Secondo quanto riportava un noto quotidiano la scorsa settimana, nelle ultime misure messe a punto dai tecnici del Mef per provare a potenziare il piano antievasione della manovra correttiva da
Secondo quanto riportava un noto quotidiano la scorsa settimana, nelle ultime misure messe a punto dai tecnici del Mef per provare a potenziare il piano antievasione della manovra correttiva da 3,4 miliardi di euro chiesta da Bruxelles c’è – come al solito – un capitolo dedicato ai giochi; le maggiori entrate per 700-800 milioni di euro che potrebbero arrivare dai giochi, prevedono un aumento della tassa sulla fortuna dall’attuale 6% fino a un massimo del 9% (100 milioni) e l’aumento del prelievo erariale unico di un punto percentuale sulle new slot (200 milioni) e di un altro 0,5% sulle Videolotteries (100 milioni). Sembrerebbe che si stia valutando anche l’anticipo della gara per la concessione del Gratta e Vinci, in scadenza nel 2019 (400 milioni), ipotesi remota, considerato che non si fanno più gare dal 2014 – a parte la parentesi del lotto dello scorso anno – ed il mercato sta aspettando tre gare (bingo, scommesse terrestri e gioco on line) da oramai tanto tempo.
Il ritardo, – commenta l’avvocato Stefano Sbordoni – peraltro giustificato dalla politica proibizionistica messa in atto dal governo del territorio, sta favorendo il rifiorire del gioco illegale. Si continua a vessare questo settore senza cognizione di causa. Il Governo, su specifica richiesta di Bruxelles – che guarda solo i conti – richiede al settore dei giochi ulteriori sacrifici ed impegni verso l’erario, quando non è più nelle condizioni di operare, stretto nella morsa di leggi regionali e regolamenti comunali.
Il gioco terrestre è dunque destinato a soccombere? O quanto meno ad adeguarsi alle nuove regole ed imposizioni fiscali? Ecco perché è necessario pensare alle nuove frontiere del gioco per tutelare tutti gli investimenti fatti nel corso di questo ultimo decennio.
Il futuro – afferma l’avvocato – è nel gioco on line, con nuovi prodotti.
Secondo un’analisi svolta di recente, sarebbero da sviluppare l’ippica e le scommesse ippiche (quelle che hanno fatto nascere questo mercato) – in veste di spettacolo, per offrire il gioco su base ippica solo in occasione dei grandi eventi dell’ippica italiana ed internazionale; un po’ come quello che è accaduto a suo tempo nel totocalcio. Puntare sull’innovazione viene dall’analisi definita vitale per la crescita dell’industria dell’intrattenimento.
Infatti, se da un lato ‘il taglio dei costi’ è diventato una necessità a causa della maggiore incidenza della pressione fiscale (le imprese assumono di meno e dedicano meno risorse alla ricerca per pagare le tasse), le imprese consolidate potrebbero comunque mantenere i loro margini continuando ad innovare, con ricerca dei nuovi prodotti e analisi dei nuovi canali di raccolta.
Rivisitazione dell’agenzia/negozio di gioco – comuni e regioni permettendo – in gaming hall multimediale, dove la realtà aumentata possa dare nuovi stimoli ai giocatori, che oramai si sono evoluti e utilizzano i propri smartphone e Ipad. L’idea della gaming hall era stata individuata nella delega fiscale, che se avesse avuto seguito avrebbe evitato inutili discussioni e battaglie giudiziarie che non vedranno né vinti né vincitori ma solo perdite di liquidità sia statali che dei privati. L’analisi prosegue auspicando dei nuovi incubatori di produzione, una sorta di Silicon Valley dei giochi dove si pensi al futuro dando stimoli ed offrendo prodotti sicuri per i nuovi consumatori, ad esempio ampliando il concetto di scommessa sportiva.
Già oggi, grazie al live, si è andati oltre al risultato fisso. Le squadre di calcio – ma non solo – sono destinate a diventare, come già del resto accade negli Stati Uniti, protagoniste dei FANTASY GAMES, nei quali il giocatore è soggetto attivo e non passivo della scommessa.
Altra frontiera del gioco – conclude Sbordoni – sono i social games – pronti a riempire i vuoti di poker ed altre tipologie di skill games – che per il momento operano senza alcuna forma di regolamentazione eludendo in alcune occasioni il divieto di giocare con denaro reale e non solo virtuale. Le nuove generazioni di giocatori stanno crescendo con queste tipologie di prodotti, dove il termine più utilizzato è “shoppare”, quindi sanno già che cosa significhi giocare con soldi veri. Invece di pensare alle distanze ed agli orari, la politica, vecchia come non mai nel nostro paese, dovrebbe pensare al settore dei social games prima che sia troppo tardi.
PressGiochi
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