24 Novembre 2024 - 03:52

Sapar: “CdS chiede chiarezza al MEF su un vuoto legislativo che destabilizza un settore ormai in balia delle onde”

In questo strano Paese dove la giungla legislativa impera ed è sempre più complicato districarsi per gli operatori economici e per gli imprenditori, accade che il Ministero dell’Economia chieda un

15 Aprile 2019

In questo strano Paese dove la giungla legislativa impera ed è sempre più complicato districarsi per gli operatori economici e per gli imprenditori, accade che il Ministero dell’Economia chieda un parere al Consiglio di Stato. Lo fa evidentemente per districare la matassa delle procedure di selezione e di affidamento delle concessioni di raccolta delle scommesse per pronostici, gare ippiche ed eventi sportivi. La procedura in questione, negli obiettivi del legislatore, punta a organizzare una nuova rete di raccolta stante il fatto che le concessioni sono state soggette a ripetute proroghe.

Il Ministero – afferma in una nota l’associazione Sapar –  intende ridisegnare la rete fisica di raccolta attraverso i “corner” al fine di tutelare il consumatore e prevenire i fenomeni criminali, ma non sa come muoversi in presenza di una società ricorrente che ritiene vi siano delle palesi discriminazioni. La prima evidente contraddizione si rileva in questo passaggio considerando l’obiettivo contraddittorio, quello cioè di distruggere il gioco pubblico eliminando le sale giochi, bar tabacchi, locali pubblici e sale scommesse, attraverso il distanziometro e tutte le normative regionali che in realtà avrebbero dovuto attenersi alle linee guida dettate in sede di Conferenza unificata.

Eppure lo stesso Ministero guidato da Di Maio evidenzia che negli anni si è assistito al proliferare di normative regionali e comunali spesso difformi “che hanno generato una vistosa frammentazione”, vale a dire  il caos del quadro regolatorio,  ragion per cui il legislatore ha previsto (meglio dire aveva) la definizione in sede di Conferenza unificata delle caratteristiche dei punti di raccolta del gioco pubblico nonché della distribuzione a livello territoriale al fine di garantire “migliori livelli di sicurezza per la tutela della salute, dell’ordine pubblico e di tutela dei minori”.

 

Ciò che fa rizzare i capelli è che al fine di consentire l’espletamento delle procedure di selezione “le regioni adeguano (o avrebbero dovuto adeguare) le proprie leggi in materia di dislocazione dei punti vendita sulla base dei criteri stabiliti in sede di Conferenza Stato Regioni il 7 settembre 2017. Il Ministero ammette che le regioni non hanno adeguato le proprie leggi rispetto all’intesa citata. Il Ministero ha ritenuto comunque necessario nelle more, di ottenere pareri di legittimità, avviare l’iter per l’indizione della procedura di selezione procedendo contestualmente a richiedere il prescritto parere al Consiglio sugli atti di gara, precisando che in ogni caso non sono stati previsti vincoli a livello di distribuzione territoriale.

 

Considerato il prescritto obbligo di acquisire sugli atti e sulle procedure in corso il parere di legittimità da parte del Consiglio di Stato. Lo stesso Organo ha eccepito una serie di discrepanze: in primo luogo il fatto che alla Conferenza unificata in materia normativa non abbia fatto seguito il previsto decreto attuativo ne’ i documenti di gara richiamano le prescrizioni oggetto dell’intesa.

Non si forniscono inoltre delucidazioni sulle ragioni della mancata adozione del decreto ministeriale, che pure spetta alla competenza del Ministero referente, né in altro modo si forniscono chiarimenti sullo stato dell’arte, le motivazioni del ritardo e/o le eventuali diverse scelte amministrative che presiedono alla decisione di soprassedere all’emanazione di tale decreto e perché esso possa esser eventualmente ritenuto non necessario. Il Ministero non fornisce elementi di valutazione, pur necessari, riguardo alla ritenuta non ostatività, ai fini della procedura di gara, della mancanza di tali atti, che pure paiono essere in qualche modo configurati dalla legge come presupposti per l’indizione delle gare.

 

Tutto questo ha determinato nei giorni scorsi un rinvio del parere da parte del Consiglio di Stato il quale invita il Ministero a fare chiarezza sul vuoto legislativo che inevitabilmente non solo crea confusione ma soprattutto destabilizza un settore ormai in balia delle onde.

 

 

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