Con la pubblicazione della Proposta avanzata dal Governo alla Conferenza Stato-Regioni il dado non può dirsi certo tratto. La disponibilità della controparte ad accettarla è ancora tutta da verificare, e
Con la pubblicazione della Proposta avanzata dal Governo alla Conferenza Stato-Regioni il dado non può dirsi certo tratto. La disponibilità della controparte ad accettarla è ancora tutta da verificare, e comunque appare tutt’altro che scontata. Vale però la pena di riflettere sui suoi contenuti, perché esprime se non altro il pensiero e le intenzioni dell’Esecutivo.
Il mea culpa del Governo
L’essenza della Proposta sta nel riconoscere che, moltiplicando l’offerta legale per contrastare quella illegale, si è esagerato e che la reazione degli enti locali di fissare dei limiti in proprio è da ritenersi, quindi, non solo comprensibile ma anche giustificabile. Il tutto, però, ruota solo attorno alle slot, non alle Vlt e men che meno ai Gratta&Vinci, al 10eLotto e compagnia cantante.
Al che si può arguire che la slot è considerato l’unico “gioco cattivo” del portafoglio prodotti dello Stato, la cui ragion d’essere è solo quella di contrapporsi al gioco illegale, che però non è fatto solo di slot, videopoker e affini, naturalmente.
Alla resa dei conti, il Governo, pur nella consapevolezza che la lotta al gioco illegale richiede ancora grande impegno, ha deciso di calarsi le braghe di fronte a Regioni e Comuni, partendo dalle ben note disposizioni inserite nella Stabilità 2016.
Gli step della decimazione
L’accordo da raggiungere con le Regioni prevede numerosi interventi aggiuntivi, suddivisi in due step.
Il tutto, da realizzare entro il 31 dicembre 2017.
Numericamente, parliamo dell’eliminazione di 133.000 macchine da bar e tabacchi, che pertanto vanno a perdere circa la metà del contingente attuale, e 19.000 dai generalisti secondari.
In base a quanto stabilito dal comma 943 della Stabilità 2016, la modalità di tale riduzione avverrà anche tenendo conto della diffusione territoriale degli apparecchi. Di conseguenza, non potranno realizzarsi fenomeni di migrazione di N.O. da una regione all’altra.
Un dubbio che in molti si sono posti è la compatibilità fra questa decurtazione del 30% del parco macchine AWP e la regola del 14% relativa alle VLT. Dubbio che si risolve ricordando che, nel momento in cui furono emessi i nuovi diritti per i videoterminali (2013), fu specificato che detta percentuale deve essere rispettata al momento dell’emissione dei diritti stessi e che può essere adeguata al sopravvenire di nuove scadenze.
La Proposta, inoltre, rivoluziona totalmente i principi che sono valsi sino ad oggi per classificare le varie tipologie di esercizi in cui è ammessa la pratica del gioco lecito.
In altri termini, nell’introdurre la classificazione A e B delle locations, si abbattono le frontiere fra le licenze (art. 86 e 88 Tulps) e fra esercizi aventi o meno come attività esclusiva la commercializzazione dei giochi pubblici (escludendo ovviamente i generalisti secondari).
Con questo non vogliamo certo dire che le licenze 86 e 88 spariranno, ci mancherebbe altro, ma soltanto che esse non rientrano nelle caratteristiche previste per l’ammissione alla classe A.
Una scelta che, peraltro, troverebbe la sua ratio nella volontà di stabilire un’uniformità di regole, a prescindere dal fatto che un esercizio possegga una licenza rilasciata dalla questura o un’autorizzazione comunale.
Punti Gioco tipo A
L’obiettivo generale di concentrare l’offerta in locations specializzate si concretizza nell’introduzione dei PG-A, che – secondo quanto indicato dalla Proposta stessa – saranno almeno 18mila, considerando che saranno messe a bando 10.000 agenzie scommesse e l’esistenza di 8000 fra sale giochi, sale Vlt e sale Bingo.
La prima perplessità che emerge riguarda proprio il dare per scontato (o quasi) che tutte queste locations rientreranno nella classe A. Ora, sebbene, come abbiamo già detto, il discrimine non sarà nel possesso o meno della licenza art.88, le sale giochi – o per meglio dire le “sale con apparecchi comma 7, ovvero senza vincite in denaro, che possono anche detenere Awp”, che sono autorizzate ai sensi dell’art.86 comma 1 – hanno risposto sino ad oggi ai requisiti imposti dai singoli regolamenti comunali, i quali, ben sappiamo, sono estremamente eterogenei.
Tant’è vero che il loro numero, “circa 5000” in base al documento del Governo, è sovradimensionato rispetto a quello delle sale giochi “vere e proprie”. Non sono rari i casi, infatti, in cui si tratti di esercizi di somministrazione che hanno richiesto e ottenuto la licenza di sala giochi e non la semplice autorizzazione all’installazione degli apparecchi da gioco.
A prescindere da ciò, è proprio sulla suddetta eterogeneità dei vincoli imposti da ogni singolo regolamento l’elemento su cui riflettere: se da un lato è vero che per ottenere la classificazione A, tutte dovranno livellarsi verso l’alto secondo i nuovi parametri che saranno stabiliti, dall’altro sembra che le “sale pubbliche da gioco per l’esercizio del gioco lecito”, essendo già annoverate tra i punti di vendita con attività di gioco esclusiva (e in molti casi non lo sono), godano di una investitura “in fieri”.
Occorre inoltre osservare che la Proposta non parla espressamente di locali separati all’interno dei PG-A, dato che tutta la superficie è dedicata al gioco pubblico. Ma le sale giochi, che hanno apparecchi da intrattenimento a cui possono accedere anche i minori, come dovranno regolarsi?
E’ vero che già da tempo è in vigore una separazione fra le aree, bisognerà poi vedere se ciò sarà sufficiente. Basterà alzare un muro, un pannello all’interno della sala, prevedendovi un punto di accesso controllato, o bisognerà avere anche un accesso esterno indipendente?
Secondo quanto previsto dal Governo, ai suddetti 18.000 punti si aggiungeranno tutti quegli esercizi che saranno in grado di rispettare i requisiti sommariamente indicati dalla Proposta: controllo all’ingresso con videosorveglianza, standard di arredo interno, formazione addetti, rispetto di vincoli architettonici; trasparenza delle comunicazioni; obbligo di segnalazione dei soggetti patologici divieto di ingresso a persone soggette alla ludopatia inserite in programmi di recupero (prescrizione che però va valutata alla luce delle vigenti norme sulla privacy); metratura minima per lo spazio dedicato al gioco; rispetto dei nuovi parametri numerico/quantitativi.
Soffermiamoci un attimo su questo aspetto: rispetto dei limiti minimi sui volumi di spazio dedicati al gioco e sui numeri minimi e massimi di apparecchi adibiti al gioco.
In primis, si nota che, per appartenere alla classe A, una location dovrà avere una superficie minima, cosa che attualmente è prevista, per legge, solo per le sale bingo (minimo 300 posti, a cui dedicare 1,5 mq, quindi un totale di minimo 450mq), mentre, come abbiamo già detto, per le sale giochi sono i regolamenti comunali ad indicare, eventualmente, tale parametro.
In definitiva, può paradossalmente accadere che alcune delle sale scommesse, o sale giochi, o sale Vlt attualmente operative non abbiano la metratura minima prevista. Che cosa succederà in tal caso? La risposta per adesso non c’è.
Alla classe d’elite non sarà imposto l’obbligo del rispetto dei vincoli di distanza imposti dagli enti territoriali – ai quali sembra che sia lasciata ampia libertà nel determinarli – che varranno dunque solo per i PG-B. Qui c’è poco da commentare; semmai ci si può chiedere se fra le distanze che questi ultimi dovranno rispettare vi saranno anche quelle dai PG-A.
Punti Gioco tipo B
Ribadendo che la differenziazione fra classe A e classe B non dovrebbe essere data dal possesso della licenza art.88, di cui godono anche i corner (5000 a bando), bensì dalla presenza di un’area separata, in cui installare gli apparecchi da gioco, riproponiamo la domanda già fatta per le sale giochi: sarà necessario avere un locale separato con accesso strada, oppure si può semplicemente prevedere un passaggio interno, sempre a condizione che venga effettuato il controllo degli ingressi?
Anche per i PG-B, ovviamente, dovranno essere predisposte le nuove regole del contingentamento, partendo anche qui da una metratura minima, o per meglio dire dai “limiti minimi sui volumi considerati necessari e idonei a offrire gioco pubblico”.
Va da sé che il rischio di non rientrarvi lo corrono tanti tabacchi e i bar più piccoli che, guarda caso, sono pure quelli generalmente meno remunerativi. Per buona pace di tutti quei gestori che proprio in queste locations, quasi ignorate dai concessionari, hanno costruito i loro piccoli orticelli.
Sempre a proposito di gestori, sorge una domanda di importanza vitale, che ci riporta alla questione del taglio del 30%: l’asset di ciascun gestore verrà tutelato in egual misura? In altri termini: detto taglio sarà applicato uniformemente a tutti i TIR proprietari di apparecchi, oppure, più plausibilmente, si terrà conto, per ognuno di loro, delle metrature dei rispettivi locali?
Ma, più a monte, c’è un ulteriore tema, sul quale il Tar si esprimerà nel prossimo febbraio, esaminando il ricorso presentato mesi addietro da un gruppo di gestori contro la circolare ADM del 18 gennaio u.s.: se il Tribunale lo riterrà ammissibile, acquisterà valore assoluto il principio per cui un provvedimento non può provocare peggioramento delle condizioni economiche dei gestori – come di fatto avverrebbe in questo caso – anche perché ciò si scontrerebbe col principio sancito dalla UE di assicurare alle imprese di competere a parità di condizioni sui mercati.
Gli orari d’apertura
Curiosamente, il documento del Governo parla di “apertura minima” per tutti i punti gioco, che, secondo il Sottosegretario Baretta, dovrebbe essere di “10 ore per le Awp, e dalle 14 alle 16 ore per le sale scommesse e le sale bingo, la cui distribuzione nell’arco della giornata va definita in una prospettiva il più omogenea nel territorio nazionale”.
Sulla realizzabilità di questi assunti ci permettiamo di dubitare che si possa trovare un accordo con gli enti territoriali, alla luce delle drastiche limitazioni adottate in tante parti d’Italia, che vanno in senso esattamente opposto.
Sulla parte restante del documento (punti 4 e 5) riteniamo che l’approfondimento debba essere rimandato a quando le proposte sommariamente avanzate sul contrasto alla ludopatia, il completamento dell’intervento normativo e di modernizzazione di settore saranno più precisamente definite.
Sin da ora, però, non si può ignorare l’improvviso ritorno in auge della questione casinò, col chiaro intento di dare finalmente il via all’apertura delle case da gioco regionali e di sanare l’assurdo status giuridico in cui si trovano quelle esistenti.
In linea di massima, si potrebbe anche essere d’accordo su questa linea, se non fosse che, in tal modo, si rifilerebbe un altro bello schiaffone al fronte “anti-gioco”. I nuovi casinò, forse, eviteranno al Governo il problema di dover recuperare direttamente dalle tasche degli italiani i denari che verranno meno per la decimazione delle slot. Ma sul piano etico-sociale proprio non ci siamo. Sarebbe l’ennesima e forse più clamorosa contraddizione di un Governo mellifluo e brusco al tempo stesso.
Per ora mettiamoci l’animo in pace e aspettiamo il 4 dicembre…
Marco Cerigioni – PressGiochi
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