Con trolley al seguito, Carlo Cottarelli, economista e commissario alla spending review nominato nel 2013 da Enrico Letta, è giunto questa mattina al Quirinale per ricevere e accettare, dal Capo
Con trolley al seguito, Carlo Cottarelli, economista e commissario alla spending review nominato nel 2013 da Enrico Letta, è giunto questa mattina al Quirinale per ricevere e accettare, dal Capo dello Stato il mandato a formare il governo ‘del Presidente’ che traghetterà il Paese verso le urne, forse nel prossimo ottobre.
Ieri sera il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella sulla nomina di Paolo Savona a Ministro dell’economia ha deciso di imporre il suo no per la tutela del Paese spiegando di non aver mai ostacolato la formazione di un governo politico e anzi di aver sostenuto il tentativo di formare un esecutivo in base alle regole previste dalla Costituzione. Il suo ruolo, ha sottolineato, non ha mai subito né può subire imposizioni.
Salta così definitivamente il tentativo di formare un governo M5s-Lega. Si apre una crisi istituzionale senza precedenti, con i grillini che mettono sotto accusa il Capo dello Stato ed evocano l’impeachment, mentre Salvini chiede di andare subito alle urne. “Vogliamo domani una data per le elezioni, altrimenti veramente andiamo a Roma”, ha tuonato Salvini.
Il nodo qui sarebbe proprio quello della data. La legge prevede che passino da 45 a 70 giorni dallo scioglimento delle Camere, ma il lasso di tempo sale da 60 a 90 giorni con la normativa sul voto all’estero. Sciogliendo le Camere nei prossimi giorni e calcolando un minimo di due mesi, si andrebbe ad agosto. Difficile ipotizzare di chiamare davvero gli italiani alle urne, per la prima volta nella storia, nel pieno dell’estate. Si slitterebbe così almeno a settembre, forse addirittura all’inizio di ottobre.
Come confermato dallo stesso Presidente, nelle prossime ore sarà fatta chiarezza su quello che potrà succedere e sul quale il Parlamento dovrà dare una chiara indicazione.
La probabilità è che si affidi, in attesa delle prossime elezioni il Paese ad un Governo tecnico guidato appunto da Carlo Cottarelli, oggi ricevuto al Quirinale.
Ma chi è Cottarelli?
Laureato a Siena e alla London School of Economics, Cottarelli, pur lavorando a Washington dal 1988 quando entrò al Fondo Monetario dopo la Banca d’Italia e una breve esperienza all’Eni, ha sempre seguito con attenzione gli affari italiani. All’Fmi infatti era direttore del dipartimento affari di bilancio dal 2008 e in questi anni più volte ha redatto e illustrato il Fiscal Monitor, ovvero il rapporto dove si analizzano i bilanci pubblici delle principali economie.
Nel novembre 2013 è stato nominato dal Governo Letta Commissario straordinario per la Revisione della spesa pubblica. L’attività del Commissario straordinario riguarda le spese delle pubbliche amministrazioni, degli enti pubblici, nonché della società controllate direttamente o indirettamente da amministrazioni pubbliche che non emettono strumenti finanziari quotati in mercati regolamentati.
Il 1° novembre 2014, su nomina del Governo Renzi, è diventato direttore esecutivo nel Board del Fondo Monetario Internazionale. Per questo motivo il 30 ottobre del 2014 ha lasciato l’incarico di commissario alla revisione della spesa. In un’intervista rilasciata poco prima del termine dell’incarico ha parlato della difficoltà a relazionarsi, prima ancora che con il sistema politico, con quello burocratico, a suo dire chiuso ed estremamente impermeabile ad ogni azione finalizzata a modernizzarne l’attività.
Dal 30 ottobre 2017 è il Direttore dell’Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani dell’Università Cattolica di Milano.
Dal mondo dei giochi, se l’allontanamento di una prospettiva di Governo Lega-M5S sembra rassicurare nel breve termine, continua ad allontanarsi temporalmente la possibilità di avere una regolamentazione unica per il mercato con il continuo rinvio di bandi attesi – vedi quello per le scommesse – o di decisioni che, nel bene o nel male potrebbero fare più chiarezza per gli operatori. Senza un governo nazionale che dia una indicazione chiara, gli enti locali hanno mano libera di attuare le proprie norme territoriali proibizioniste, grazie ad un accordo in Conferenza Stato Regione ondivago e ancora non attuato.
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