25 Novembre 2024 - 14:22

Sanna (Aiaf): “Per contrastare correttamente il gioco d’azzardo patologico serve la collaborazione dei diretti interessati”

“Non possiamo giudicare noi il lavoro svolto dall’osservatorio perché purtroppo, e nostro malgrado, non ne facciamo parte ma, dati alla mano, non possiamo ritenerci soddisfatti se le persone che azzardano

07 Ottobre 2019

“Non possiamo giudicare noi il lavoro svolto dall’osservatorio perché purtroppo, e nostro malgrado, non ne facciamo parte ma, dati alla mano, non possiamo ritenerci soddisfatti se le persone che azzardano continuano a crescere e se alcuni progetti finanziati dalle regioni (con l’avallo dell’osservatorio nazionale) nulla hanno a che fare con l’azzardopatia”.

Lo afferma a PressGiochi Riccardo Sanna, presedente dell’associazione AIAF – Non t’azzardare (Associazione Italiana Azzardopatici e Famiglie) che ha recentemente scritto al Ministro della Salute Roberto Speranza per chiedere di includere Aiaf nell’Osservatorio sul gioco patologico.

 

 

 

“A.I.A.F. – Non t’azzardare – spiega Sanna – nasce nel 2016 ed è costituita unicamente da persone affette da questa grave patologia e da loro familiari. Nel nostro piccolo cerchiamo di dare una mano a chi si trova ad avere problemi con l’azzardo. Non riceviamo né abbiamo mai ricevuto fondi dallo Stato.

La nostra richiesta è chiara: avere la possibilità di partecipare ai vari tavoli istituzionali dove si discute di azzardopatia. Ad esempio, far parte dell’Osservatorio Nazionale”.

 

Perché ritiene necessaria la partecipazione di un’associazione come la vostra all’Osservatorio? Qual è il contributo che potrebbe fornire Aiaf?

 

“Riteniamo necessaria la nostra partecipazione perché è quantomeno assurdo parlare di una malattia senza che il malato sia presente. Né si possono prendere decisioni prima d’aver interpellato le persone coinvolte: noi di AIAF non lo riteniamo giusto.

Non mi sembra che la schiera di esperti basti, anzi.

Le faccio due esempi: 1) I dati ISS ci dicono che la strada intrapresa è sbagliata. 2) Qualche giorno fa un articolo su Avvenire affermava come la pubblicità del gioco fosse ormai soltanto un brutto ricordo, mentre è bastata, poche ore dopo, una segnalazione di un nostro associato a far crollare questa leggenda metropolitana. Non a caso è dovuta immediatamente intervenire l’Agcom parlando di “qualche furbetto…”.

AIAF vede con gli occhi di chi quel problema lo conosce a memoria. E sa riconoscere prima di chiunque altro “pregi e difetti” del problema stesso.

Ieri a Roma si è continuato a parlare di numeri, cure, prevenzione, esperti, fondi da stanziare o già stanziati, ma non è stata minimamente presa in considerazione la collaborazione o le idee dei diretti interessati che, paradossalmente, “stipendiano” tutti. Questa scelta, oltre ad essere grave, è insensata”.

 

Come giudica il lavoro svolto in questi anni dall’osservatorio?

 

“Non possiamo giudicare noi il lavoro svolto dall’osservatorio perché purtroppo, e nostro malgrado, non ne facciamo parte ma, dati alla mano, non possiamo ritenerci soddisfatti se le persone che azzardano continuano a crescere e se alcuni progetti finanziati dalle regioni (con l’avallo dell’osservatorio nazionale) nulla hanno a che fare con l’azzardopatia”.

 

Quali strumenti dovrebbero essere utilizzati per contrastare il Disturbo da gioco d’azzardo nella maniera più efficace?

“C’è un unico strumento: educare. Che è ben diverso dal prevenire. Uno Stato educa i propri cittadini alla Lettura, alla Bellezza, alla Cultura. Non all’abitudine ad azzardare. E quando si parla soltanto di prevenzione e cura significa che lo Stato non ha ancora capito che questa abitudine è diventata ormai patologica”.

PressGiochi

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