Nella giornata di ieri a Campobasso si è tenuto il primo appuntamento pubblico promosso dal coordinamento regionale Molise della campagna nazionale ‘Mettiamoci in gioco’ per discutere sul tema della ‘Dipendenza
Nella giornata di ieri a Campobasso si è tenuto il primo appuntamento pubblico promosso dal coordinamento regionale Molise della campagna nazionale ‘Mettiamoci in gioco’ per discutere sul tema della ‘Dipendenza dal gioco d’azzardo e povertà’. A partecipare all’evento, oltre ai rappresentanti dell’associazione che da anni si batte sul fronte del gioco come il coordinatore nazionale Don Armando Zappolini, esponenti dell’Auser Dante Leva, Enrico Cacciavillani, Marica Guidicci e Susanna Pastorino Segretario regionale Fp Cgil Molise e il giornalista Paolo De Chiara.
Come ha dichiarato Susanna Pastorino “Quella di oggi rappresenta solo una prima tappa della campagna regionale. Vogliamo sensibilizzare le istituzioni, la politica, i cittadini, i giovani rispetto ad un allarme sociale che determina grandi numeri in Italia e in tutti i territori e che ha conseguenze inimmaginabili sulle quali è necessaria una grande mobilitazione”.
Come ha ricordato lo scrittore Paolo De Chiara, “il peso del gioco d’azzardo nell’economia mafiosa si attesterebbe in 40/50 miliardi di euro l’anno, con fenomeni sparsi sull’intero territorio nazionale. Cosa Nostra, Ndrangheta, Camorra, clan baresi, salentini e la Sacra Corona Unita, la Mafia foggiana, i Basilichi in Basilicata”.
De Chiara ha ripercorso gli assetti degli interessi delle mafie, le loro basi di partenza, gli intrecci, i paradisi fiscali ed infine il Molise. Il riferimento in Molise: all’inchiesta che nel 2011, grazie alle denunce delle vittime, ha portato all’arresto di nove persone che, secondo gli inquirenti, avevano costituito un’associazione a delinquere per piazzare e macchine elettroniche di loro proprietà in diversi locali di Bojano e Campobasso, a furia di estorsioni, violenza e minacce poi sfociate in un incendio doloso.
“Dopo il petrolio e l’Enel, il gioco in Italia rappresenta la terza voce di fatturato nel Paese- ha dichiarato Don Armando Zappolini – , con un utile netto nel settore che va dai 18 ai 20 miliardi, a cui va aggiunto quello che fa la mafia nella gestione diretta.
Da una ricerca fatta dall’Auser ha dimostrato che nei primi dieci giorni del mese c’è un incremento del 15 per cento della vendita dei “Gratta e Vinci”, imputabile a quella fascia di pensioni sociali da 450 euro di cui spese 200, al 10 del mese. Nel Molise nel 2013, stando ai dati Auser, sarebbero stati spesi oltre 370 milioni di euro, per giochi, gratta e vinci e slot machine.
Intanto dal Governo arrivano novità collegate al decreto Balduzzi che rappresentano un primo passo rispetto alle richieste provenienti dalla società civile. Un fondo di 50 milioni è stata attribuito alle regioni per affrontare il fenomeno, mentre con la legge di stabilità è stato messo un primo paletto alle pubblicità (manca ancora il decreto attuativo).
Il divieto assoluto di pubblicità del gioco d’azzardo e l’uso della tessera sanitaria per giocare – ha incalzato Zappolini – sono due provvedimenti che permetterebbero davvero di incidere sulle principali criticità del fenomeno. Certamente, sarebbe necessario che Parlamento e Governo si impegnassero realmente e urgentemente per approvare una legge quadro di regolamentazione del settore. Nell’attesa, durata già troppo, si potrebbe cominciare con queste due innovazioni, che non comportano alcun onere per le casse dello Stato”.
Questo avrebbe tre vantaggi – continua Don Armando – aiuterebbe ad ostacolare l’accesso dei minori al gioco; permetterebbe il blocco dell’accesso al gioco a persone che sono già riconosciute come patologiche; terzo, permetterebbe una tracciabilità del riciclaggio. Le mafie contano migliaia di “Gratta e Vinci”, perché poi i biglietti vincenti li usano per riciclare denaro sporco, che fanno entrare in modo pulito nel circuito legale. Se io vado con 20 mila euro alla sala Bingo, magari gestita da un’associazione collegata alla criminalità, posso mettermi ad una macchinetta e riprendermi, come vincita, con uno sciupo massimo del 13 per cento e nessuno viene a chiedermi niente. E’ un bel servizio che si fa alla mafia”.
Per Marica Guiducci, presidente nazionale Auser il problema della diffusione del gioco d’azzardo risiede soprattutto nel modello di vita che viene costantemente pubblicizzato: “Se giochi puoi vincere e sistemarti la vita senza fare il minimo sforzo”, questo il messaggio di fondo che spinge i cittadini a tentare la fortuna.
È soprattutto tra le fasce di popolazione più disagiate e con basso livello di istruzione che l’industria del gioco trova nuovi adepti. Gli slogan accattivanti creano falsi miti, e sono i più fragili a cascarci. Per contrastare il fenomeno c’è bisogno di un’informazione capillare attraverso un’azione congiunta di aziende sanitarie, enti locali, esponenti della politica, il volontariato, insomma tutti gli attori che partecipano alla vita sociale di un territorio”.
Inoltre “c’è carenza di strutture sociali e ricreative – dichiara il vicesindaco di Vinchiaturo, Ernesto La Vecchia – La società ha l’obbligo di creare un’alternativa alla cittadinanza attraverso luoghi in cui potersi riunire o svolgere delle attività. Tutto ciò è necessario perché dobbiamo riconquistare il nostro essere uomini, tornare a conversare con il nostro vicino. A Vinchiaturo stiamo cercando di mettere a disposizione della gente degli ambienti perché crediamo fermamente in una rivalutazione del ruolo del sociale nella prevenzione di situazioni come la ludopatia».
PressGiochi