Due operazioni hanno smantellato due associazioni a delinquere radicate nella Capitale e in altre regioni italiane: legami con clan camorristi ed elementi della mala pugliese. Sigilli a 54 società, coinvolti
Due operazioni hanno smantellato due associazioni a delinquere radicate nella Capitale e in altre regioni italiane: legami con clan camorristi ed elementi della mala pugliese. Sigilli a 54 società, coinvolti imprenditori e funzionari di banca.
Erano astri in ascesa, nel mondo criminale romano, le quasi cinquanta persone – tra arrestati e indagati – colpiti dall’inchiesta Babylonia condotta congiuntamente dal comando provinciale dei Carabinieri della capitale e dal Gico della Guardia di Finanza. Il segno della potenza dei gruppi, legati alla Camorra degli scissionisti e alla Sacra corona unita pugliese, è chiuso nella cifra del sequestro preventivo disposto dalla Dda di Roma contestualmente alle ordinanze di custodia cautelare.
Duecento ottanta milioni di euro, tra immobili (261), conti correnti e 54 società, oltre ad una rete di locali notturni. Tra questi uno dei centri della movida romana e una catena di bar.
A Roma, l’organizzazione stava creando una rete fitta e radicata, puntando soprattutto al riciclaggio, con l’acquisizione di società e la gestione di locali, bar, e slot machine, macchine economiche in grado di sfornare fatturati altissimi. Accanto c’è la “borghesia mafiosa”, caratteristica sempre più romana, fatta di studi di commercialisti, notai, funzionari di banca e pezzi della pubblica amministrazione, pronti a mettersi al servizio di chi ha milioni da riciclare. Una strategia “win to win”, un motore criminale che – visto le cifre sempre più pesanti dei sequestri – sta contaminando la città ormai da anni.
“E investimenti – ha commentato il procuratore aggiunto di Roma Michele Prestipino – che provenivano anche dal territorio romano, dove le organizzazioni criminali si sono radicate”. Una conferma, dunque, non solo dell’utilizzazione – ormai consolidata – di Roma come piazza del riciclaggio, ma di una “città aperta” dove operano direttamente i clan mafiosi”.
“L’operazione di questa mattina della Dda di Roma che ha permesso di neutralizzare un cartello criminale che investiva ingenti quantità di denaro illecito nell’economia della Capitale e della provincia conferma la grande pericolosità delle nuove mafie- ha aggiunto l’On. Rosy Bindi, presidente della Commissione Antimafia– Lo abbiamo ricordato anche ieri, alla presentazione della Relazione annuale della DNAA, non si può abbassare la guardia di fronte ad un metodo mafioso che non cessa di ricorrere alla violenza quando è necessario ma che si sviluppa con grande pervasività grazie alle convergenze d’interessi con professionisti, imprenditori, funzionari di banca infedeli e pronti a mettersi al servizio dell’illegalità. Gli ordini professionali e le associazioni di categoria non possono sottovalutare questa evoluzione che, vista anche la mole di denaro sporco movimentata e reinvestita nelle più varie attività, costituisce un grave pericolo per il tessuto economico del Paese.
“Ringrazio i Carabinieri del Comando Provinciale di Roma- ha concluso Bindi- i Finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Roma che hanno condotto questa importantissima indagine della Procura guidata da Giuseppe Pignatone e i magistrati della Dda che, ancora una volta, hanno dimostrato la loro tenacia e intelligenza investigativa”.
PressGiochi