22 Dicembre 2024 - 08:03

Roma. Per i gestori, pur riducendo le slot il vizio non si perde

«Non c’è legge che tenga. Il gioco non lo fermi». A pochi giorni dall’intesa sul riordino dei giochi di monopolio tra governo, sindaci e presidenti di Regione, i gestori delle

11 Settembre 2017

«Non c’è legge che tenga. Il gioco non lo fermi». A pochi giorni dall’intesa sul riordino dei giochi di monopolio tra governo, sindaci e presidenti di Regione, i gestori delle sale slot della Capitale sembrano tutti concordi: nessun taglio dei punti vendita ridurrà la dipendenza di chi non riesce a uscire dal tunnel della ludopatia. L’accordo, dopo mesi di trattative, prevede la riduzione del 50% delle sale gioco e di un terzo delle slot machine, e affida alle Regioni la possibilità di dettare le regole sulla collocazione nei territori, imponendo distanze minime dai luoghi sensibili, come chiese, scuole e ospedali. Le nuove norme però entreranno in vigore solo dopo l’emanazione di un decreto ministeriale, previsto per fine ottobre, che darà attuazione all’intesa raggiunta.

A Roma la sindaca Virginia Raggi ha già emanato un regolamento, in vigore dallo scorso giugno, che limita l’apertura di nuove sale slot nel centro storico e impedisce l’esercizio nelle vicinanze di luoghi sensibili. In città ad oggi si calcolano 294 sale e oltre 50 mila slot machine, numeri che fanno di Roma «la Capitale del gioco d’azzardo».

«Prima hanno concesso a bar e tabacchi di inserire le macchinette nei locali e ora si ricordano di quanto sia pericolosa la dipendenza dal gioco?», dice Nicola Campanale, responsabile della Trastevere Games. «La verità è che le nostre attività non possono in alcun modo evadere le tasse. Per questo negli anni hanno favorito l’apertura di nuove sale, ma ormai si gioca ovunque: in via San Francesco a Ripa c’è persino una lavanderia a gettoni con le slot all’ingresso. Perché non iniziano da lì?». Campanale, così come gli altri gestori delle sale, punta il dito contro le centinaia di negozi che non nascono per il gioco, ma che ne approfittano per aumentare i guadagni: «I nostri sono spazi dedicati, dove entrano solo giocatori professionisti. Nei locali multiservizi invece entra chiunque».

«Il problema non è chi ha più diritto a mantenere le slot machine – dice Massimo Andrea Rossetti, titolare di una tabaccheria in via Bergamo -, a me per esempio puoi anche toglierle tutte. Il punto è che con internet i giocatori ormai possono anche non uscire di casa». Se escono però, spesso restano fuori tutto il giorno, come racconta un dipendente della Sisal Wincity in via Vespasiano: «Qui c’è gente che entra la mattina ed esce la sera». La sala infatti ha un bar, un ristorante (menu del giorno: mezze maniche allo scoglio e salmone ai ferri), e anche dei divanetti dove chi vuole può riposarsi tra una giocata e l’altra. «I giocatori non hanno età. Trovi il pensionato, come il libero professionista, nessuno ammette però il vizio».

Nelle sale slot e negli altri punti vendita la risposta dei giocatori è molto simile: «Questa è la prima volta». Lo sostiene uno studente in un bar vicino alla stazione Termini, così come una pensionata in una tabaccheria in piazza Fiume: «Mi trovavo a passare da qui e mi sono fermata. È un caso e poi sono contraria al gioco. Per me dovrebbero abolire tutte le macchinette». Ed è quello che ha fatto, almeno per un periodo, il titolare dell’attività: «Quest’estate ho spento tutte le slot del mio locale. Il risultato è stato sorprendente: ho venduto tutti i gratta e vinci che avevo».

 

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