23 Novembre 2024 - 22:57

Messina, processo ‘Totem 2’: 48 assoluzioni perché il fatto non sussiste

Ribaltone, rispetto agli addebiti mossi dalla Dda di Messina, nell’ambito del processo “Totem 2”, sugli affari del clan di Giostra. La Prima sezione penale del Tribunale – fa sapere gazzettadelsud.it

28 Settembre 2021

Ribaltone, rispetto agli addebiti mossi dalla Dda di Messina, nell’ambito del processo “Totem 2”, sugli affari del clan di Giostra. La Prima sezione penale del Tribunale – fa sapere gazzettadelsud.it – ha infatti deciso 48 assoluzioni, con la formula «perché il fatto non sussiste». Crolla, pertanto, il castello accusatorio costruito dagli inquirenti, che imputavano, a vario titolo, a decine tra promotori e affiliati condotte mafiose e un giro di scommesse illegali all’ombra del sodalizio attivo nella zona nord della città. Disposta una sola condanna, a 3 mesi di arresto.

Al centro del procedimento penale la parte relativa alla gestione e collocazione in varie attività commerciali, dei cosiddetti Totem, terminali collegati al web per poter effettuare le giocate. Sotto processo i tenutari di sale giochi e centri scommesse. L’accusa contestava l’installazione di questi congegni all’interno di svariati locali, per lo più internet point, sale gioco, bar, per effettuare il gioco a distanza senza l’autorizzazione dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di Stato, agevolando così il gioco d’azzardo. Inoltre, alcuni rispondevano dell’organizzazione e gestione della raccolta di scommesse su eventi sportivi, compiendo attività di intermediazione per conto di un allibratore straniero privo di concessione. I magistrati della Dda avevano puntato l’indice anche contro l’aggravante di aver commesso il tutto per agevolare l’associazione mafiosa. Ma già nella requisitoria, il pm Antonella Fradà aveva sollecitato l’assoluzione per tutti, poiché sulla scorta di una sentenza a sezione unite della Cassazione che s’era occupata di intercettazioni, in base alla quale anche in questo processo brogliacci e trascrizioni delle intercettazioni raccolte durante le indagini non hanno più “ingresso”.

Il gip Monica Marino a suo tempo nell’ordinanza di custodia cautelare aveva rivelato che l’associazione diretta da Tibia si muoveva lungo due direttrici: «L’installazione e la gestione in diverse sale giochi controllate dal clan di apparecchiature, che hanno permesso la partecipazione al gioco a distanza (attraverso i “Totem”), in assenza di concessione e autorizzazione; l’acquisizione di ingenti proventi illeciti tramite scommesse on line».

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