalentemente in Sicilia e in Calabria, associata ad una più ampia piattaforma di gioco online. All’operazione è seguito l’oscuramento, da parte dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, di undici siti di scommesse online non autorizzati che sono stati inseriti nella black list.

Altra indagine di rilievo è quella denominata ‘Ludos’ che ‒ si legge nella Relazione ‒ ha consentito di disarticolare un’associazione transnazionale, operante ad Augusta (SR) e con propaggini a Catania e Malta, il cui ‘core business’ era incentrato nell’esercizio abusivo del gioco e delle scommesse online tramite siti Internet non registrati in Italia. I capi dell’organizzazione, fungendo da raccordo tra due distinti gruppi per la gestione dei siti illegali di scommesse ed avvalendosi del rapporto con gestori nazionali ed esteri, riuscivano ad ottenere il credito necessario per l’esercizio del gioco senza anticipare denaro, fidelizzando così i giocatori e assumendo credito, anche usurario, nei loro confronti. Questa indagine viene indicata come emblematica della connessione tra delitti di usura e ‘sfruttamento’ della ludopatia, favorita dal sistema delle piattaforme online di gioco e scommesse.

Nella sezione dedicata agli interessi criminali in Sicilia, viene ricordata l’operazione ‘Apate’, conclusasi nel 2021 a Catania, per reati di associazione per delinquere finalizzata all’esercizio abusivo di attività di gioco e scommesse, truffa aggravata ai danni dello Stato ed intestazione fittizia di beni, commessi utilizzando agenzie e punti scommesse riconducibili a società operanti all’estero (Austria, Bulgaria e Malta).

A questo proposito, il generale della Guardia di Finanza, Nicola Altiero, Vicedirettore della Direzione Investigativa Antimafia, commentando l’operazione, aveva dichiarato che: «I siti erano completamente sconosciuti allo Stato, la server room era dislocata a Catania ma le giocate poi venivano convogliate verso Romania e Malta, verso società intestatarie di licenze straniere. Le puntate erano completamente anonime, senza apertura di conti gioco e omettendo qualunque versamento fiscale, esattamente il contrario di quanto succede nella rete legale. Inoltre, veniva meno anche ogni forma di garanzia verso il giocatore, dal momento che erano state ridotte le percentuali di vincita per i giocatori». 

Le operazioni citate, stando agli elementi riferiti, non hanno portato alla luce connessioni o interessenze con il sistema dei concessionari dello Stato e con le relative filiere.

Infine, nella Sezione dedicata alla ‘Criminalità organizzata italiana all’estero e relazioni internazionali’ si legge che «l’utilizzo sempre maggiore della tecnologia ha consentito, altresì, ad imprenditori riconducibili alle organizzazioni criminali, operativi nel settore del gioco d’azzardo e delle scommesse (…) di costituire società ‘cartiere’ con sede legale nei paradisi fiscali, atte a far nascere un mercato parallelo a quello legale, finalizzato a realizzare smisurate forme di guadagno e, nel contempo, a riciclare cospicue quantità di denaro». Tra le varie attività giudiziarie, vengono citate le operazioni denominate ‘Galassia’, ‘Revolutionbet – Gaming online’, ‘Scommessa’ e ‘Doppio Gioco’ (pag. 272).

La Relazione del Ministro dell’Interno conferma un dato che appare ormai chiaro ed assodato (si vedano anche le conclusioni del focus “Mafia&Giochi” contenuto nella Relazione sull’attività della D.I.A. relativa al secondo semestre 2019): il business delle organizzazioni criminali nell’area del gioco e delle scommesse si concentra, per la sua redditività in termini di profitti illeciti, nella creazione e gestione di sistemi che sono paralleli ed alternativi a quelli gestiti in concessione statale, con il fine di controllare il territorio.

Alla luce dell’evoluzione del fenomeno mafioso, come descritta dagli esperti della materia, le imprese che fanno parte del sistema del gioco pubblico e legale, pur con le proprie specificità, sono esposte ai rischi di tentativi di infiltrazione criminale, al pari di ogni impresa attiva in settori appetibili dell’economia legale, principalmente per finalità di riciclaggio del denaro di provenienza illecita e con le medesime modalità operative tendenti a penetrare le reti di esercizi sul territorio, attraverso la costituzione di società ad hoc intestate a prestanome.

Come più volte evidenziato all’esito degli approfondimenti dell’Osservatorio su Giochi, Legalità e Patologie dell’Eurispes, se il sistema concessorio, già fortemente regolamentato, potrebbe essere rafforzato attraverso misure ancora più efficaci per contrastare le infiltrazioni criminali nell’ambito della filiera del gioco pubblico, lo stesso rappresenta certamente il modello che consente di assicurare il presidio dello Stato in un’area che, prima della legalizzazione, era esclusivo appannaggio della criminalità.

Il presidio di legalità va tutelato e implementato nell’ambito di una politica sul gioco pubblico che, guardando al territorio, stabilisca obiettivi sostenibili e strumenti efficaci, facendo leva sulla responsabilizzazione del comparto legale e fornendo risorse adeguate alle autorità competenti per il controllo e la repressione, per fronteggiare la continua e repentina evoluzione tecnologica di cui la criminalità si avvantaggia liberamente e senza vincoli.

 

 

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