“Mettiamo da parte le vecchie logiche associative e pensiamo solo alla sopravvivenza delle nostre aziende e ai tanti stipendi che garantiscono in un Paese dove il diritto al lavoro sembra
“Mettiamo da parte le vecchie logiche associative e pensiamo solo alla sopravvivenza delle nostre aziende e ai tanti stipendi che garantiscono in un Paese dove il diritto al lavoro sembra non interessare più a chi ci governa”.
“Scendono in campo i nostri lavoratori, – afferma Massimiliano Pucci ricordando la manifestazione pubblica dei lavoratori del gioco lecito che si terrà a Torino per il prossimo 17 luglio davanti alla sede del Consiglio regionale del Piemonte – perché sono loro i primi ad essere colpiti da queste misure. Perché sono loro la spina dorsale ed il vanto delle nostre aziende. Gente che da un giorno all’altro rischia di non poter pagare più la rata del mutuo o l’assegno mensile per l’asilo dei propri figli. Abbandonati da un Paese diventato all’improvviso pre-moderno, lavoratori abbandonati perfino dai sindacati, assenti, nonostante lo scenario di un paese sempre più senza lavoro.
Esprimo la mia personale vicinanza a tutti loro, con l’invito a non vergognarsi mai, neanche quando qualche moralista li addita come gli ‘untori’ del nuovo millennio. Deve vergognarsi, invece, chi ruba o chi commette reati: non chi fa un lavoro riconosciuto dallo Stato. E fino a quando lavoreremo raccogliendo soldi per lo Stato, riconosciuti da una legge dello Stato, abbiamo il diritto di camminare a testa alta, senza sentirci cittadini di serie b. Il giorno che aboliranno il gioco lecito, riaprendo le porte all’illegalità e lasciando gli utenti in balia di pseudo-operatori, ce ne faremo una ragione. Ma fino a quel giorno, non dobbiamo vergognarci di nulla. Ripeto: deve vergognarsi chi ruba non chi raccoglie monetine per le casse dello Stato e per attenuare la pressione fiscale in capo a 60 milioni di italiani”.
Per tutte queste ragioni a Torino, continua Pucci “sarà la giornata dei lavoratori piemontesi ma sarà anche il preludio di quello che dovremo fare in Emilia-Romagna, in Puglia in Calabria e in tutte quelle Regioni in cui si è preferito vietare piuttosto che studiare soluzioni capaci di contemperare i vari interessi in campo. Regioni in cui le organizzazioni criminali stanno festeggiando, e come potrebbe essere diversamente. Faccio appello a quei Concessionari che da un anno ci affiancano in Piemonte di far aderire i loro lavoratori all’iniziativa perché da questa situazione ne possiamo uscire insieme, solo insieme. Perché poi ci sarà l’Emilia-Romagna dove altri segmenti della filiera avranno bisogno di noi: perché siamo noi il tessuto connettivo di questo settore, quelli che sono sui territori, quelli con i furgoncini e le tute. Insomma, il settore vero”.
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