10 Gennaio 2025 - 09:43

Piemonte. Rossi (PD): “La legge da sola non risolve il problema del gioco, è un tema culturale”

«Quando nel 2016 la legge è stata approvata in Regione, arrivavamo da un percorso di un anno in cui c’erano un disegno di legge della giunta, una proposta di legge

29 Aprile 2019

«Quando nel 2016 la legge è stata approvata in Regione, arrivavamo da un percorso di un anno in cui c’erano un disegno di legge della giunta, una proposta di legge della minoranza e una proposta di legge dei comuni che hanno dato vita a un lavoro di commissione da cui è scaturito un testo unico poi votato all’unanimità dall’intero consiglio regionale. Abbiamo dovuto fare un ragionamento su quelle che erano già esistenti trovando una mediazione: 18 mesi per la regolarizzazione di bar e tabaccherie, 36 mesi per le sale gioco vlt e 5 anni per quelle aperte nei due anni precedenti. Il problema è che tutte le regioni italiane che avevano stabilito un tempo transitorio, hanno poi dato una proroga; solo il Piemonte è stato rigido: in un certo senso è vero che è si è creato un danno economico a un certa categoria, ma è necessario metterlo in conto se tra l’interesse legittimo privato e la tutela della salute pubblica, si sceglie responsabilmente la seconda”.

 

Ad affermarlo è Domenico Rossi, il consigliere regionale che tra il 2015 e il 2016 aveva lavorato attivamente alla legge per la prevenzione e il contrasto alla diffusione del gioco d’azzardo patologico.

“I dati – continua Rossi – dicono che dove i sindaci hanno fatto ordinanze serie il gioco è diminuito. Poi è chiaro che la legge da sola non risolve il problema che è profondamente culturale: se le persone vedono nella lotteria l’unica possibilità di crescita ed emancipazione personale, allora siamo di fronte a  una crisi culturale. Bisogna tornare a credere che il proprio futuro non migliora con il gioco, ma con il lavoro, lo studio e l’impegno. Il Piemonte ha investito 6 milioni di euro in questo progetto che non solo allontana le macchinette dai luoghi della vita, ma prevede percorsi di educazione e informazione, formazione del personale, divieto di pubblicità, obbligo di ordinanza per i sindaci e distanza dai luoghi sensibili. Ovviamente si tratta di una partita culturale che non può essere giocata solo territorialmente, ma è necessario un lavoro condiviso a livello nazionale”.

 

PressGiochi

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