Alzi la mano chi sa qualcosa della Macedonia del Nord, al di là del fatto che ci ha clamorosamente buttati fuori dagli ultimi mondiali di calcio! Sia chiaro, non è
Alzi la mano chi sa qualcosa della Macedonia del Nord, al di là del fatto che ci ha clamorosamente buttati fuori dagli ultimi mondiali di calcio!
Sia chiaro, non è una reprimenda ma solo una battuta, per dire che questa porzione rimasta in vita della mitica Macedonia dell’antichità (il resto se lo sono spartite Grecia, Albania e Bulgaria), grande all’incirca come la Sicilia, è sempre stata un po’ nel dimenticatoio, fors’anche perché – per fortuna della popolazione locale – la guerra civile jugoslava non l’ha coinvolta, mentre quella del Kosovo l’ha lambita parzialmente. Per il resto, la Macedonia, divenuta ‘del Nord’ nel 2019 dopo un conflitto diplomatico con la Grecia, avrebbe come soli motivi per far parlare di sé i suoi tesori culturali, artistici e storici, e i paesaggi mozzafiato. Che non sarebbe poco, a dire il vero, ma qui la versione industriale del turismo non ha minimamente preso piede e perciò, ancor oggi, è una terra solcata perlopiù dagli amanti dell’avventura.
In MdN il termine ‘casino’ è usato generosamente per identificare le centinaia di modeste e piuttosto pacchiane location con slot e scommesse, poste accanto a negozi di alimentari e ristoranti di quartiere – fatta eccezione per una manciata di casino in stile resort che si rivolgono ai visitatori di Grecia e Bulgaria – che sono diventate un segno distintivo del paesaggio urbano. Dalle piccole città come Makedonski Brod (meno di 6000 abitanti), a Tetovo (85.000 abitanti), dove, sulla strada principale, una vetrina su 5 porta l’insegna di un marchio di casino, fino ad arrivare ai quartieri residenziali ai confini della capitale Skopje, l’offerta è così vasta da apparire assolutamente sproporzionata. Non solo rispetto al numero degli abitanti (1,9 milioni circa), ma soprattutto riguardo la situazione economica del Paese, che è una delle peggiori d’Europa. La disoccupazione è alta, i giovani sono disperati e vogliono emigrare, i servizi pubblici stanno cadendo a pezzi: queste le tristi notizie che pervengono da fonti popolari. Perciò, il dilagare del gambling è controproducente.
Nel biennio 2019-20 si è avuto un vero e proprio boom del rilascio delle licenze: quelle per il gioco online sono raddoppiate, da 13 a 26; quelle per i casino sono passate da 2 a 6; quelle per il betting da 3 a 8; quelle attualmente in voga per le sale slot sono 29, mentre le licenze per i casino sono salite a 9. Ma la legge non pone un tetto: basta pagare il dovuto e avere i necessari requisiti per ottenere una licenza.
I maggiori operatori di settore, a cominciare da Novomatic e Casinos Austria (a cui si unisce una pletora di piccoli-medi player provenienti da paesi limitrofi), hanno sede a Skopje. Il loro principale obiettivo è di allineare il mercato macedone agli standard dell’UE, mentre il governo è al lavoro per tentare di aggregarsi al grande carrozzone dell’Unione, ma è impossibile che possa riuscirci in tempi brevi.
Il problema principale, riguardo il gaming, è che le norme tendono a essere scarsamente applicate. Come quelle sul riciclaggio di denaro e l’evasione fiscale, in quanto le autorità fiscali e di polizia non hanno i mezzi per attuare le misure previste dalla legge. E anche quelle per proteggere i giocatori problematici sono praticamente assenti.
Ne consegue un background raccapricciante. Il giocatore ha molte opzioni per raccogliere denaro rapidamente. I negozi che offrono prestiti veloci sono situati vicino alle sale da gioco. I fondi possono anche essere ricevuti senza mai lasciare i locali del casino, richiedendoli tramite smartphone o scambiando due parole con le guardie di sicurezza, che tendono a essere in combutta con gli strozzini. I lavoratori del settore hanno parlato di guardie di sicurezza assunte sotto costrizione, per respingere le minacce dei teppisti locali; un classico racket della protezione. Il tutto è confermato dal monitoraggio svolto da un organismo supervisionato dal Consiglio d’Europa, il quale ha avvertito che i casino macedoni sono vulnerabili alla presa di controllo della malavita.
Come se non bastasse, la discesa nella dipendenza dal gioco d’azzardo è accompagnata dall’abuso di sostanze. I casino servono alcolici gratis ai giocatori e per strada la droga è economica e facilmente reperibile. Oltre tutto, dopo una notte davanti alle slot machine, il giocatore può smaltire i suoi problemi con i sedativi prescritti dalla farmacia locale.
Una situazione, questa, che da tanti anni ormai è contrastata (senza successo) da un movimento popolare, che spinge per misure che bandirebbero di fatto i locali di gioco d’azzardo dalle aree residenziali, e che vorrebbero un distanziometro di 500 metri da scuole e asili, costringendo alla chiusura o al trasferimento di centinaia di location. Le sue richieste, riproposte al nuovo governo degli ‘Alleati nazionalisti’ (VMRO-DPMNE) insediatosi a maggio, hanno trovato posto nella bozza di legge di modifica al quadro normativo, ma lo stallo legislativo continua a protrarsi e c’è poca speranza che questi emendamenti diventino legge, almeno in tempi brevi.
Del resto, al governo non conviene alterare lo status quo: nel 2021 l’industria ha contribuito al PIL del paese per il 4,58% (in confronto, il settore delle arti e dell’intrattenimento ha contribuito solo per lo 0,85%), mentre nel 2022 (ultimo dato disponibile) l’erario ha incassato quasi €88 milioni dal gioco, pari a un +45% rispetto al 2018. A completare il quadro, lo Stato detiene una quota di controllo in joint venture con le società private che gestiscono VLT e una società pubblica per la gestione della lotteria nazionale.
In conclusione, se attualmente il quadro nazionale è a tinte decisamente fosche, qualora la Macedonia del Nord riuscisse a gestire le sue divisioni interne e a modernizzare il suo approccio normativo, l’industria di settore potrebbe assumere un carattere più stabile e progressista negli anni a venire.
Marco Cerigioni – PressGiochi MAG