Nel cantiere della Legge di Bilancio non potevano mancare rumors circa l’introduzione di nuove tasse al settore dei giochi e in particolare agli apparecchi da intrattenimento, finiti nel mirino del
Nel cantiere della Legge di Bilancio non potevano mancare rumors circa l’introduzione di nuove tasse al settore dei giochi e in particolare agli apparecchi da intrattenimento, finiti nel mirino del Governo deciso a toglierle dagli esercizi pubblici come bar e tabaccherie.
Si tratterebbe di tasse di scopo, di diverso genere, tasse poco visibili, o quantomeno giustificabili agli occhi degli elettori, come una nuova tassa sulle sigarette, un aumento dell’Iva per la ricostruzione di Amatrice e degli altri comuni terremotati o delle accise, sempre destinate alle vittime del sisma.
Tra queste figura anche una tassa sul gioco e sulle slot machine. Paradossalmente la richiesta di introdurre tasse di scopo, arriva dalle stesse imprese del settore. Appello che difficilmente resterà inascoltato. Tassa perfetta perché invisibile, pagata indirettamente dai giocatori e accettata dalle aziende.
Peccato che proprio nelle ultime settimane abbiamo più volte sentito i rappresentanti dell’Esecutivo riconoscere la necessità di ridurre l’offerta rinunciando quindi alle conseguenti entrate erariali che questa scelta avrebbe comportato, ma poi a conti fatti i giochi sono sempre buoni per fare numeri.
Tuttavia, nonostante la smentita dei tagli alla Sanità da 1,5 miliardi, quello che è certo è che il governo dovrà fare salti mortali per fare quadrare i conti. Sul deficit, ma anche sul debito pubblico, visto che abbiamo mancato gli obiettivi di riduzione per il 2016 e che continua ad aumentare, come ha certificato ieri Bankitalia: 80,5 miliardi negli ultimi sette mesi.
PressGiochi