Analizziamo punto per punto gli effetti che potrebbe avere nel Lazio l’entrata in vigore del distanziometro dai luoghi sensibili. La Regione è chiamata alla creazione di un modello di regolamentazione che valga anche a livello nazionale.
Cresce il fermento e la preoccupazione tra le aziende del gioco pubblico nella Regione Lazio con l’avvicinarsi del termine di entrata in vigore, anche per le realtà pre-esistenti, del distanziometro dai luoghi sensibili. Distanziometro la cui entrata in vigore, era stata rinviata dal legislatore regionale in considerazione dei numerosi problemi generati dalla pandemia da Covid e dalle chiusure che hanno bloccato le aziende per mesi.
L’articolo 22, comma 1, lettera b) della legge 14/2021 ha spostato tale termine ad agosto 2022.
Ricordiamo che l’articolo 4 della L.R. 5/2013 che mette a punto i parametri espulsivi del distanziometro prevedeva il divieto all’apertura “di nuove sale gioco che siano ubicate ad un raggio inferiore a 500 metri da aree sensibili, quali istituti scolastici di qualsiasi grado, centri giovanili o altri istituti frequentati principalmente dai giovani, centri anziani, strutture residenziali o semiresidenziali operanti in ambito sanitario o socio assistenziale o luoghi di culto”. Ad intervenire, per estendere questa misura alle attività esistenti è stato successivamente l’articolo 11 bis della L.R. 1/2020.
Il permanere delle problematiche legate alla pandemia, alle quali oggi si aggiungono le preoccupazione per una crescita esponenziale dei costi legate alle utenze, fanno si che per gli operatori l’avvicinarsi della scadenza del termine riproponga tutta una serie di difficoltà difficilmente superabili, vista l’impossibilità, ieri come oggi, di poter valutare eventuali delocalizzazioni su un territorio costellato da una miriade di luoghi sensibili.
Ma cosa accadrebbe alla rete legale del gioco pubblico nella Regione Lazio se il legislatore regionale decidesse di non modificare questa norma e far entrare in vigore il distanziometro?
Gli effetti sono ben noti a chi lavora sul territorio, guardando anche a quanto già avvenuto in Piemonte, sia sul fronte economico e occupazionale che su quello dei risultati prodotti rispetto alla lotta al disturbo da gioco d’azzardo.
Vogliamo però oggi riesaminare la situazione, ricordando qual è la realtà in Regione e spiegando perché è così forte la preoccupazione delle aziende attive sul territorio ai vari livelli.
Per le aziende legate all’offerta di gioco pubblico sono numerosi i motivi che dovrebbero portare il legislatore regionale ad intervenire sul distanziometro e cogliere l’opportunità di metter mano ad una legge che possa divenire un ‘modello’ anche nell’ottica del lavoro che sta in procinto di realizzare il Governo con il Parlamento per il riordino del settore.
Piano occupazionale – Sono circa 16.000 i lavoratori del comparto che operano sul territorio laziale, centinaia di piccole e medie imprese che verranno colpite dalla norma. Secondo gli operatori, il settore rischia di licenziare un numero di persone come mai si era visto nel comparto del gioco pubblico. La regione Lazio nella sua rete impiega 16mila posizioni lavorative dirette, tra piccole e medie imprese. Le prime realtà che verranno travolte dall’entrata in vigore del distanziometro sarebbero le aziende di gestione e distribuzione di apparecchi, attività dedicate esclusivamente al gioco, che vedranno azzerato da un giorno all’altro il proprio asset aziendale, la propria clientela di riferimento e saranno costrette a chiudere e licenziare tutti i dipendenti. Aziende caratterizzate prevalentemente da dipendenti specializzati e difficilmente ricollocabili. Aziende che sono entrate nella fase della pandemia già con grosse difficoltà finanziarie dovute alla frammentazione normativa e fiscale derivante dagli interventi ad hoc sia del Governo nazionale che delle regioni. E che sono state poi pesantemente colpite dalle chiusure dovute al Covid.
Tra le attività che verranno coinvolte nell’onda d’urto del distanziometro troveremo anche le attività generaliste come i bar che – si stima – dovrebbero in media rinunciare ad almeno una posizione lavorativa per compensare la perdita di marginalità dovuta alla dismissione degli apparecchi. Per i bar è infatti impensabile poter delocalizzare le attività, specie in un momento come questo.
Per le rivendite di tabacchi – altra categoria che ha fortemente lottato per la proroga dello scorso agosto – la situazione sarà addirittura più difficile, visto che poter ipotizzare una delocalizzazione per questo tipo di attività soggette a licenza dei monopoli è impensabile.
Sarebbero travolte – con tempistiche diverse – anche le attività dedicate al gioco. Con l’applicazione del distanziometro, il territorio libero per l’installazione delle attività da gioco è quasi nullo, se non nelle periferie, e anche in questo caso l’attuale situazione economico finanziaria di queste imprese rende impossibile sostenere i costi per un trasferimento delle attività che rischierebbero la chiusura con il licenziamento dei lavoratori. La situazione è oggi aggravata dal fatto che oltre alle posizioni dei lavoratori direttamente legati al settore, la politica deve tenere in considerazione l’esistenza di un indotto importante che ruota attorno al gaming e che verrebbe pesantemente colpito con la creazione di una forte depressione economica ed occupazionale sul territorio.
Tutela della salute – Sono numerosi gli studi che hanno affermato che i giocatori fortemente problematici preferirebbero privacy e lontananza dai luoghi dove si vive quotidianamente e si è maggiormente conosciuti. L’assunto secondo cui il “distanziometro” serve in quanto chi manifesta il disturbo viene dissuaso dal gioco per la distanza, viene così addirittura ribaltato: il “giocatore problematico” ricerca luoghi lontani che garantiscono privacy e occultano in qualche misura la sua condizione di difficoltà. Conseguentemente, si potrebbe affermare che il “distanziometro” non mitiga la pulsione al gioco dei giocatori problematici o patologici, mentre può avere un effetto di dissuasione per quelli “sociali”. Per questo da più parti ci si è chiesti se il distanziometro produca effettivamente dei benefici in termini di lotta alle ludopatia. L’assenza di dati sanitari in tal senso non aiuta chi vorrebbe fare una analisi obbiettiva su questo strumento.
Sul piano sociale – Il distanziometro confinerebbe l’offerta pubblica nelle zone periferiche, peraltro ad alta densità abitativa. Gli operatori infatti evidenziano il fatto che il sacrificio economico richiesto alle aziende non viene suffragato da un’evidenza nei risultati di riduzione dei soggetti dipendenti da gioco. “Le finalità che si prefigge il distanziometro, in termini di lotta al gioco d’azzardo patologico e riduzione dei numeri di soggetti in cura, – affermano alcuni operatori – erano già disattese nel momento di introduzione della misura ma bandendo il gioco sul territorio, l’offerta si concentrerebbe nelle periferie con la conseguente creazione di ‘ghetti’ del gioco e l’utente finale verrebbe indirizzato verso quell’isolamento sociale tipico proprio delle patologie collegate all’uso compulsivo del gioco. Ci sarebbero quindi una serie di effetti deleteri per il territorio proprio per la salute pubblica”.
L’Eurispes nel 2019 ha realizzato uno studio su Roma Capitale calcolando un raggio di 500 metri da ognuno dei siti sensibili esistenti. Il risultato è stato che le aree di residua insediabilità per le sale giochi si riducono allo 0,7% del territorio di Roma Capitale. In sostanza, l’offerta di gioco pubblico risulta preclusa per una percentuale del territorio comunale superiore al 99%.
Sul piano della legalità – Altro aspetto da non trascurare l’esplosione dell’illegalità. Le chiusure relative alla rete del gioco fisica realizzate durante la pandemia hanno dato un assaggio di quello che si potrebbe configurare nel territorio del Lazio. Nel momento in cui viene meno il ruolo di presidio di legalità costituito dalle aziende legali automaticamente si riaffaccerà prepotentemente l’illegalità, si infiltrerà nelle attività legali. Attività che sono già al collasso rischiano di essere rilevate a costi irrisori da realtà grigie. A darne conferma anche le parole del Procuratore Nazionale Antimafia, Raffaele Cafiero De Raho che in audizione presso la Commissione di inchiesta del gioco illegale in Senato ha detto: “E’ evidente che se chiudiamo il gioco legale interverrà la criminalità con le proprie sale gioco illegali”.
Gettito erariale – Si stima una perdita di un miliardo di euro, gettito al quale il bilancio dello Stato non conta di fare a meno.
La politica regionale ha quindi oggi una grandissima responsabilità e una grande occasione. Quella di intervenire con la giusta attenzione su un settore strategico per il territorio, valutandone gli effetti dal punto di vista occupazionale, della tutela della salute e della legalità e sotto il punto di vista erariale, per superare lo strumento del distanziometro e adottare una normativa che rappresenti un modello anche per le altre regioni e in vista dell’opera di riordino al quale presto sarà chiamato a lavorare il Parlamento. Un modello che possa coinvolgere, in concertazione, politica, operatori e terzo settore.
PressGiochi
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