Le problematiche relative alla risoluzione di contratti di lavoro alla Casa da gioco di Saint-Vincent sono state quest’oggi al centro di un’interpellanza illustrata dal Movimento 5 Stelle nel corso della
Le problematiche relative alla risoluzione di contratti di lavoro alla Casa da gioco di Saint-Vincent sono state quest’oggi al centro di un’interpellanza illustrata dal Movimento 5 Stelle nel corso della seduta consiliare della Regione Valle d’Aosta.
Il Consigliere Stefano Ferrero ha infatti spiegato che sarebbero emerse inesattezze nei calcoli delle spettanze contributive attribuiti ai dipendenti che dal 2010 sono andati in pensione per raggiunti limiti contributivi, e che inoltre non sarebbe chiaro quali siano stati i criteri adottati per avvalersi di procedimenti particolari e difformi per i dipendenti interessati, in quanto, ha affermato, alcuni sono stati costretti a riprendere l’attività lavorativa, mentre altri sono stati agevolati con il versamento da parte dell’azienda dei contributi previdenziali necessari per il raggiungimento della pensione.
Il Consigliere Ferrero ha quindi chiesto quanti sono i dipendenti i cui calcoli contributivi sono risultati sbagliati; a chi sono da imputare tali errori; quanti sono i dipendenti che hanno dovuto riprendere l’attività lavorativa e quanti quelli che hanno usufruito del pagamento della posizione contributiva da parte della Casino de la Vallée; infine, se l’Esecutivo regionale intenda riconoscersi parte lesa e assumere le necessarie determinazioni in ordine a quanto accaduto.
L’Assessore al bilancio, finanze e patrimonio Ego Perron ha risposto che a partire dal 2010 ad oggi quattro lavoratori coinvolti in piani di uscita non sono risultati in possesso dei requisiti per il diritto alla pensione dopo che era già stata posta in atto la risoluzione del rapporto di lavoro sulla base delle informazioni ricevute dall’azienda. Spetta infatti agli Istituti previdenziali valutare la posizione contributiva del lavoratore, non alla Società, che si limita a trattare le informazioni fornite dai lavoratori stessi o dai soggetti che prestano assistenza; la Casa da gioco, ha detto l’Assessore, non ha il potere né l’interesse di svolgere indagini per capire chi abbia indotto in errore i lavoratori. Delle quattro persone coinvolte, una è stata riassunta come previsto dagli accordi sindacali del 2012 e lascerà l’azienda nel 2016; la seconda è stata riassunta nel 2013 e ha terminato di lavorare a fine marzo 2015; la terza invece è uscita nel 2011, non è mai tornata in azienda e ha ottenuto un rimborso dall’ente che aveva erroneamente istruito la pratica di pensione; l’ultima ha optato nel 2012 per una proposta aziendale di incentivo all’esodo anziché per la riassunzione, comportando un risparmio all’azienda.
Quindi, ha aggiunto l’Assessore, nessuno ha goduto del pagamento di contributi previdenziali al di fuori del rapporto di lavoro. Si tratta di vicende nell’ambito di cui le uniche parti lese sono risultate essere i lavoratori coinvolti, non la Società, né tantomeno l’Amministrazione regionale. I criteri adottati in questo processo di razionalizzazione del personale sono stati improntati al risparmio economico e all’equo trattamento dei lavoratori; l’assenza di contenziosi, ha concluso l’Assessore, ne costituisce una conferma.
Il Consigliere Stefano Ferrero ha replicato che la situazione non è così lineare, in quanto ci sono ancora casi dubbi di prepensionamento, per cui sono in corso contenziosi. Per il Consigliere, parlare di risparmio sembra eccessivo, dato che la Casa da gioco ha comunque dovuto versare dei soldi nei confronti di lavoratori che virtualmente erano già pensionati.
PressGiochi
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