L’Avvocato Sbordoni riflette sul futuro economico e legale italiano legato al gioco esprimendo anche interessanti idee e preoccupazioni personali sulla Conferenza Unificata. “Il Consiglio dei ministri nella seduta del 30
L’Avvocato Sbordoni riflette sul futuro economico e legale italiano legato al gioco esprimendo anche interessanti idee e preoccupazioni personali sulla Conferenza Unificata.
“Il Consiglio dei ministri nella seduta del 30 giugno 2016 ha approvato- commenta- su proposta del ministro dell’Economia e delle finanze Pier Carlo Padoan, il disegno di legge relativo al Rendiconto generale dell’Amministrazione dello Stato per il 2015, parificato dalla Corte dei conti nell’udienza a Sezioni riunite tenutasi il 23 giugno 2016, nonché quello recante disposizioni per l’assestamento del bilancio di previsione dello Stato per l’anno 2016. Il Rendiconto 2015 prende atto dei risultati conseguiti nel passato esercizio, nell’evoluzione dei conti pubblici. Il testo contiene anche un capitolo dedicato ai giochi: il settore ha garantito entrate erariali per 8,8 miliardi, con un incremento del 6% rispetto all’anno precedente (2014). Il dato appare in crescita dopo la flessione degli ultimi anni”.
“Questo il passato- prosegue Sbordoni- Le previsioni dal 2016 al 2018, rese note lo scorso 1 marzo dalla Ragioneria dello Stato – dipartimento del Ministero dell’Economia e Finanze che cura i conti pubblici – dicono che la ‘Giochi&Co’ è chiamata a contribuire per oltre 41 miliardi di euro al bilancio statale. Nello specifico si tratta di 13,6 miliardi nel 2016, 13,7 nel 2017 e 13,7 nel 2018.Questo il futuro. Ci si chiede dove lo Stato troverà gli ulteriori quattro miliardi ad oggi mancanti se continua nella politica del “non fare” nei confronti del settore dei giochi e delle scommesse. I bandi di gara terrestri -bingo incluso- avrebbero potuto contribuire sia alle casse erariali che all’assetto del territorio. Ad oggi però, grazie all’impasse della Conferenza Unificata prevista dalla Legge di Stabilità 2016, è assai difficile fare previsioni”.
“La proroga dell’intera rete terrestre – continua- il cui termine ultimo per aderire è scaduto lo scorso 30 giugno – era un passo dovuto da parte di ADM. Una scelta obbligata visto il grave inadempimento da parte di Governo centrale e Governo del Territorio. Inutile cercare di responsabilizzare quest’ultimo facendo presente che l’ennesimo fallimento della Conferenza Unificata potrebbe creare un grave buco nel bilancio dello Stato, che a cascata avrebbe ripercussioni anche sulle finanze regionali e comunali. Inutile dire che qualora venisse trovata una soluzione in Conferenza Unificata, sarebbe una manna non solo per il settore ma anche per le casse dell’erario. Purtroppo chi siede intorno a quel tavolo (ma esiste?) sembra troppo preso da altri temi, che potrebbero non fare il bene del nostro Paese. Per garantire la continuità del servizio pubblico, ADM non poteva non procedere con la proroga, peraltro gravata dai vincoli della Stabilità 2016, dove comunque era già stata prevista e subordinata alla partecipazione al bando di gara. Certo, se i tempi fossero stati rispettati si sarebbe ottenuto il vantaggio di riassetto sia di mercato che di competenze. Da ciò si potrebbe dedurre che il governo era in buona fede e speranzoso di trovare un accordo con gli enti locali, oppure l’esatto contrario”.
“Si spera che la proroga –conclude l’avvocato- bella o brutta che sia abbia una durata limitata. Gli effetti di questa proroga, qualora si protraesse, nel futuro potrebbero essere alquanto negativi: primo fra tutti la reviviscenza della rete parallela illegale, quella di cui agli Enti locali- comuni in testa- non importa un fico secco. Per il momento la rete è congelata, ma con l’estate torrida si rischia che il ghiaccio si sciolga. E’ necessario inoltre non alimentare altro contenzioso andando ad impugnare il provvedimento di ADM, che è il prodotto di una norma scritta male che si affidava a delle condizioni – il bando di gara non ancora emanato – non avverate per responsabilità esclusiva di chi non ha voluto la soluzione, ovvero gli enti locali. Con costoro bisogna instaurare un dialogo, riconoscendo quel ruolo di controllo del territorio di competenza che hanno ma che non è quella che esercitano – dopo avergli fatto comprendere che i loro provvedimenti restrittivi non si basano su fondamenta stabili. Altre speranze vengono riposte nella Corte Costituzionale chiamata a decidere sulla legittimità della legge regionale pugliese. Se il Giudice delle Leggi inizia a mutare il proprio orientamento, gli enti locali dovranno loro malgrado rivedere le loro politiche”.
PressGiochi
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