In merito alla nuova legge regionale per il contrasto del gioco patologico questa mattina, intevengono le Acli di Asti e del Piemonte: “Lavoriamo sul contrasto al gioco d’azzardo e alla
In merito alla nuova legge regionale per il contrasto del gioco patologico questa mattina, intevengono le Acli di Asti e del Piemonte: “Lavoriamo sul contrasto al gioco d’azzardo e alla patologia legata all’uso delle slot fin dalla prima metà degli anni 2010, cioè da quando
il fenomeno è emerso rivelando un panorama desolante di rovine individuali, famigliari e comunitarie. Nell’ultimo anno inoltre siamo stati parte attiva del folto gruppo dipersone, enti e associazioni che si è battuto contro lo smantellamento della precedente legge regionale, la legge 9 del 2016”.
Di questo gruppo, oltre alle Acli, fanno parte sindaci, consiglieri regionali e molte associazioni piemontesi tra cui Libera, Gruppo Abele, Sermig, sindacati, Movimento dei Focolari, Movimento dei Consumatori, Slotmob e molti altri.
“La legge 9 del 2016 ha funzionato molto bene in questi pochi anni, recita la nota delle Acli, con una importante riduzione dei volumi di gioco, delle perdite dei giocatori e dei casi patologici presi in cura dal sistema sanitario. Lo dicono i rapporti di analisi della stessa regione Piemonte”.
Le Acli si domandano ancora se la legge dovesse essere rivista e attualizzata senza tenere conto del parere fortemente contrario di gran parte della società piemontese, compresi gli ordini dei medici e degli psicologi, tutte le associazioni citate, i vescovi che a proposito hanno scritto una lettera, le fondazioni antiusura e molti altri enti.
“Il fatto che spesso queste voci non siano nemmeno state convocate o audite in Giunta durante il percorso di smantellamento della legge precedente, dimostra una grave e profonda mancanza di rispetto delle regole democratiche”. Il gruppo propone “una riflessione sulla tanto sbandierata difesa dei posti di lavoro del settore e sul concetto stesso di lavoro, perché secondo il nostro parere, ampiamente condiviso dalle altre inascoltate associazioni, non tutte le attività che producono guadagno possono per questo essere considerate lavoro se non rispettano in prima istanza la dignità delle persone coinvolte, una sana socialità e se non si concretizzano in una virtuosa crescita della comunità in cui si svolgono”.
PressGiochi
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