Il Direttore del Centro studi AS.TRO, dott. Armando Iaccarino, avvia, con una serie di pubblicazioni, una riflessione a 360 gradi sullo stato attuale del settore modellata sulla possibile innovazione del
Il Direttore del Centro studi AS.TRO, dott. Armando Iaccarino, avvia, con una serie di pubblicazioni, una riflessione a 360 gradi sullo stato attuale del settore modellata sulla possibile innovazione del modello che attualmente ne governa dinamiche ed equilibri.
La prima pubblicazione è dedicata al caso Piemonte, esempio eclatante della necessità di superare il conflitto tra Stato e Periferia sulla materia del gioco, ma soprattutto delle implicazioni nazionali di una scelta legislativa locale che, contrariamente a quello che si pensa, non esaurisce i suoi impatti nel perimetro di territorio a cui si applica.
Il caso Piemonte
“Il caso Piemonte- commenta Iaccarino- suggerisce l’avvio di una attenta riflessione – a 360 gradi – sul mondo del gioco, com’è e come si vorrebbe fosse. Una riflessione che possa contribuire a raffreddare gli animi e superare i toni da “crociata” che hanno troppo spesso caratterizzato gli ultimi mesi. Quello che serve credo sia fermarsi un attimo ad analizzare e capire il fenomeno per studiare il miglior modo di governarlo.
Premessa indispensabile per tentare di capire è storicizzare il fenomeno “gioco”, cioè ricostruire le tappe e le ragioni per cui oggi il mondo di cui parliamo si presenta in un modo, quello che abbiamo sotto gli occhi, piuttosto che in un altro. Parliamo, cioè, di come è avvenuta la “legalizzazione” del gioco con vincita in denaro e perché. Questo processo, che conta ormai circa quindici anni, costituisce la rappresentazione di un “progetto” che nasce nel 2003. Lo scenario dell’epoca era caratterizzato da un settore in cui, con la sola eccezione del Lotto e delle Lotterie Nazionali, erano presenti poche regole, spesso non rispettate, o addirittura nessuna. Il mondo insomma, del toto nero, del “picchetto” e dei videopoker, presenti, secondo quanto affermato nella Relazione conclusiva di un’apposita Commissione Parlamentare, su tutto il territorio nazionale, con circa 700.000 esemplari.
È da qui che parte un progetto di emersione e legalizzazione, portato avanti progressivamente negli anni, con l’obiettivo di:
Le gambe del “progetto” sono state individuate nella realizzazione di reti che consentissero il monitoraggio costante delle giocate, nel rispetto delle regole tecniche definite per ciascun gioco, nella previsione di modalità di controllo, anche da remoto, particolarmente capillari.
La strategia seguita non poteva non prevedere una progressiva estensione del sistema regolatorio a tutte le tipologie di gioco per le quali era presente una domanda ed una corrispondente offerta, ancorché borderline, oltre ad una costante opera di adeguamento delle tecnologie usate, sempre più destinate non solo a contrastare i fenomeni di illegalità, ma anche ad inserire forme di tutela per il cittadino giocatore.
Cosa ha funzionato e cosa non ha raggiunto l’obiettivo nell’attuazione del “progetto”?
è di assoluta necessità chiarire questo punto, perché i progetti possono essere abbandonati oppure modificati ed integrati, sulla base del consuntivo degli obiettivi raggiunti o mancati.
Senza dilungarmi eccessivamente sottolineerei come risultati positivi:
Cosa non è andato nel processo:
Se questo è il quadro, bisogna interrogarsi sui rischi che si corrono decretando il fallimento del “progetto”. Perché a me sembra che le misure emanate dalla Regione Piemonte, e verso cui sono orientate altre Regioni, rappresentino la fine del “progetto” e l’introduzione di un regime “proibizionista”, così definito anche dal Sottosegretario Baretta. Cioè non si va verso misure correttive delle criticità registrate, ma verso un modello che, di fatto, restituisce il settore alla realtà ante 2003.
Sull’analisi delle singole misure e della loro efficacia tornerò in seguito. Ciò che mi preme sottolineare è che il giusto approccio di fronte a qualsiasi tematica sociale è conoscere il fenomeno e governarlo. Per conoscere il fenomeno sono indispensabili i dati e le informazioni che il lavoro fatto negli ultimi quindici anni ha messo a disposizione, in un flusso ormai costante. Espellere il gioco vuol dire prosciugare la fonte di queste informazioni. Ed in più, gli anni trascorsi hanno visto crescere una classe di operatori del gioco, legittimamente autorizzati, che ha fatto della legalità e della correttezza le proprie parole d’ordine, contrapponendosi a quelle aree grigie che sperano in un default della regolamentazione. Tornare indietro vuol dire premiare questi ultimi, colpendo chi ha creduto nello sviluppo del settore con piena dignità industriale”.
PressGiochi