01 Gennaio 2025 - 16:11

Preso dalla lotta al gioco d’azzardo, il Governo si dimentica del Dipartimento Politiche Antidroga

Che fine ha fatto il Dipartimento per le politiche antidroga? E la relazione annuale sulle tossicodipendenze?   In Parlamento si parla tanto di contrasto al gioco d’azzardo patologico, si rincorrono

01 Settembre 2015

Che fine ha fatto il Dipartimento per le politiche antidroga? E la relazione annuale sulle tossicodipendenze?

 

In Parlamento si parla tanto di contrasto al gioco d’azzardo patologico, si rincorrono quotidianamente i progetti di legge per eliminare la pubblicità dei giochi, per ridurre le slot machine e aumentare la tassazione da questo o da quel comparto del gaming; si parla anche di legalizzazione della cannabis ma di tossicodipendenza e della struttura adibita al controllo non si fa menzione. Né tantomeno della relazione al Parlamento del Dipartimento Politiche Antidroghe che rappresenta un indicatore fondamentale delle dipendenze in Italia, gioco d’azzardo incluso.

 

Come si può intervenire su un fenomeno che crea dipendenza senza avere dei dati scientifici attuali su cui basare le scelte politiche?

La struttura del Dpa, creata nel 2008 sotto l’egida della Presidenza del Consiglio da mesi è entrata in una strana nebulosa che potrebbe precludere la chiusura, peraltro auspicata da una aggregazione trasversale di politici e operatori che preferirebbero una Agenzia ad hoc, «più snella, capace di far tesoro delle migliori pratiche nazionali, degli esempi di efficienza consolidati in mezza Europa».

 

Dopo la destituzione di Giovanni Serpelloni, Capo storico del Dipartimento, che nell’aprile 2014 è stato ‘fatto fuori’ dal premier Matteo Renzi, corrono sempre più insistentemente le voci su un rischio chiusura del centro. Ad aggravare la situazione, occorre ricordare che l’Italia è uno dei pochi paesi dell’Ue a non avere un Piano di Azione Nazionale sulle droghe. L’ultimo, di portata triennale, è scaduto nel 2013.

Per quanto riguarda invece la relazione annuale che il DPA presenta annualmente al Parlamento entro il 30 giugno e la cui pubblicazione arriva puntuale per fine luglio non si hanno notizie certe.

 

Al vertice del Dpa oggi c’è un avvocato, non più un medico. Patrizia De Rose, solido curriculum di dirigente nelle istituzioni, non si è mai occupata di droghe. De Rose, avrebbe pronta per il Parlamento una relazione di 700 pagine. Interpellato dalla nostra redazione, il Dpa ha risposto che “la relazione è stata presentata al Ministro Boschi abbastanza in anticipo ma – evidentemente – l’iter presso le Camere si è allungato per questioni che non sono dipese dal Dipartimento stesso”. La pubblicazione della relazione sulle tossicodipendenze è prevista tra una quindicina di giorni.

 

Tuttavia la situazione in cui versa in questi mesi la struttura responsabile della promozione di azioni di Governo atte a contrastare il diffondersi dell’uso di sostanze stupefacenti, delle tossicodipendenze e delle alcoldipendenze correlate, è stata oggetto di numerose denunce. Carlo Rienzi, presidente dell’associazione di consumatori, fa sapere che il DPA “è stato completamente svuotato. Questa nuova dirigente non ha fatto nulla: non ha nemmeno utilizzato i fondi disponibili e le ricerche già avviate. C’è un allarme sulle nuove droghe, che non vengono più controllate, perché il collettore delle informazioni, la Ausl 20 di Verona, si è messa di traverso e di fatto blocca tutto”. Sulla inspiegabile stagnazione del Dpa, che pure avrebbe risorse per almeno 20 milioni, lo stesso Codacons, ha presentato diversi esposti alla magistratura.

 

Che ne sarà del Dpa? Lo chiede in un’interrogazione a Renzi e al ministro Lorenzin anche Maurizio Gasparri, che evidenzia come il 30 giugno 2015 doveva essere consegnata la relazione al Parlamento sulle droghe da parte del Dipartimento per le politiche antidroga della Presidenza del Consiglio dei ministri ma a tutt’oggi non c’è traccia di quell’importante documento.

Anche il senatore Carlo Giovanardi (Ncd) promotore dell’ente si scaglia contro il governo Renzi: “Il Governo deve dire chiaramente qual è la sua posizione. Un Paese che smantella il Dipartimento antidroga, che non fa più prevenzione, che ha un sottosegretario, Della Vedova, promotore della legalizzazione della cannabis, mi sembra abbia intrapreso una strada precisa”.

 

 

Con l’interruzione dei progetti di ricerca, sono saltati inoltre anche i contratti dei ricercatori. Da diversi mesi è stato sospeso il monitoraggio della rete, che pure aveva permesso di segnalare ai Nas oltre 500 siti in cui si vendeva droga, di intercettare oltre un centinaio di rave party, che sono l’occasione per lanciare sul mercato nuove sostanze. Il sistema d’allerta segnalava tempestivamente alle autorità sanitarie e alle forze dell’ordine il pericolo di nuove droghe affinché si potessero attivare strumenti di prevenzione per evitare le morti di overdose.

Sembrerebbe che, ad oggi, il Dipartimento gestisce solo le attività già avviate (con scadenza 2015), “congelando” di fatto il budget 2014 destinato anche alle convenzioni coi network di ricerca universitaria e privata legati alla precedente gestione. E questo sta causando la perdita di numerosi posti di lavoro per i ricercatori.

 

 

Sul fronte gioco, nonostante si denunci che il fenomeno è in continua crescita e in questi anni stia assumendo dimensioni sempre più rilevanti, non si fa nulla per avere dati scientifici che possano rappresentare questa dipendenza a livello nazionale. Come denunciava lo stesso Dipartimento nella Relazione 2014: “Ad oggi tuttavia non esistono studi e dati epidemiologici accreditati in grado di quantificare correttamente il problema, sia nella dimensione che nella diffusione ed eventuali trend di evoluzione”. La situazione nazionale è poco rappresentabile a causa di differenze metodologiche tra i vari studi. Numerosi progetti erano stati promossi in collaborazione con varie università italiane, in particolare con l’Ateneo di Bologna, ma vista la situazione dei finanziamenti, siamo indotti a pensare che dovremo attendere molto prima di poter avere dati attendibili sulla questione.

 

Resta inattuato anche il Piano d’Azione 2013/2015 nato in seno al DPA che avrebbe dovuto individuare una serie di obiettivi ed azioni al fine di prevenire la diffusione e lo sviluppo del gioco d’azzardo patologico e guidare il lavoro dell’Osservatorio sul gioco d’azzardo istituito dalla legge Balduzzi e affidato ai professionisti del Mef. Come sappiamo bene, da un paio di mesi, su decreto del Ministro Beatrice Lorenzin è stato trasferito al Ministero della Salute; ma questa è un’altra storia…

 

 

Cristina Doganini – PressGiochi