09 Gennaio 2025 - 10:08

Riforma giochi. Dalla Scuola delle Buone Pratiche la richiesta di ripartire dal Decreto Baretta

Chiediamo al Governo e al Parlamento di attivarsi subito per una buona legge nazionale condivisa nella conferenza Stato-Regioni e  con il mondo delle associazioni. Con queste parole, Angela Fioroni di Legaautonomie

09 Luglio 2015

Chiediamo al Governo e al Parlamento di attivarsi subito per una buona legge nazionale condivisa nella conferenza Stato-Regioni e  con il mondo delle associazioni. Con queste parole, Angela Fioroni di Legaautonomie Lombardia e Piero Magri di Terre di mezzo commentano la decisione del Governo di non andare avanti con il decreto sui giochi.

“Sapete che il decreto legislativo sul gioco d’azzardo, collegato all’art. 14 della delega fiscale, è definitivamente saltato: il Consiglio dei Ministri non l’ha discusso e sono scaduti i tempi per la sua approvazione. La nostra mobilitazione, – spiegano Fioroni e Magri – quella di tante associazioni, non è stata vana: abbiamo sottolineato punti critici  rilevanti nelle bozze di decreto conosciute, e alla fine è prevalso il buon senso: piuttosto che approvare un decreto che avrebbe innescato grande conflittualità fra Stato, Regioni e Comuni,  si è preferito abbandonarlo.

Peccato, un’occasione mancata: un’opportunità lunga 16 mesi che avrebbe potuto portare a una buona legge nazionale, purché ci fosse stata più disponibilità da parte del Governo al confronto con le Regioni, i Comuni e le Associazioni che da tempo si occupano della dipendenza dall’azzardo.

Noi riteniamo che si debba ripartire da qui:

dall’art. 14 della delega, dalla bozza di decreto predisposta dal Sottosegretario Pierpaolo Baretta che venga portata  al Parlamento come proposta di disegno di legge

dalla possibilità di  trovare una soluzione condivisa, un punto di equilibrio, anche per i punti più critici del decreto: la pubblicità, i poteri di Regioni e Comuni, la capillarità e la diffusione della rete di accesso al gioco

Riteniamo che si debba avere il coraggio di riflettere sulle caratteristiche dell’industria del gioco d’azzardo: un’industria regressiva che fa dissolvere altri tipi di impresa, porta i più poveri a spendere proporzionalmente di più rispetto ai ricchi, coinvolge di più i pensionati e si diffonde tra gli strati della popolazione con le più basse opportunità di miglioramento economico e sociale; un’industria che si inserisce nelle “contraddizioni tra la libertà di scelta e la protezione del consumatore, tra l’idea di comunità e la prevaricazione dei più deboli”. Un’industria che sottrae risorse per altri tipi di consumi desertificando le nostre città da altre tipologie di offerta.

Riteniamo – concludono -che quel 3% del PIL prodotto dall’impresa del gioco d’azzardo possa essere prodotto in modo più proficuo da altre tipologie di impresa rivolte  al benessere delle persone, al miglioramento della qualità della vita, alla  nutrizione e alla salute, all’istruzione e alla formazione”.

PressGiochi