Il futuro del Lotto è nelle mani dell’ex capo del servizio segreto militare, Nicolò Pollari. Dopo aver dovuto lasciare tra mille polemiche nel 2006 l’incarico di comandante delle barbe finte
Il futuro del Lotto è nelle mani dell’ex capo del servizio segreto militare, Nicolò Pollari. Dopo aver dovuto lasciare tra mille polemiche nel 2006 l’incarico di comandante delle barbe finte svolto per cinque anni nel pieno del berlusconismo imperante, Pollari dal 2007 si è riposizionato come magistrato del Consiglio di Stato e in questa veste si sta occupando della gara per assegnare la concessione del gioco fino ad oggi gestito per 22 anni di fila dalla società che ora si chiama Lottomatica-Gtech del gruppo De Agostini con sede a Londra.
L’Erario incassa dal Lotto, tra gennaio e maggio, 2,9 miliardi di euro
Quella del Lotto è una delle gare più importanti del momento, forse addirittura la più importante, seguita con estrema apprensione da tutti i protagonisti italiani e di mezzo mondo del ricchissimo settore dei giochi. Il Lotto ogni anno smuove un giro d’affari di poco inferiore ai 7 miliardi di euro e considerando che l’aggio sulle giocate finora era del 6,13 per cento e in futuro sarà probabilmente limato fino al 6, l’incasso del gestore si aggira sui 400 milioni. Lo Stato dal Lotto incassa in termini di tasse circa 1 miliardo e mezzo di euro ed è quindi molto importante che il gioco sia concesso in modo trasparente ad un’azienda assolutamente affidabile.
Come riporta Il Fatto Quotidiano, prima di diventare consigliere di Stato, Pollari è stato generale della Guardia di Finanza e capo di Stato maggiore e da qui inviato alla guida degli agenti segreti. Da capo del Sismi ha dovuto affrontare numerosi guai giudiziari da cui fin qui è uscito assolto. Pollari è consigliere della seconda sezione del Consiglio di Stato, quella che ha il compito di esprimere valutazioni e pareri sulla congruità degli atti di governo e amministrativi. E che si è riunita il 10 giugno con all’ordine del giorno proprio la gara della concessione del gioco del Lotto decidendo di affidare all’ex capo del Sismi l’approfondimento della faccenda con l’obiettivo di esprimere un parere con eventuali osservazioni e proposte di modifica dello schema di gara predisposto dal governo. La gara vera e propria dovrebbe svolgersi nella primavera dell’anno prossimo.
Gtech e la gara del Lotto – Igt plc, è la società ormai completamente americana e quotata a Wall Street, frutto dell’aggregazione fra Gtech (la vecchia Lottomatica post fusione)con Igt, che rappresenta oggi il core business del Gruppo De Agostini. Il gruppo dovrà presto battersi per l’assegnazione della concessione del gioco del Lotto e 10eLotto – che costituiscono tutt’ora un’importante quota dei ricavi e degli utili complessivi.
Per l’occasione, il gruppo ha riesumato il vecchio marchio Lottomatica, con cui era cresciuto nel ventennio precedente nel mondo dei giochi in Italia e l’ha trasformato in una nuova società tutta italiana. Molto si muove, dunque, nel complesso mondo De Agostini, soprattutto dopo la fusione, divenuta operativa lo scorso 7 aprile tra la Gtech e la vecchia Igt, di cui il gruppo ha assunto il nome. Ora Igt è quotata soltanto alla Borsa di New York ed è là che si fanno i conti con gli investitori.
Il gruppo decise infatti lo scorso anno di portare la sede a Londra, mentre è quotato a New York e ha la sede operativa a Las Vegas.
Dal lato operativo, il gruppo De Agostini è ora massimamente concentrato nello sviluppo del business del gaming, dove Ict plc, guidata da Marco Sala, è al primo posto del mondo con 6 miliardi di dollari di fatturato e un Ebitda margin del 34 per cento, al vertice tra i vari peers. Il titolo Igt ha però sofferto dopo la fusione perdendo circa il 16 per cento del proprio valore iniziale. «E’ probabile che gli investitori americani – dice un analista – non abbiano ancora capito bene le caratteristiche del nuovo aggregato che però ha in realtà molte potenzialità da sfruttare. E’ possibile che presto l’operazione risulti più chiara».
Igt non è soltanto una parte del business del gruppo De Agostini: si può dire che sia ormai il gruppo De Agostini: tutto il resto è residuale, almeno dal punto di vista della profittabilità. Nei conti del 2013 i ricavi di Gtech prima della fusione erano circa 3 miliardi di euro su 5 totali del gruppo. Ma il margine operativo era di 1 miliardo contro 1,155 di tutto il gruppo. In altre parole, le attività editoriali, quelle media e communication e quelle finanziarie hanno un’importanza relativa. A maggior ragione ciò vale dal 2015 in poi, se si guarda al nuovo gruppo del gaming che fattura 6 miliardi di dollari e ha un Ebitda margin di 2.
Il cuore del business è stato trasferito negli Stati Uniti. Ma da un altro punto di vista l’Italia conta ancora molto per Igt; il gioco del Lotto e 10eLotto sono redditizi e per questo ogni sforzo sarà fatto per rivincere la gara per i prossimi anni.
PressGiochi