La Regione Lazio «mantiene l’impegno di proseguire su questa rotta» e tra meno di 4 mesi troverà piena validità la legge regionale del 21 febbraio 2020 – che modifica la
La Regione Lazio «mantiene l’impegno di proseguire su questa rotta» e tra meno di 4 mesi troverà piena validità la legge regionale del 21 febbraio 2020 – che modifica la legge regionale n. 5 del 5 agosto 2013 – che ha introdotto il “distanziometro”, misura con la quale si vieta l’apertura di sale bingo e slot machine in un raggio di 500 metri dai luoghi sensibili come scuole, centri giovanili, presidi sanitari, centri anziani, strutture residenziali.
Ad affermarlo ci ha pensato l’assessore regionale alle Politiche sociali Alessandra Troncarelli, intervenuta oggi, 10 maggio, all’incontro online promosso dalle Caritas diocesane del Lazio, le Fondazioni regionali antiusura e l’associazione Alea, preoccupate da una paventata proroga dell’entrata in vigore della legge dopo le proteste dei giorni scorsi degli addetti al settore. Accogliendo l’appello a difesa della legge regionale per regolamentare le slot machine, Troncarelli ha assicurato che la giunta «continuerà su questa strada, rispettando integralmente gli impegni presi con la legge regionale. Vogliamo essere vicini alle famiglie che vivono il dramma della ludopatia. Per questo non torniamo sui nostri passi».
Il vescovo Benoni Ambarus, direttore della Caritas diocesana, non dimentica chi lavora nell’indotto e cerca «in qualche modo di guadagnarsi il pane quotidiano». L’entrata in vigore delle nuove disposizioni per la prevenzione e il trattamento del gioco d’azzardo patologico indubbiamente mette a rischio chi opera nel settore ma la piaga della ludopatia «ha travolto una fascia larghissima della popolazione e, in termini statistici, le vittime sono molto più numerose». Il fenomeno, è stato ribadito più volte durante l’incontro, non colpisce solo il giocatore compulsivo ma ha ripercussioni gravissime anche sulla famiglia. «Il gioco d’azzardo è un mostro silenzioso e nascosto – ha aggiunto il presule -; chi viene morso ne diventa una vittima altrettanto silenziosa e nascosta». Per questo la Regione Lazio, ha ricordato Troncarelli, promuove campagne di sensibilizzazione nelle scuole. «Bisogna partire educando i giovani – ha detto -. La cura e la riabilitazione del giocatore patologico devono essere la parte finale di una fitta campagna di prevenzione da parte delle istituzioni».
A tal proposito, Ambarus ha rimarcato che nell’opinione pubblica, comprese le comunità parrocchiali, «non c’è piena consapevolezza della portata del fenomeno». È quindi urgente far «esplodere» l’azione di prevenzione. L’auspicio del presule, – si legge su romasette.it – è che tutte le nuove potenzialità sorte grazie al contributo del Fondo Gesù Divino Lavoratore «possano incanalare energie significative anche in questa direzione». La Caritas diocesana sta rivalutando le priorità nei percorsi di formazione perché «creare sensibilità, prevenzione è un primo passo».
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