“Con Baretta sono ormai due anni che parliamo della necessità di regolamentare il gioco, una richiesta che viene da tutti gli stakeholders, anche dalla parte industriale. Gli obiettivi restano gli stessi:
“Con Baretta sono ormai due anni che parliamo della necessità di regolamentare il gioco, una richiesta che viene da tutti gli stakeholders, anche dalla parte industriale. Gli obiettivi restano gli stessi: una legge che riduca offerta e domanda di gioco e di conseguenza anche le entrate dello Stato, oltre che una legge che investa di più sulla prevenzione”.
Con queste parole il senatore Franco Mirabelli è intervenuto al convegno di oggi al “Pirellone” di Milano dal titolo “Regolamentare il gioco. Ridurre la domanda e l’offerta, salvaguardare le persone“, organizzato dal Partito democratico della Lombardia e dal gruppo Senatori Pd.
“Con la finanziaria del 2016 – ha proseguito – si è ridotta del 30% la presenza delle slot nei locali generalisti, si è deciso di riorganizzare tutta l’offerta. Inoltre, è stata introdotta la tassazione sul margine per l’online e alcuni strumenti per la prevenzione e cura della patologie maggiori. A seguito di queste scelte restava aperto il tema del rapporto con le leggi dei comuni e delle regioni per supplire ad una carenza normativa. La Finanziaria ha chiesto alla Conferenza Stato-Regioni proprio di colmare questa lacuna ed è il lavoro che sta portando avanti Baretta in questo anno e mezzo dalla legge. Quello che la Conferenza Stato Regioni produrrà dovrà essere recepito con decreto ministeriale, quindi il primo strumento per il riordino complessivo del gioco è proprio la conferenza, il suo esito è decisivo”.
“Le norme contenute nella bozza in discussione in Conferenza dicono che è possibile un accordo – ha concluso il senatore Mirabelli – sarebbe un’occasione persa non concludere dato che in questa legislatura non ci sarà modo e tempo per intervenire in un’altra maniera utile. Questa strada si può concretizzare”.
“Riteniamo che la regolamentazione del gioco è complessa- ha aggiunto Don Virginio Colmegna di Mettiamoci In Gioco, intervenuto nella discussione- Il tema della riduzione del 30%, della gradualità è importante e sicuramente positivo. Il primo ragionamento da fare è quello di intervenire sulle macchine nascoste (video lottery e slot) perché se gli italiani hanno speso il 4,7% del Pil in questo settore, noi dobbiamo intervenire perché è un’urgenza, soprattutto per i suoi risvolti patologici. Tra le proposte che abbiamo fatto c’è quella dell’utilizzo della tessera sanitaria per aumentare la riconoscibilità ed evitare il gioco dei minori. Vorremmo inoltre ridurre la pubblicità e cercare di tracciare i flussi di denaro per evitare la criminalità organizzata”.
“Alcuni passi sono indispensabili- ha proseguito Don Colmegna- ridare potere alle amministrazioni locali prima di tutto e una riduzione delle sale. Dato che lo sforzo che è stato fatto è apprezzabile, bisogna fare anche un altro piccolo passo per riaprire la trattativa e dare un segnale. Sappiamo che l’investimento è forte e tocca un pezzo importante dell’economia del paese”.
“Abbiamo bisogno di un alleanza con le imprese, abbiamo bisogno che le imprese facciamo responsabilità sociale, abbiamo bisogno di ridefinire i Monopoli di Stato e di aumentare il sistema di prevenzione”.
Così Emilia De Biasi, presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato è intervenuta nel corso del dibattito del convegno ‘Regolamnetare il gioco’.
“La salute – ha dichiarato De Biasi – tocca trasversalmente tutti questi punti, si parla di salute pubblica. Non possiamo pensare solo a politiche repressive ma di contenimento e prevenzione. Non credo che la patologia sia solo un problema legato al settore delle dipendenze perché ci sono molti risvolti sociali. La dipendenza da gioco è, infatti, associata ad altre dipendenze: molto spesso a quella da alcool.
Abbiamo inserito questa dipendenza nei Livelli essenziali di assistenza per garantire loro una copertura gratuita e di base. E’ stato un intervento legato all’universalismo del servizio sanitario nazionale. Anche se purtroppo non è detto che ci saranno delle politiche sanitarie in questa direzione adottate in tutte le regioni alla stessa maniera. Gli Osservatori dedicati al problema, ad esempio, non servono a nulla se non se ne hanno riscontri sui risultati. In Conferenza Stato Regioni tutto questo deve essere chiaro. I soldi dati nei Lea sono vincolati al monitoraggio. Ci vuole una strategia di prevenzione non solo informazione, ma anche la formazione degli operatori per le dipendenze.
Possiamo chiudere le slot, eliminare la pubblicità, ma il mondo online rimarrà sempre; quindi i giochi rimangono e la pubblicità anche. Come si finanzia la rete? Cosa significa la responsabilità in rete? Questo rimane un punto di difficile trattazione.
Noi ci stiamo avviando in una società in cui è molto difficile il controllo individuale e l’autocontrollo e il tema del gioco è uno degli indicatori di questa forza e di questa debolezza. La pura e semplice repressione non ha mai portato a niente e gli sforzi delle Regioni non bastano bisogno fare una rete di servizi convincente che mettano la persona al centro”.
Nel convegno è intervenuto anche Pier Francesco Majorino, Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Milano.
“Dal nostro punto di vista- ha commentato contribuiamo a fare dare risposte a ferite sociali rilevanti. Siamo di fronte a qualcosa che porta danni alla collettività e degrado. Abbiamo il problema di avere strumenti più immediati per chiudere una sala. In questa ottica sono d’accordo con Colmegna. Prendo le cose fatte fino a qui come dei passi positivo perché così finiamo di muoverci nel deserto delle scelte”.
“La questione dei Lea- ha proseguito- l’ho presa come una notizia positiva. Gli enti locali devono essere il motore. Bisogna però avere più strumenti per intervenire. Dobbiamo inventarci qualcosa in più rispetto ai momenti di autoaiuto (per esempio abbiamo attivato un numero verde di formazione nelle scuole ). Mi auguro che vi sia in futuro un’azione ancora più incisiva da Roma. Abbiamo bisogno di azioni che parlano la stessa lingua e quando affronteremo la questione dell’online ci renderemo conto dell’importanza di questa necessità. Dobbiamo insistere, senza impoverire i servizi territoriali che si occupano di dipendenze, ma semmai integrare le loro azioni. Noi siamo desiderosi di fare la nostra parte e vi prego di credere che quando gli enti locali chiedono ‘protagonismo’ su queste materie lo fanno in ragione di dinamiche sociali in cui sono presenti in prima persona”.
Al dibattito ha preso parte anche Angela Fioroni, Segretaria di Legautonomie Lombardia.
“Sono 70 anni che noi lavoriamo con e per lo stato-ha commentato- Siamo consapevoli che l’ attuale offerta eccessiva del gioco va ben oltre la nostra concezione del gioco come momento di divertimento. Le norme non allineate rendono il lavoro difficile. Dove non c’è più il gioco legale è arrivato il gioco illegale. Nel legalizzare il settore ci sono stati errori nostri e dello stato che hanno fatto del male a tutti. Come azienda abbiamo affrontato più volte il problema e appoggiamo quanto il governo sta facendo da diversi mesi”.
“Il primo punto da affrontare in conferenza è la diminuzione del numero delle slot- ha proseguito la Fioroni analizzando i lavori della Conferenza Unificata- il secondo punto è la riduzione dei punti di vendita. Siamo concordi nel dire che questi numeri sono cresciuti in modo esponenziale perché non ci sono state regole. La differenziazione (tipo a e b) è sicuramente faticosa, ma vogliamo punti vendita che funzionano anche dal punto di vista del controllo. Noi aziende non siamo in perdita ma se non programmiamo nel tempo la nostra attività lo diventeremo”.
“Il tema degli orari è forse quello più delicato- ha concluso la Segretaria di Legautonomie. Le proposte avanzate in conferenza hanno un senso, ma non bisogna affrontare questo problema in modo ideologico”.
Simona Brambilla – PressGiochi