L’associazione Astro interviene in merito al ricorso respinto nella giornata di ieri dal Tribunale di Torino promosso dalla sigla associativa insieme ad alcune aziende di gestione contro la legge regionale
L’associazione Astro interviene in merito al ricorso respinto nella giornata di ieri dal Tribunale di Torino promosso dalla sigla associativa insieme ad alcune aziende di gestione contro la legge regionale che ha introdotto dallo scorso 20 novembre il divieto di installazione degli apparecchi da gioco entro un raggio di 500 metri dai luoghi sensibili.
Il tribunale – fa sapere l’associazione – , a scioglimento della riserva assunta lo scorso 17 gennaio, ha respinto i ricorsi proposti contro l’effetto espulsivo determinato dalla Legge Regionale n. 9/2016.
Nel provvedimento si legge che “le pronunce richieste esulano dal potere del giudice ordinario a cui, in sede sia di merito che cautelare, non è consentito disporre in via generale e astratta la disapplicazione o la sospensione dell’efficacia di Leggi” .
In Piemonte, dunque, la normativa regionale continuerà a produrre i suoi effetti abolizionisti, determinando l’espulsione degli apparecchi da gioco lecito dalla rete generalista di bar e tabacchi. L’abolizione di un’offerta lecita di intrattenimento che -a stento- raggiunge il 26% della raccolta globale di gioco pubblico resterà, pertanto, la sola forma di contrasto al Gioco d’Azzardo Patologico.
L’approccio politico perseverato dalla Regione Piemonte, inoltre, sta determinando il blocco della riforma del gioco lecito: come dichiarato oggi dal Sottosegretario Baretta, i decreti attuativi dell’intesa Governo – EELL in materia di gioco rischiano di non poter essere varati (benché già pronti) in un contesto complessivo in cui il tenore dell’intesa stessa risulti non più condiviso e men che meno definito.
AS.TRO, pertanto, non può che prendere atto di come la contraddittorietà delle volontà politiche sia alla base di uno stallo di settore che porterà all’implosione del circuito legale, a tutto vantaggio dell’illegalità e del mancato controllo sul gioco.
Non resta che auspicare l’insorgenza di una qualche determinazione politica futura che decida, una volta per tutte, se in Italia esiste oppure no un diritto di cittadinanza per il gioco lecito amministrato dal M..E.F. e a quali normative esso debba rispondere.
PressGiochi