“Praticamente a fine febbraio 2020 il Consiglio regionale del Lazio ha votato le disposizioni di modifica della legge regionale del gioco, disposizioni che stravolgono completamente il panorama del gioco pubblico
“Praticamente a fine febbraio 2020 il Consiglio regionale del Lazio ha votato le disposizioni di modifica della legge regionale del gioco, disposizioni che stravolgono completamente il panorama del gioco pubblico per quello che riguarda il comparto degli apparecchi da gioco, soprattutto a seguito dell’approvazione della retroattività del distanziometro che viene applicato anche alle attività già esistenti, andando ad impattare su quasi tutte le locations adibite al gioco. Oltre a questo concetto che stride con il principio del legittimo affidamento delle imprese, un altro elemento di grande criticità è dato dalle norme relative alle tempistiche di adeguamento: 18 mesi per gli esercizi generalisti come bar e tabacchi, – che andranno a cadere alla fine di agosto e 4 o 5 anni per le sale di gioco, per le quali rimangono ancora circa 3 anni. Inoltre viene ribadito anche il concetto di applicazione sul raggio di distanza, per esempio se tra un luogo sensibile e una location di gioco ci fosse un ostacolo che rendesse impossibile la comunicazione tra i due punti, la location di gioco sarebbe comunque compresa nel distanziometro e quindi costretta a delocalizzare. Delocalizzazione che già in condizioni normali sarebbe una prassi molto complicata, nella condizione in cui ci troviamo ora diventa impossibile, infatti è stimato che, alla luce delle disposizioni attuali, rimarrebbe lo 0,7% di terreno disponibile”.
Ad affermarlo nello speciale ‘15 Minuti con PressGiochi‘ è Gabriele Perrone presidente delegazione Lazio dell’associazione Nazionale Sapar.
“Le associazioni di categoria – spiega – si sono attivate immediatamente, quindi con SAPAR, Astro, AssoTabaccai e FIT abbiamo posto in essere un tavolo interassociativo per portare avanti le azioni a tutela di un comparto che conta circa 15mila occupati che potrebbe trovarsi senza reddito e senza un’occupazione. Ci sono circa 6mila punti vendita nel Lazio, circa 500 aziende di gestione e proprio per queste realtà abbiamo istituito un tavolo interassociativo alla fine di ottobre, nel quale le associazioni di categoria hanno sviscerato le criticità di queste disposizioni e a riguardo il prossimo step sarà quello di chiedere una seconda audizione nella quale andremo ad illustrare la contraddittorietà delle disposizioni e l’assenza di tutele per i consumatori. Non ci scordiamo che il comparto è al settimo mese consecutivo di fermo, periodo che è iniziato una settimana dopo l’approvazione di queste disposizioni e che non è dato sapere con certezza quando finirà, alla luce di questo andremo a chiedere una proroga per l’adeguamento a queste disposizioni e se ci sarà la volontà della Regione, a lavorare con essa per attuare alcune modifiche, tra le quali ci sarà sicuramente la richiesta di eliminazione della retroattività della norma”.
Se parliamo di contrasto al gioco patologico, quale aiuto, quale consiglio gli operatori possono fornire alla politica per adottare norme più mirate?
“Partendo dal presupposto che per quello che riguarda gli operatori che lavorano nel settore, parlo tanto per i punti vendita quanto per le aziende di gestione, anche un solo caso di giocatore problematico viene attenzionato dagli operatori con tutto il bagaglio di esperienza che possiamo fornire, ma non si può chiaramente non accorgersi dell’enorme sproporzione di queste disposizioni. Una relazione che parla di 691 persone che hanno problemi di dipendenza, ma che non fornisce le specifiche dipendenze dai vari prodotti di gioco e non dice effettivamente qual è lo stato attuale di quella situazione, diventa un’istantanea molto carente di un determinato momento, perché poi questi dati vengono utilizzati in modo strumentale per fare un attacco mirato ad un determinato settore. Se si parla di un progetto che guarda al gioco pubblico nella sua interezza può essere credibile e spendibile, ma se si guarda un dato e si usa per espellere un solo comparto del gioco pubblico vengono da farsi molte domande. Non ci scordiamo che la famosa proposta di riordine quando parla di riordine del gioco pubblico lo fa solo per il comparto degli apparecchi da intrattenimento, cosa che la rende qualcosa su cui riflettere e ragionare, se la politica vuole portare avanti un progetto credibile dovrebbe sedersi ad un tavolo con gli operatori, fare alcune considerazioni e capire se c’è la volontà di fare qualcosa di buono per l’economia della Regione e per i cittadini.
Di fronte all’emergenza che stiamo vivendo, com’è la situazione delle aziende del Lazio, quante rischiano di non riaprire?
La nostra analisi della situazione abbraccia tutto il comparto: i punti vendita sono in enorme difficoltà, sia quelli nei quali il gioco è l’attività principale sia quelli per cui è un’attività accessoria; le aziende di gestione, che sono il fulcro del comparto, stanno subendo il danno maggiore, perché ferme da più tempo, sono entrate nella pandemia con le ossa già rotte da questo eccessivo accanimento fiscale e normativo. È ragionevole pensare che il 30% dei punti vendita esclusivi non riaprirà, stessa percentuale per quanto riguarda le aziende di gestione e molte attività generaliste avranno grosse difficoltà a superare questo momento”.
PressGiochi