Treviglio, Caravaggio e 16 paesi costretti ad adeguarsi a quanto stabilito in tema di limiti orari dalla Conferenza Unificata, ampliando gli orari di apertura. Una decisione presa a malincuore, quella
Treviglio, Caravaggio e 16 paesi costretti ad adeguarsi a quanto stabilito in tema di limiti orari dalla Conferenza Unificata, ampliando gli orari di apertura. Una decisione presa a malincuore, quella dei Comuni della Bassa occidentale, dovuta da un lato ai ricorsi al Tar proprio sugli orari da parte dei gestori, dall’altro alle indicazioni della prefettura.
Nel mirino c’è il regolamento anti azzardo sottoscritto a novembre da Arcene, Arzago, Brignano, Calvenzano, Canonica, Caravaggio, Casirate, Castel Rozzone, Fara Gera d’Adda, Fornovo, Lurano, Misano, Mozzanica, Pagazzano, Pognano, Pontirolo, Spirano e Treviglio. Un regolamento su cui le amministrazioni avevano lavorato a lungo, improntato alla massima severità. Un percorso non facile, caratterizzato anche da spaccature tra Treviglio e gli altri Comuni, sulla scelta di contrastare pure i gratta e vinci. Tutte le amministrazioni, invece, si erano trovate concordi sulle limitazioni degli orari di utilizzo dei videopoker.
Treviglio aveva fatto da apripista dal 2014, quando l’allora sindaco Beppe Pezzoni aveva decretato il coprifuoco contro i minicasinò aperti h 24, imponendo lo stop notturno al gioco d’azzardo. Così anche nel nuovo regolamento condiviso è stata prevista la chiusura dalle 23 alle 10 inserendo poi uno stop anche durante la pausa pranzo. In tutto un fermo di circa 12 ore e mezza. Una linea dura per contrastare un fenomeno che nel 2018 ha portato a una spesa di 158 milioni nei 18 paesi, circa duemila euro per residente.
Ma i Comuni sono stati richiamati dalla prefettura, che a fine novembre ha inviato a tutti una circolare del ministero delle Finanze che chiedeva di adeguare i regolamenti alla decisione assunta nel 2017 dalla conferenza Stato-Regioni: 6 ore di chiusura al giorno sono considerate sufficienti. Un parere non vincolante, ma comunque ormai adottato per prassi. In più, nelle scorse settimane sono arrivati dei ricorsi al Tar per Treviglio, Caravaggio, Fara d’Adda, proprio sugli orari.
«L’interruzione del gioco — spiega Fabio Ferla, primo cittadino di Calvenzano e presidente dell’assemblea dell’ambito — è uno dei pochi strumenti validi per contrastare la dipendenza. Il nostro regolamento non nasceva da una decisione politica, ma dal confronto con tecnici e associazioni. Invece dovremo ridurre gli orari di chiusura. Dopo un ampio confronto tra i sindaci si è scelto di non esasperare la situazione. Siamo amministratori, non giudici, ma nel nostro ruolo tentiamo di tutelare la salute pubblica. La nostra è una scelta netta, non come lo Stato che da un lato proibisce e dall’altro si preoccupa, come scrive nella circolare, di tutelare “l’interesse erariale”». Una resa, ma non incondizionata, quella dei Comuni: «Abbiamo scelto — conclude Ferla — di mettere lo stop dalle 7.30 alle 9.30, dalle 12.30 alle 14.30 e dalle 23 all’1, le fasce orarie ritenute più sensibili».
PressGiochi
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