10 Gennaio 2025 - 17:50

Osservatorio Gap: Alea presenta un modello di valutazione dei piani regionali

Il presidente di Alea, Maurizio Fiasco ha presentato oggi in occasione della seduta odierna dell’Osservatorio sul gioco d’azzardo patologico un modello di valutazione dei piani regionali anti gap dopo che

09 Novembre 2017

Il presidente di Alea, Maurizio Fiasco ha presentato oggi in occasione della seduta odierna dell’Osservatorio sul gioco d’azzardo patologico un modello di valutazione dei piani regionali anti gap dopo che a metà ottobre il Tar Lazio ha bloccato i fondi e bocciato il decreto elaborato dal Ministro della Salute sulla ripartizione dei Fondi.

 

 

Il tribunale amministrativo del Lazio ha giudicato i pareri forniti dalle Regioni come viziati e “affetti da genericità” e come spiega il TAR “alcuni di essi in particolare, prevederebbero l’erogazione dei fondi pubblici in via diretta e senza il ricorso a procedure di evidenza pubblica (Toscana), sarebbero carenti nell’indicazione della destinazione dei fondi (Regione Campania), generici nell’indicazione delle voci di spesa, con conseguente impossibilità del controllo successivo (Emilia-Romagna), ovvero insufficienti nel delineare il collegamento tra le voci di spesa e gli obiettivi prefissati (Marche)”.

 

 

“La sentenza del Tar – commenta il prof. Maurizio Fiasco – prescrive di restare rigorosamente ancorati a una premessa inderogabile: la governance della questione clinica del gioco d’azzardo è attribuita – in virtù della fonte e della natura dei fondi aggiuntivi posti a disposizione del Servizio Sanitario Nazionale – alle Aziende Sanitarie Locali.

In funzione della esigibilità conferita, finalmente, con i LEA al diritto alla presa in carico del paziente con disturbo da gioco d’azzardo, quindi in ragione di una prospettiva terapeutica sistemica, il processo va diligentemente governato dalla Azienza Sanitaria Locale in partenariato e d’intesa con la rete dei servizi ritenuti rilevanti per questo tipo di approccio clinico. Tutto il resto è di specie ulteriore ed inappropriato.

Molte azioni diventano allora eleggibili se e in quanto risultino adeguati a questo dispositivo di norma. Per esempio, finanziare l’indagine del CNR di Pisa ha senso – come in diversi casi è rilevato – se avviene in funzione di esigenze circostanziate. Così è stato per esempio a Bergamo dove la AST ha commissionato un approfondimento al CNR che quindi ha restituito un’immagine descrittiva accurata del problema relativo al territorio di appartenenza.

 

Negli scorsi anni, – continua Fiasco – numerose ASL  hanno avviato sperimentazioni e quindi reso disponibili ai cittadini una gamma di offerte terapeutiche e in generale di assistenza per fronteggiare il Gioco d’Azzardo Patologico (oggi definito come Disturbo da Gioco d’Azzardo).

Contemporaneamente si sono sviluppate diverse esperienze qualificate del privato sociale o del privato tout court che hanno avuto due grandi meriti: in primo luogo l’aver fatto emergere l’evidenza clinica di un fenomeno; in secondo luogo l’aver dimostrato la concreta fattibilità e le speranze di risultato di un approccio competente e serio.

Dunque in anni di parecchio antecedenti il cosiddetto Decreto Balduzzi (2012) e la promulgazione dei nuovi Livelli Essenziali di Assistenza (2017) si è proceduto a delineare – in modo pressoché completo – un modello scientifico, eticamente rigoroso e istituzionalmente ineccepibile, di presa in carico, di terapia e di assistenza. Su tale know how sono derivate due altre acquisizioni fondamentali: un modello di prevenzione tecnicamente e verosimilmente efficace; le linee di valutazione dei risultati dei modelli di prassi terapeutiche.

Eppure negli atti conseguenti (di Governo e Parlamento) non vi è una previsione specifica per il finanziamento di quanto previsto per il Disturbo da gioco d’azzardo (l’erogazione di tutte le prestazioni ambulatoriali, semiresidenziali e residenziali previste per le altre forme di addiction). Questo dato di fatto rende ancora più stringente l’obbligo di destinare il fondo di 50 milioni di Euro della legge di Stabilità a rendere effettivo, grazie alla governance del SSN e quindi delle ASL, il diritto del cittadino alla presa in carico terapeutica delineata nei LEA.

L’importante produzione scientifica di Alea – con la sequenza strutturata di convegni, seminari, corsi, documenti, produzione di letteratura negli aspetti più disparati della materia – ci autorizza ampiamente a intervenire esprimendo una valutazione sui venti piani fatti pervenire al ministero della Salute, al suo Osservatorio e, finalmente desecretati, alla comunità degli operatori, dei ricercatori e dei professionisti qualificati sul campo.

Tutto ciò dunque ci muove a mettere a disposizione un percorso di esame delle politiche regionali come formulate nei Piani. Con un’osservazione, in premessa, molto netta ed energica. Eccola.

Poiché in campo clinico “è il servizio che permette ai bisogni di salute di emergere attraverso una (nuova) domanda di assistenza”, a mano a mano che l’offerta terapeutica si estende, conseguentemente si ha un balzo quantitativo della domanda di assistenza.

La domanda di assistenza – in un paese civile e democratico qual è l’Italia – dev’essere integralmente soddisfatta dalla rete dei servizi: e per questo prioritariamente è ai servizi (del pubblico e del privato qualificato accreditato) che vanno destinate le risorse finanziarie e organizzative.

Altrimenti si verificherebbe il paradosso – assolutamente da evitare – che prima si sollecitano le domande di assistenza e poi non le si possano soddisfare per mancanza di mezzi. Quelli inizialmente messi in campo, infatti, sono destinati velocemente a rivelarsi insufficienti grazie al (positivo) balzo in avanti della domanda di assistenza clinica.

Dunque un primo criterio di giudizio è il seguente: con il fondo di 50 milioni di euro annuali, assegnati alle Regioni, si provvede anche a un parziale adeguamento dell’organizzazione dei servizi della clinica delle dipendenze da gioco d’azzardo? Una risposta a tale quesito è di cruciale importanza dal momento che ripetiamo – la nuova incombenza prevista per i Servizi delle Dipendenze da parte dei “LEA 2017” non è coperta finanziariamente da nessuna altra previsione di budget specifico.

E laddove si individua l’esigenza di un’effettiva prevenzione del DGA, la premessa capitale – conclude Fiasco-  che rende finanziabile e legittimo un Piano regionale – è che sia concepita in analogia con la prevenzione nel campo delle altre dipendenze patologiche: ovvero che risulti – persino nei suoi dispositivi – strettamente connessa con la presa in carico terapeutica e con interventi rivolti a ridurre l’esposizione ambientale ai fattori di rischio (prevenzione strutturale)”.

 

 

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