Gran Bretagna. Nel caldo di agosto, la politica inglese (come quella italiana) si scatena sulle modifiche agli apparecchi da gioco A dar retta ai media, la scorsa settimana il Governo
A dar retta ai media, la scorsa settimana il Governo e i rappresentanti del territorio avrebbero raggiunto un accordo, seppure non siglato. Come commenta l’avvocato Stefano Sbordoni, la sottoscrizione, quella che darà ufficialità all’intesa STATO-REGIONI, dovrebbe arrivare a settembre. Questo tanto sudato accordo sembrerebbe essere il frutto di una precisa proposta del sottosegretario.
Di seguito alcuni dei passaggi più rilevanti della proposta del governo:
1) Riduzione dell’offerta di gioco (sia dei volumi che dei punti vendita) attraverso:
– un numero massimo di 18.000 sale comprensive di quelle attualmente installate, e punti gioco certificati, rispetto ai 29.600 attuali, così articolati: 10.000 agenzie o negozi aventi come attività prevalente la vendita di prodotti di gioco pubblici (Legge di Stabilità 2016, nuovo bando di gara), 5.000 corner, 3000 sale VLT e Bingo;
– un numero massimo di circa 30/35.000 esercizi che saranno in grado di ottenere la certificazione per la vendita di gioco pubblico.
2) Definizione di un sistema di regole relative alla distribuzione territoriale e temporale dei punti gioco che ospitano AWP
Le Regioni, d’intesa con gli Enti locali, s’impegnano a garantire l’effettiva attività commerciale dei punti vendita del gioco pubblico previsti a regime (18.000 sale e punti Gioco e 30/35.000 esercizi). I punti di vendita di gioco previsti a regime sono distribuiti d’intesa tra le Regioni, proporzionalmente, sulla base dell’attuale distribuzione numerica, ma tenendo conto della diversa collocazione urbanistica e sociale. Le Regioni e gli Enti locali dovrebbero adottare, nei rispettivi piani urbanistici, criteri che, tenendo anche conto degli investimenti esistenti, consentano una equilibrata distribuzione nel territorio allo scopo di evitare il formarsi di ampie aree nelle quali l’offerta di gioco pubblico sia o totalmente assente o eccessivamente concentrata. Riconoscere agli Enti del Territorio la facoltà di stabilire per le tipologie di gioco, delle fasce orarie fino a 6 ore complessive di interruzione quotidiana di gioco. La distribuzione oraria delle fasce di interruzione del gioco nell’arco della giornata va definita in una prospettiva il più omogenea possibile nel territorio nazionale.
3) Completamento dell’intervento normativo e di modernizzazione del settore dei giochi attraverso una politica che sia in grado di:
La proposta può apparire interessante, – conclude l’avvocato – con due fattori cruciali a determinarne la valenza: il mercato, a stabilire se la riduzione sia compatibile con la domanda (alla luce della continua evoluzione dell’offerta), e la competenza di chi dai vari Enti sarà preposto all’attuazione. E a tal proposito, ma come tutti gli accordi che si rispettino, nel trovare un buon compromesso accade che qualche punto rilevante non venga preso in considerazione (o forse venga sottinteso?). Sarebbe infatti importante – oltre a tenere in debito conto i due fattori citati – che nell’accordo venisse dedicato un capitolo al gioco illegale, o meglio ancora che venisse stabilito un principio durevole in tema: la netta distinzione tra gioco legale e non. Ciò ad evitare ad esempio che i punti che verranno tagliati per giungere all’intesa, vengano risucchiati in circuiti illegali. Sanzionare in maniera chiara ed esemplare il gioco illegale contribuirebbe in maniera rilevante a ridare dignità all’industria sana dei giochi.
PressGiochi
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